“OPPENHEIMER”, di Christopher Nolan, Usa, Gran Bretagna, 2023

di Marco Zappacosta

I am become death, destroyer of worlds’’ così disse Robert Oppenheimer in un’intervista degli anni Cinquanta, in riferimento all’impresa di cui può definirsi padre, la creazione della bomba atomica. Il video in cui pronuncia questa frase, tratta da un testo sacro induista, è facilmente trovabile in rete: negli occhi e nella voce dello studioso si ravvede, in maniera inequivocabile, il dolore provato per aver creato un’arma che avrebbe portato qualche settimana dopo alla morte di più di 200 mila persone a Hiroshima e Nagasaki e, nei decenni a seguire, all’escalation nucleare che stiamo ancora vivendo.

Per gli appassionati di storia e di scienze Oppenheimer non è un nome nuovo, ma è tornato in auge grazie al recente film omonimo diretto da Christopher Nolan, di nuovo alla regia dopo il tanto discusso Tenet del 2020. Il cast è corale e comprende molti nomi noti del cinema hollywoodiano: oltre Cillian Murphy, ormai attore feticcio di Nolan, nel ruolo del protagonista Oppenheimer, ci sono Matt Damon, Emily Blunt, Robert Downey Jr. con ruoli di co-protagonisti mentre, tra gli altri, i premi Oscar Kenneth Branagh, Gary Oldman, Rami Malek e Casey Affleck hanno ruoli secondari. Il film sorprende anche per la presenza massiccia di scienziati tra i personaggi: tra i più noti Vannevar Bush, Niels Bohr, Enrico Fermi e Albert Einstein, protagonista di alcune scene degne di nota.

Il film, della durata di tre ore circa, racconta la vicenda della costruzione della prima bomba atomica e l’assai discutibile processo (teoricamente non è nemmeno possibile definirlo tale) che Oppenheimer dovette subire dopo la Seconda guerra mondiale in seguito a delle accuse infondate di essere un collaboratore sovietico, in linea col clima maccartista dell’epoca. Le due vicende sono raccontate, in pieno stile nolaniano, in parallelo e si intrecciano con la storia del protagonista: il percorso universitario in Europa, la sua predilezione per gli studi teorici a discapito di quelli più pratici, alcune vicende politiche considerate troppo eversive e storie sentimentali particolarmente sfortunate. Il suo successo coincide con il ritorno negli Stati Uniti dove, nel pieno della Seconda guerra mondiale, viene messo a capo della squadra che avrebbe dovuto creare una bomba che potesse superare la tecnologia nazista.

Il tema centrale del film è il rapporto dell’uomo con la scienza e il cattivo uso che ne potrebbe derivare: già poco dopo il buon esito del test Trinity del 16 luglio 1945, Robert Oppenheimer si rende conto di aver creato un’arma che avrebbe potuto portare a una distruzione di massa. Questa presa di coscienza viene raccontata da Nolan attraverso l’uso di un punto di vista soggettivo da parte del protagonista che vede attorno a sé, come in un’allucinazione, le persone sparire a seguito di un grande bagliore, simile a quella del test Trinity.

La domanda che muove tutto il film è dove arriverà l’Uomo se continuerà ad impiegare le migliori menti e fondi pressoché illimitati per dei progetti che sono destinati a distruggere intere popolazioni e che, potenzialmente, potrebbero distruggere l’umanità stessa? Per portare questa questione all’attualità è giusto ricordare che nel 2022 la spesa globale per le armi (quindi non solo in riferimento al nucleare) è stata di 2.240 miliardi di dollari, registrando un incremento del 3.7% rispetto all’anno precedente e il 35% in più rispetto al periodo della Guerra fredda (in cima alla classifica ci sono proprio gli Stati Uniti con il 40% del totale della spesa). Tale chiave di lettura è visibile nelle reazioni del protagonista Cillian Murphy, perfetto nel suo ruolo, alla notizia della bomba su Hiroshima: se molti suoi colleghi e superiori hanno appreso la notizia con entusiasmo, sul suo viso traspariva solo sgomento. In una scena verso la fine del film, lo stesso presidente Truman sembra non dare particolarmente conto alle preoccupazioni di Oppenheimer.

Il secondo filone del film, quello giudiziario, provoca nel pubblico un certo malumore per come gli Stati Uniti abbiano trattato colui che, con la sua scoperta, ha praticamente portato il suo paese alla vittoria anche se, alla resa dei conti, sarà lui a poter dire di aver vinto.

É importante notare come alla fine del film nessuno dei protagonisti risulti un eroe, esito spesso scontato nei film biografici, quanto piuttosto colpevole di una serie di aver collaborato alla creazione di un’arma di distruzione di massa.

La visione del film è quindi fortemente consigliata, soprattutto a chi predilige film abbastanza impegnativi (nell’epoca dei reel, tre ore potrebbero spaventare qualcuno) e che trattino tematiche storiche e scientifiche.

Non ci sarà da sorprendersi se, nel prossimo febbraio, vincerà qualche premio Oscar, soprattutto tra quelli più tecnici.

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