L’ORRIBILE MORTE DI MICHELE MIRABELLA IN UN CULT DEL CINEMA HORROR

Prima di diventare un celebre conduttore televisivo, prima di essere noto come regista teatrale o direttore artistico di teatri, Michele Mirabella è stato anche attore cinematografico.

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Nulla di nuovo, ovviamente. La sua esperienza sul grande schermo è nota ai più. Dal ’73, anno della sua prima apparizione, non accreditata, in “Baba Yaga”, ha recitato in una ventina di film. Il ’92, fu l’anno della sua ultima apparizione cinematografica, in “Non chiamarmi Omar”.

Tra le sue parti più famose, nella saga di Fantozzi, quella di Fonelli, grande appassionato di atletica leggera e, da giovane, «scadente quattrocentista», come racconta la voce fuori campo di Paolo Villaggio, nel quarto episodio delle disavventure del celebre ragioniere.

Ragionier Fonelli, nel quarto episodio della saga di Fantozzi
Ragionier Fonelli, nel quarto episodio della saga di Fantozzi

Ragionier Fonelli, nel quarto episodio della saga di Fantozzi

Ma Mirabella, nei suoi venti anni di carriera cinematografica, ha fatto tanto altro. Ha collaborato anche con grandi attori e registi come Pupi Avati, Carlo Verdone, Alberto Sordi, Massimo Troisi. Ha preso parte, con ruoli più o meno importanti, a vari generi cinematografici: dal drammatico alla commedia, dall’azione all’horror.

UN RUOLO INDIMENTICABILE PER GLI AMANTI DELL’HORROR

 

E proprio i cultori di quest’ultimo genere lo ricorderanno, senza dubbio, in uno dei maggiori cult dell’horror italiano. Parliamo di “E tu vivrai nel terrore – L’aldilà”, pellicola del 1981 del regista Lucio Fulci, uno dei maggiori rappresentanti del cinema italiano dell’orrore, anche se è molto riduttivo associarlo solamente a questo genere, dal momento che, prima di approdarci, è passato da tanti altri generi: documentari, musicarelli, comici, drammatici, sentimentali, peplum, western, poliziotteschi, thriller.

Locandina di ''E tu vivrai nel terrore - L'aldilà''
Locandina di ”E tu vivrai nel terrore – L’aldilà”
Lucio Fulci, regista di "E tu vivrai nel terrore - L'Aldilà"
Il regista Lucio Fulci, regista di “E tu vivrai nel terrore – L’Aldilà”

L’aldilà” (lo chiamiamo così per comodità) è, forse, il film più visionario del regista romano, vero e proprio cult per gli amanti dell’horror. Non solo quelli italiani. Ad apprezzarlo, anche registi non italiani come Sam Raimi e Quentin Tarantino, che nel ‘89 restaurò la pellicola e la distribuì, per la prima volta in versione integrale, negli Stati Uniti d’America.

LA TRAMA

Ambientata in Louisiana, l’opera di Fulci racconta le inquietanti vicende legate all’hotel Sette Porte, così chiamato perché, secondo delle leggende (che ovviamente si rivelano vere), sarebbe stato edificato su una delle sette porte dell’inferno. Qui, molti anni prima degli eventi narrati, alcuni uomini del posto avevano massacrato e poi crocifisso un sinistro pittore, credendolo uno stregone. Quando la struttura viene rilevata dalla nuova proprietaria, intenzionata a riaprirla, inquietanti apparizioni e strani incidenti letali cominciano ad avvenire, lasciandosi dietro una scia di sangue e un alone di mistero.

L'inquietante Hotel Sette Porte, costruito su una delle sette porte dell'inferno
L’inquietante Hotel Sette Porte, costruito su una delle sette porte dell’inferno

Ed uno degli strani incidenti è fatale proprio a Michele Mirabella, che interpreta l’architetto Martin Avery, amico della protagonista, impegnato nell’aiutarla con la ristrutturazione dell’hotel. Un ruolo non da protagonista, ma neanche secondario.

LA SCENA DELLA MORTE DI MICHELE MIRABELLA

Mentre è in biblioteca, su una scala, intento a sfogliare le vecchie mappe catastali dell’immobile, scopre un’intera area nascosta che si estende nei sotterranei della struttura. Ma non fa in tempo a riferirlo ad altri, che, all’improvviso, un forte tuono lo spaventa, facendolo precipitare a terra. La caduta lo paralizza, lasciandolo inerme davanti ad un branco di tarantole che lo assalgono e gli divorano le varie parti del viso, tra cui gli occhi (tratto distintivo dell’horror di Fulci che, in gran parte dei film, inseriva scene di bulbi oculari feriti). Una scena per stomaci forti, dal momento che Fulci non era certo solito risparmiare allo spettatore sequenze cruente. Anzi, tutt’altro.

Mirabella prima dell'orribile morte
Mirabella, negli ultimi istanti di vita del suo personaggio
Mirabella assalito dai ragni, prima di essere divorato
Mirabella assalito dai ragni, prima di essere divorato
L'occhio di Mirabella, poco prima di essere divorato dai ragni
L’occhio di Mirabella, poco prima di essere divorato dai ragni. Scene di occhi feriti sono ricorrenti nei film di Fulci

Il personaggio, poi, riapparirà poco più tardi, nel film, insieme a tutte le altre vittime, sotto forma di famelico zombie dal volto ormai quasi assente, sfigurato, mentre tenta di aggredire una ragazza cieca che era a conoscenza dell’oscuro mistero.

