di Dino Cassone
Nel raccontare una dolorosa storia realmente accaduta si può incorrere spesso di cadere nella trappola, di facile appiglio sul pubblico, del pietismo. Lacrime facili, applausi garantiti. Questo non accade nel monologo teatrale “Stoc ddo’ – Io sto qui”, scritto da Osvaldo Capraro, interpretato e diretto da Sara Bevilacqua.
La storia tristemente nota è accaduta nell’estate del 2001, quando tra i vicoli tortuosi di Bari vecchia il suono predominante è quello degli spari delle rivoltelle dei clan di malavitosi alla conquista di piazze e territori. Un far west tutto meridionale alla conquista di un predominio criminale. Poche le famiglie “per bene” nate e cresciute per caso tra quei vicoli, tra queste quella di Pinuccio e Lella Fazio, dove il sacrificio è il cemento per innalzare mattoni di minuscole felicità: sopravvivere dignitosamente e crescere i figli nella legalità. Sarà una sera di luglio a creare lo spartiacque tra un prima e un dopo: durante una sparatoria scellerata un proiettile colpisce a morte il giovane Michele. Sedici anni, educato e lavoratore; sempre sorridente Michele, affettuoso e amorevole. L’angelo di mamma Lella.
Quella stessa sera di luglio rappresenterà il primo giorno di una lunghissima battaglia che con coraggio la mamma e il papà di Michele porteranno avanti. Perché giustizia venga fatta e i colpevoli, che se ne vanno tranquillamente a spasso sotto gli occhi di tutti e anche sotto i loro, paghino per l’orrendo delitto: aver strappato alla vita un innocente. Lella, madre leonessa, decide di non girare più la testa dall’altra parte, decide di urlare tutto il suo dolore e la sua rabbia. E poco importa che la possano venire a cercare per chiuderle la bocca per sempre: «Stoc ddo’». Sto qui, vi aspetto. Non ho paura di voi. Anzi – e qui sta la sua magistrale lezione – Lella arriva persino a perdonare l’assassino del suo Michele. Anche lui un ragazzo, più sfortunato perché nato nella casa sbagliata. Un gesto, quello del perdono e di tendere la mano che solo l’inarrivabile amore di una madre può compiere.
Osvaldo Capraro ha scritto un testo splendido, perfettamente in equilibrio tra parole di una crudeltà disarmante e momenti di nostalgica poesia. Dove il dolore per la morte assurda di una giovanissima vita – che inevitabilmente porterà distruzione là dove c’era felicità – s’impasta con la geografia di una città e dei suoi vicoli complicati, assieme alla gioia di una vita semplice ma serena. A dare corpo, anima e voce alla protagonista Lella Fazio è l’attrice brindisina Sara Bevilacqua. Recitazione maestosa e dirompente, in perfetta e rara simbiosi con l’eroina del suo racconto, che ci ha regalato brividi di emozione.
(Visto al Teatro Radar di Monopoli – Rassegna di prosa Teatro Mariella stagione 2020/2021)