Il lunedì con la medicina. BULLISMO E CYBERBULLISMO

di Giacomo Losavio, neurologo e neurofisiologo clinico

Con il termine bullismo si fa riferimento alle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei. Il bullismo si può definire come una forma di violenza verbale, fisica e psicologica ripetuta e nel tempo e perpetuata in modo intenzionale da una o più persone (i “bulli”) nei confronti di un’altra (la “vittima”), al fine di prevaricare e arrecare danno (Guarino et al., 2011).

Il bullismo è un comportamento intenzionale, ripetuto nel tempo e basato su un rapporto di forza sbilanciato, in cui una o più persone esercitano il potere in modo malintenzionato su altre persone, causando loro danni fisici o psicologici.

Il bullismo può assumere diverse forme, come il bullismo fisico (ad esempio, colpi, spintoni, aggressioni), il bullismo verbale (ad esempio, insulti, minacce, derisione) e il bullismo online (ad esempio, cyberbullismo, diffusione di informazioni false o imbarazzanti sui social media). Il termine bullismo viene utilizzato principalmente in ambito scolastico, e viene in genere utilizzato per descrivere forme di violenza e prevaricazione tra soggetti giovani. Il termine “bullismo” deriva dall’inglese “bull” che significa “toro”, e dal verbo “to bully” che significa “intimidare, opprimere, prevaricare qualcuno”.

Un fenomeno contraddistinto da un’interazione tra coetanei caratterizzata da un comportamento aggressivo intenzionale, da uno squilibrio di forza/potere nella relazione e da una durata temporale delle azioni “vessatorie”..

Le nuove tecnologie a disposizione, internet o smartphone, sono divenute oggi potenziali mezzi attraverso cui compiere e subire prepotenze o soprusi. Per questo motivo è ormai necessario, associare al fenomeno in se un’ulteriore forma di bullismo: il cyberbullismo, che consiste nell’invio di messaggi offensivi, insulti o foto umilianti tramite sms, e-mail, diffuse in chat o sui social network, allo scopo di molestare una persona per un periodo più o meno lungo.

Il fenomeno del bullismo va oltre la dinamica della diade bullo-vittima, si possono infatti individuare altri attori coinvolti: gli aiutanti del bullo e gli spettatori che assistono alle vicende di violenza e con il loro comportamento possono incentivarne o frenarne la messa in atto; per questo si può definire il bullismo come un fenomeno di gruppo.

Il bullismo può avere conseguenze devastanti per le vittime, sia a livello psicologico che fisico, ma spesso è difficile riconoscere se un bambino o un adolescente è vittima di bullismo, soprattutto se non parla dell’accaduto. Ecco alcuni segnali che potrebbero indicare che un bambino o un adolescente è vittima di bullismo:

  • cambiamenti nell’umore o nella personalità: il bambino o l’adolescente diventa triste, ansioso, irritabile o introverso, o perde interesse per le attività che prima gli piacevano;
  • difficoltà a dormire o a concentrarsi: il bambino o l’adolescente ha incubi, ha problemi a prendere sonno o a rimanere sveglio, o ha difficoltà a seguire le lezioni o a fare i compiti;
  • cambiamenti nell’appetito o nel peso;
  • cambiamenti nell’aspetto fisico: il bambino o l’adolescente ha lividi, ferite, tagli o altre lesioni fisiche senza una spiegazione plausibile;
  • rifiuto di andare a scuola o di partecipare a determinate attività;
  • perdita di oggetti o soldi: il bambino o l’adolescente perde oggetti di valore, come il cellulare, il portafoglio o i libri, o denaro, senza una spiegazione plausibile;
  • cambiamenti nei comportamenti sociali: il bambino o l’adolescente evita di frequentare determinate persone o luoghi, o ha difficoltà a instaurare o mantenere relazioni positive.

Una recente indagine ha mostrato che nel periodo post pandemia tra gli adolescenti c’è stato  un ‘ulteriore incremento   del bullismo e del cyberbullismo, oltre ad  altri comportamenti disturbati o deviati

Lo studio  che  è stato avviato   dalla VI rilevazione 2022 del Sistema di sorveglianza Hbsc Italia (Health Behaviour in School-aged Children ) e successivamente coordinato dall’Istituto superiore di sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena, con il supporto del ministero della Salute e la collaborazione del ministero dell’Istruzione e del Merito, di Regioni e Asl ha messo in evidenza che il 15% degli adolescenti è stato vittima almeno una volta di atti di bullismo e di cyberbullismo.

Più frequenti nelle ragazze e tra i più giovani, con proporzioni di circa il 20% negli 11enni, che progressivamente si riducono al 10% nei più grandi.

L’indagine, che ha coinvolto un campione rappresentativo in tutte le regioni di giovani di 11, 13, 15 anni –   ha fotografato non solo la diffusione del bullismo e del cyberbullismo, ma anche molti altri comportamenti degli adolescenti nel periodo post pandemia  

Cosa fare

La legge  ha previsto delle forme di tutela per i ragazzi vittime di bullismo scolastico.

Ogni istituto ha l’obbligo di nominare un referente che si occupi delle segnalazioni riguardanti il bullismo e il cyberbullismo, quando questo maturi tra i banchi di scuola o comunque in occasione degli insegnamenti.

Il dirigente scolastico, nei casi di bullismo più gravi, può perfino procedere alla sospensione del ragazzo ovvero, e se c’è il consenso dei genitori, a costringerlo a svolgere piccoli lavori all’interno dell’edificio scolastico (pulizia delle aule, assistenza al personale addetto ai computer, ecc.).

La vittima di cyberbullismo invece ha diverse armi a sua disposizione: chiedere l’oscuramento dei siti internet sui quali avviene la condotta illecita; proporre reclamo al Garante per la privacy; fare una segnalazione ai genitori del cyberbullo; chiedere l’ammonimento del questore, nel caso in cui il cyberbullismo costituisca anche reato.

Per concludere, è fondamentale avere la consapevolezza che il bullismo rappresenta una tragedia per tutti: le vittime innanzitutto, ma anche per gli aggressori, che non sanno controllare e gestire le loro pulsioni più primitive, gli educatori e le famiglie.
Gli adolescenti tendono all’omologazione, chi è diverso tende ad essere vittima di bullismo. Ma se insegniamo ai nostri ragazzi ad essere empatici, a sentire e ascoltare l’altro, anche e soprattutto se diverso, combattiamo il bullismo dalla base. Un’educazione volta all’inclusione, all’accettazione dell’altro, alla comprensione del diverso è il miglior antidoto contro il bullismo.

Immagine di copertina tratta dal web

 

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