L’arte dell’architetto Cesare Augusto Corradini tra Puglia e Montenegro

Corradini

Sebbene sia spesso dimenticata o poco considerata, a causa della carenza di studi, la produzione artistica di Cesare Augusto Corradini merita un posto di rilievo nella storia dell’architettura del primo ‘900. La sua arte contribuì a ridefinire l’immagine moderna di ben due città, in due nazioni diverse: Cetinje, in Montenegro, e Bari.

Esponente dell’eclettismo accademico, Corradini, con la sua cifra stilistica, fu in grado di evidenziare i profondi legami tra le due sponde dell’adriatico, sintetizzando magistralmente le connessioni storiche, contaminando e arricchendo in modo reciproco stili e tradizioni architettoniche locali. La sua opera travalicò i confini nazionali e attraversò il Mediterraneo. Fu attivo, infatti, anche in Egitto, Turchia e Montenegro, collaborando con le case reali locali.

Corradini
Cesare Augusto Corradini

IL LIBRO

Ad illustrare l’importanza di Corradini nell’architettura a cavallo tra i secoli XIX e XX, e a porre rimedio alla carenza di studi a lui dedicati, è il volume Cesare Augusto Corradini (1860-1932). Un architetto eclettico tra Italia e Montenegro. Dal Palazzo Reale di Cetinje alla Fiera del Levante di Bari, scritto a quattro mani da Aleksandar Dajković e Simone de Bartolo. Edito da Edipuglia, il libro rappresenta la dodicesima pubblicazione nell’ambito della collana ‘Il Grifo’, storica espressione editoriale del Centro Ricerche di Storia e Arte – Bitonto. L’opera si avvale di una premessa di Andreina Marsella, ambasciatrice d’Italia in Montenegro, e di due prefazioni firmate da Angela Diceglie, del dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, e da Vladimir Mako, professore alla facoltà di Architettura all’Università di Belgrado.

LA FASE MONTENEGRINA

Ad approfondire la fase montenegrina (1895-1912) è Dajković, architetto e autore di una tesi sull’artista italiano. È originario di Cetinje, antica capitale reale del Montenegro, di cui Corradini contribuì a ridisegnare e riqualificare il centro urbano. Nella città monteenegrina realizzò il Vladin Dom, che fu sede del governo locale, e guidò i lavori all’ambasciata russa e alla chiesa di Sant’Antonio da Padova. L’opera di Corradini ridefinì l’immagine della città, attraverso uno stile neorinascimentale che riecheggiava l’arte italiana: il Parlamento montenegrino, infatti, ebbe come modello Palazzo Montecitorio. Una prassi consolidata, dal momento che i grandi palazzi rinascimentali e barocchi servirono spesso come modello per gli edifici pubblici delle nuove capitali europee tra i secoli XIX e XX.

LA FASE BARESE

De Bartolo, architetto e storico dell’arte di Bari, si concentra sulle opere a cui lavorò, nel capoluogo pugliese, l’architetto romano, alcune delle quali si collocano già negli anni in cui Corradini era in Montenegro, come la ristrutturazione dell’Hotel Cavour, le decorazioni dell’Aula Magna dell’Ateneo barese e la costruzione del Palazzo Fizzarotti del quale Corradini curò i decori interni e le tele che adornano il salone medievale. Fu dopo il 1920, tuttavia, che Corradini partecipò attivamente alla definizione dei processi urbanistico-architettonici del capoluogo pugliese, seguendo uno stile che si sviluppava nell’alveo dell’eclettismo internazionale tardo-ottocentesco. Uno stile caratterizzato da forti connessioni tra l’arte tradizionale dell’area mediterranea e le correnti artistiche più nuove.

FU L’Autore del progetto della fiera del levante

A Bari produsse numerosi progetti dall’indiscutibile valore artistico, tra cui spiccano quello (mai realizzato) per la sistemazione dell’isolato della chiesa di San Ferdinando, quello per il Palazzo Fiat, oggi sede della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, quello per il Palazzo Ingami-Scalvini. Suo fu il primo progetto, anch’esso mai realizzato, della Casa del Fascio di Bari. Ma l’opera per cui Corradini è maggiormente ricordato a Bari è la Fiera del Levante, che divenne un simbolo della nuova Bari del ‘900; una porta d’Oriente, ma saldamente legata alle profonde radici identitarie della Puglia. Così come fece a Cetinje, Corradini contribuì, così, a dare alla città di Bari una nuova immagine.

Fiera del Levante di Bari

Allievo di Filippo Prosperi, amico e sodale di Ettore Bernich, suo maestro ed esponente di spicco dell’eclettismo (stile che si diffuse tra Ottocento e parte del Novecento e che, attraverso una ricercata sperimentazione, mescolava stilemi ripresi da diversi movimenti architettonici, storici e anche esotici), Corradini si formò all’Accademia delle Belle Arti di Roma, seguendo gli insegnamenti della ‘Scuola romana’, i cui riconosciuti maestri erano architetti come Gaetano Koch, Manfredo Manfredi e Pio Piacentini. Artisti che, sebbene siano stati spesso trascurati, hanno contribuito a formare l’immagine delle città italiane negli anni successivi all’unificazione nazionale.

IL MERITO DELL’OPERA

Il lavoro dei due autori aiuta a far conoscere l’importante apporto artistico che Corradini assicurò in un momento cruciale della storia, che segnò l’ingresso della modernità grazie al progresso scientifico e tecnologico, ma anche grazie alle innovazioni in campo architettonico. Attraverso contributi inediti, frutto di dettagliati approfondimenti e accurate ricerche documentarie, il volume offre nuovi punti di vista su un periodo cruciale per la storia dell’architettura e fornisce spunti per ulteriori ricerche utili a superare la carenza di materiale sull’argomento. Lo studio rappresenta, inoltre, un importante documento per futuri approfondimenti sulle figure meno conosciute dell’eclettismo in ambito mediterraneo e non solo, nella speranza di un effetto di emulazione che porti altri studiosi a far luce su figure simili che hanno segnato la storia dell’architettura in Europa.

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