LA NOSTALGIA DELL’ADOLESCENZA NELLA MUSICA DI FULMINACCI

Ascoltando la radio, si rischia di pensare che tutta la musica odierna sia fatta da tormentoni inascoltabili, che durano pochi mesi per poi cadere, finalmente, nel meritato dimenticatoio. Si rischia la nostalgia del passato che, come l’erba del vicino, per luogo comune si intende sempre migliore del presente. Per fortuna non è così. Se sì riesce ad andare oltre i tormentoni, si scopre sempre qualche giovane talentuoso. Qualcuno in grado di emozionare, di raccontare i sentimenti dell’umano e di far sognare con testi e musiche di qualità. Talvolta, dal mondo dell’indie vengono fuori piacevoli sorprese. È il caso, ad esempio, di Filippo Uttinacci, in arte Fulminacci, impegnato, in questi mesi, con il tour “Tante care cose”, dal nome del suo secondo album, pubblicato dopo la sua consacrazione al grande pubblico sul palco del Festival di Sanremo 2021, dove si è classificato sedicesimo con il brano “Santa Marinella”.

Esibizione di Fulminacci al Luce Music Festival 2021 a Bitonto
Esibizione al Luce Music Festival 2021 a Bitonto

 

Artista giovane e talentuoso, classe 1997, Fulminacci canta dal 2019.

Ma in tanti lo hanno conosciuto a Sanremo, mentre cantava di voler “solamente diventare deficiente e farmi male”, di voler fare le cose stupide che ogni adolescente fa, come “citofonare e poi scappare” e di desiderare qualcuno che lo guardi e poi gli dica “che domani è tutto a posto”. Mentre, in sostanza, raccontava la nostalgia dell’adolescenza sui litorali della località balneare romana di Santa Marinella, che dà il nome al brano.

Un tema, quello della nostalgia degli anni dell’adolescenza, ricorrente nelle sue canzoni.

Fulminacci canta la sua generazione. Quella di chi, nato negli anni ’90, è cresciuto nei Duemila. La generazione del Gamecube (console per videogiochi prodotta dalla Nintendo e venduta dal 2001 al 2007), della “musica che esiste solo su YouTube”. La generazione dei “pantaloni a vita bassa della tuta” e delle pellicole “Kodak usa e getta solo per la gita”, prima dell’avvento dei moderni cellulari in grado di scattare fotografie molto buone.

Una nostalgia che è frequente anche in altri cantanti. 883 e Max Pezzali, pur con un genere diversissimo, cantavano l’adolescenza di un’altra generazione, quella di chi, nato negli anni ’80, è cresciuto nei ’90.

Il successo.

Il cantautore romano, sin dall’esordio della sua attività artistica, ha ottenuto successo di pubblico e critica. I suoi brani alternano ritmi allegri e più leggeri a temi più delicati, più intimi. Con un tono che è a metà strada tra il nostalgico e l’ironico. Nel 2019 ebbe il “Premio Tenco”, dedicato ai migliori cantautori italiani, il “Premio Mei” come miglior giovane indipendente e il “Premio Rockol 2019” come artista dell’anno. Un notevole elenCo di riconoscimenti a cui si è aggiunto anche il “Premio PIVI – Miglior Videoclip Indipendente” dell’anno per il video del brano “La Vita Veramente”. Fino ad essere conosciuto da un pubblico più vasto nella maggiore kermesse musicale italiana.

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