GLI OMAGGI AL FILM DI FULCI E ALLA SCENA DI MIRABELLA

Una scena celebre nella comunità di appassionati di horror, omaggiata anche da altri registi. Uno dei fotogrammi dell’orribile morte di Michele Mirabella sarà, infatti, riutilizzato, come omaggio nascosto, da Sam Raimi nel suo “Spider Man”, quando, prima di diventare il noto supereroe, il personaggio interpretato da Tobey Maguire viene morso dalla tarantola.

Un fotogramma della morte di Mirabella
Uno dei ragni visto dall’occhio di Mirabella
Un fotogramma della morrte di Mirabella, ripreso in "Spiderman"
Fotogramma ripreso nel film “Spider Man” di Sam Raimi

Quello nel film targato Marvel non è certo l’unico omaggio dedicato all’opera di Fulci. Anzi, ce ne sono stati tanti altri, in tanti altri film. John Carpenter, Quentin Tarantino, Robert Rodriguez hanno, in un modo o nell’altro, inserito nei propri lungometraggi dei tributi. Senza contare le autocitazioni dello stesso Fulci nei film successivi, tra cui una che riprende la morte di Mirabella ma che, ai ragni, sostituisce le lumache (Aenigma, 1987).

La scena delle lumache in "Aenigma" è un'autocitazione
Scena delle lumache in “Aenigma”, autocitazione della sequenza della morte di Mirabella

NON È SOLO IL CINEMA AD AVER RESO OMAGGIO AL FILM

Anche la musica ha, in più occasioni, omaggiato “L’Aldilà”. La rockband svedese Europe intitolò un brano “Seven Doors Hotel”, proprio come l’edificio luogo degli eventi del film, mentre i Duran Duran ripresero la locandina del film per la cover del loro singolo “Serious” del 1990.

Gli Europe omaggiarono il film nel brano "Seven doors hotel"
Gli Europe intitolarono una delle loro canzoni come l’hotel del film di Fulci
La cover di "Serious" dei Duran Duran riprende la locandina del film di Lucio Fulci
I Duran Duran, nella cover di Serious, ripresero la locandina del film

E, se è vero che i videogiochi hanno da sempre attinto molto dal cinema, non potevano mancare tributi anche nei più celebri titoli horror provenienti dal Giappone, da Resident Evil a Silent Hill.

MICHELE MIRABELLA: “FULCI FU UN GRANDE REGISTA”

Non chiamatelo semplicemente horror, avverte Mirabella, secondo cui si tratta di una definizione moderna che nulla c’entra con i grandi film del mistero: «Io sono un artista dello spettacolo. All’epoca poi ero giovane. Ho fatto cinema, teatro, pubblicità. Ho fatto di tutto. E perché no? Anche horror. Li ha fatti anche Hitchcock. Tanti grandi registi si sono cimentati con quello che chiamano “horror”. Lucio Fulci è stato un grande regista e aveva una grande stima per me. Mi ascoltava sempre alla radio e io gli tenevo compagnia. Quindi mi volle conoscere, perchè pensò di darmi una parte nel suo film, lo fece, secondo me, per la curiosità di avere a che fare dal vivo con questa persona che aveva sentito sempre in radio. Poi nacque un’amicizia, perché lui era una persona intelligentissima. Una bellissima relazione di amicizia e complicità. Poi era un tipo molto divertente».

«Mi sono molto divertito girando quel film – ricorda Mirabella – anche perché le parti più impegnative furono girate a Roma, ma io accettai anche perché erano previste scene girate a New Orleans. Io ero ansioso di visitare la Louisiana e gli Stati Uniti del sud. Passai venti giorni meravigliosi con gli amici della troupe, con gli attori. New Orleans fu una scoperta meravigliosa».

Lì, nella città a sud degli Usa, Mirabella girò la scena in cui ritorna come morto vivente: «Solo successivamente ho scoperto che, in quasi tutte le scene girate a New Orleans, avrei indossato una maschera da zombie. La mia presenza non serviva. Avrebbe potuto esserci benissimo una comparsa ad indossare la maschera. La mia presenza lì fu artisticamente marginale. Ma Lucio mi volle con sé e mi invitò nella città americana».

Michele Mirabella torna come zombie
Michele Mirabella torna come zombie

 

Michele Mirabella smentisce anche alcune voci che si possono leggere in rete, secondo cui si sarebbe sentito male nel girare la scena dei ragni.

«Avevo paura, certamente. Ero in tensione. Ma non è assolutamente vero che mi sentii male. Sono chiacchiere. Sapevo esattamente come si girano i film. Lo conosco il mestiere. C’era una lastra di cristallo che proteggeva il mio corpo, foderato con fogli di giornale. Quindi quei poveri ragni, di cui solo due erano veri, non riuscivano neanche a camminare sul mio corpo. Era il mio lavoro, mi pagavano per farlo e mi piaceva».

«Mi sono divertito tantissimo» ribadisce l’attore, che ritornerà in un film horror, se pur in una piccolissima parte, in “Demoni 2” di Lamberto Bava. Mirabella, che ha preso parte in una trentina di film, ricorda volentieri anche le sue due esperienze con Pupi Avati, Troisi, Sordi, Verdone e quella che fu la sua parte più importante, nel film per la televisione “Il furto della Gioconda”: «Ma io non mi sono mai sentito attore di cinema. Facevo cinema per bisogno e per curiosità».

E, infatti, dopo il ’92, non ha girato più film: «Non mi interessava molto. Poi la popolarità enorme della televisione lo rendeva impraticabile. Avrei voluto lavorare con Manfredi, Gassman. Avevo sognato sin da ragazzo di girare un lungometraggio. Avevo anche due o tre soggetti bellissimi. Ma o devi essere ricco o talmente povero che non ti cambia la vita. Altrimenti come fai a vivere durante tutto l’iter che passa dalla stesura della sceneggiatura alla distribuzione di un film?».

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