Il lunedì con la medicina. SCOPERTA LA SEDE DEI RICORDI (NEI TOPI)

di Giacomo Losavio, neurologo e neurofisiologo clinico

È stato scoperto   come si fissa nella testa un ricordo, passando da una memoria transitoria a una a lungo termine. Questo passaggio delicato dipende da una struttura nervosa chiamata talamo – una struttura al centro del cervello che trasmette le informazioni provenienti dall’esterno. È stato recentemente pubblicato un lavoro scientifico   sulla rivista Cell, portato avanti da Priya Rajasethupathy della Rockefeller University di New York. Rajasethupathy dove è stata studiata l’attività cerebrale di decine di topi che navigavano in un labirinto. Quando il talamo dei topi è stato stimolato durante la fase di apprendimento del percorso giusto nel labirinto, gli animali sono stati in grado di ricordare tale percorso anche diverse settimane dopo.

Senza questa stimolazione, gli animali non sono in grado di ricordare la via giusta dopo così tanto tempo. La formazione dei ricordi è un processo complicatissimo che coinvolge in primis l’ippocampo dove i ricordi si formano e la corteccia, dove vengono immagazzinati a lungo termine. Mancava di capire in che modo avvenisse questo passaggio di staffetta tra ippocampo e corteccia.

Per osservare la formazione dei ricordi in tempo reale, i ricercatori hanno utilizzato una nuova tecnologia di imaging che ha permesso di vedere contemporaneamente l’attività elettrica dei singoli neuroni nell’ippocampo, nel talamo e nella corteccia. Hanno combinato l’imaging cerebrale con il gioco del labirinto. Al termine dell’addestramento nel labirinto, i topi presentavano una maggiore attività nel talamo, suggerendo ai ricercatori che la regione potrebbe svolgere un ruolo importante nella memoria.

Quindi i ricercatori hanno verificato il ruolo del talamo nella formazione dei ricordi duraturi stimolandone o inibendone l’attivazione. Ebbene, è emerso che dopo tre settimane, i topi che hanno ricevuto una stimolazione del talamo sono stati in grado di ricordare la via d’uscita dal labirinto. I topi a cui era stata inibita l’attivazione del talamo, invece, non erano capaci di formare ricordi a lungo termine sui percorsi del labirinto. “Questa è stata un’indicazione molto chiara del fatto che serve davvero il talamo per consolidare i ricordi a lungo termine”, conclude Rajasethupathy. Bisognerà naturalmente confermare la scoperta sull’uomo.

 

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