“I PROFUMI DI MADAME WALBERG” (Les Parfums), regia di Grégory Magne, Francia, 2020

di Francesco Monteleone

Dopo aver riflettuto una notte intera a bocca aperta e con il naso tappato, abbiamo maturato questo sospetto: il regista Grégory Magne cercava soprattutto un qualcosa di insolito per questo suo film (Così fan tutti, all’inizio della carriera). Perciò tra tutte le categorie merceologiche ha scelto la classe 3 che comprende i prodotti per la toeletta. D’altronde i profumi sono poco familiari al cinema, anche se, quando ci passano per la mente, istintivamente ci fanno pensare a qualcosa di libertino che piace a maschi e femmine allo stesso modo, senza distinzioni di età, di ceto e di titoli scolastici.

Ma come nascono i profumi? Per noi che ci accontentiamo dei deodoranti da banco rimarrà un mistero, ma sappiamo che i francesi hanno sviluppato magnificamente l’arte delle fragranze, la quale ha remotissime origini nell’antico Egitto.

Ecco perché questo film dà risultati attendibili e ci emoziona attraverso il personaggio di madame Walberg, interpretato da Emmanuelle Devos, attrice – gioiello (questa volta luminosa a metà).

Facciamo un inciso teneramente polemico: il regista che scrive pure la sceneggiatura, se non è un genio assoluto, commette quasi sempre un errore fatale perché, strada facendo, implode.

Le storie inventate, che si devono fingere vere, raggiungono la migliore persuasività quando sono lavorate da professionisti dotati di sensibilità differenti. Il regista che fa tutto lui, cercando di distinguersi, s’espone al rischio di sbagliare e appare ripetitivo.

Ma Grégory Magne è un furbacchione, perché si è accorto in tempo che inseguiva un miraggio, se provava a imporre la centralità estetica solamente alle sostanze odorose; così ha dato ampiezza al racconto, mettendo in scena un autista di vip, appiedato dalla moglie, che per amore della figlia accetta volentieri di seguire il naso – utensile di una signorina eroina.

Questo intreccio diventa immediatamente piacevole; seguendo la sorte dei personaggi, spaparanzati nell’antiquaria platea dello Splendor di Bari , gli spettatori pensano: “Ma chi se frega dei profumi (e dei balocchi!) La felicità è stare insieme a chi si ama, conversare con gli amici, non correre mai dietro a cose che sono nel potere di altri!”

Bene; se siete arrivati con la lettura fin qui, vuol dire che non avete ceduto alla nostra pressione letteraria e avete fatto bene, perché ora vi serviamo il consiglio finale: questo film ha una elevata efficacia comunicativa, ha quella certa densità espressiva della poesia, una dolce dolcezza prende il sopravvento sulla mancanza di suspence, di sesso e di colpi di scena.

Insomma, datevi fretta e godetevi questo prodotto che solamente i francesi potevano fare. Luca, al botteghino, ha detto che se vede pochi spettatori in sala cambia pellicola, senza pietà per nessuno.

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