di Carmela Moretti
Ida Caffaz venne prelevata dalla sua abitazione a Lugo, che si trovava nell’allora via Vittorio Emanuele 55, oggi via Matteotti n. 103. Era il 09 dicembre del 1943.
Dopo alcuni giorni di detenzione nel carcere di Ravenna, fu trasferita a Milano e da lì, dal terribile binario 21, fu deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, nel convoglio numero 6 del 30 gennaio 1944. Era il giorno del suo sessantatreesimo compleanno e quel convoglio era lo stesso su cui viaggiava Liliana Segre, che allora era soltanto una ragazzina. Se la senatrice Segre è tornata a casa e ha potuto raccontare quell’orrore, dando voce anche alle numerose vittime, una sorte diversa toccò a Ida Caffaz, dispersa per sempre nei cieli di Auschwitz.
Ora, a ridare dignità a questa donna ci ha pensato l’amministrazione comunale, che nel 2022 deliberò, con l’approvazione di tutto il consiglio comunale, la realizzazione di una pietra di inciampo in suo onore. Si tratta di un progetto commemorativo, avviato dall’artista tedesco Gunter Demnig nel 1992 e che oggi conta oltre 70.000 pietre di inciampo in tutta Europa. Quella per Ida Caffaz è stata collocata domenica 28 gennaio, nel corso di un evento che si è svolto alla presenza delle autorità civili e religiose e che ha richiamato numerosi lughesi.
La commemorazione ha percorso un doppio binario; da un lato quello della conoscenza, dall’altro quello “rituale” ed emozionale. Appare questo il modo più adeguato per parlare della Shoah oggi, in un mondo scompigliato da nuovi scenari geopolitici e da un riaffiorato sentimento antisemita. D’altronde, come scrisse l’ex partigiano Carlo Smuraglia in un suo intervento, “la memoria si condensa nei monumenti, nei simboli, nelle intitolazioni”, ma essa va necessariamente accompagnata dalla conoscenza e dall’approfondimento degli eventi storici. Diversamente, il rischio che corre il nostro Paese è di trovarsi sempre più al cospetto di celebrazioni svuotate di contenuti, in cui non si è meditato a sufficienza sul significato di quei fatti.
Il sindaco di Lugo Davide Ranalli ha sottolineato l’importanza di guardare all’Olocausto da ogni prospettiva possibile, anche “con gli occhi dei carnefici”. “La Shoah fu prima di tutto il tratto di una società obbediente”, ha dichiarato, riprendendo le parole del sociologo Bauman. Ha poi concluso, auspicandosi che “quel piccolo quadrato di ottone racchiuda la profonda indignazione che la comunità lughese deve continuare a provare verso quel capitolo della storia”.
Il prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa, ha ripreso le parole del Presidente della Repubblica Sergio Matterella; il quale, nel suo intervento per la Giornata della Memoria, si è detto angosciato da quanto sta accadendo in Medio-Oriente, ma allo stesso tempo fiducioso verso il futuro dell’umanità, in cui “i giusti avranno il compito di agire contro i predicatori di odio”.
All’evento hanno preso parte anche Luciano Caro e Fortunato Arbib, rispettivamente il rabbino e il Presidente della comunità ebraica di Ferrara e Romagna. Nei loro interventi, hanno ribadito come “per chi ha vissuto la Shoah ogni giornata è la Giornata della memoria” e hanno voluto esprimere anche tutta la loro preoccupazione su cosa accadrà quando non ci saranno più i testimoni diretti di quell’orrore. “L’antisemitismo è il termometro che segnala l’atteggiamento di anormalità di una società”. Con questa efficace metafora, il rabbino ha ricordato l’importanza di guardare con attenzione al crescente antisemitismo in atto, perché esso è da sempre spia di una “malattia” preoccupante.
La pietra di inciampo è stata “accompagnata” in corteo dalla Rocca estense di Lugo in via Matteotti 103.
Lì, al giovanissimo Francesco Pirazzini, presidente della Consulta dei ragazzi e studente della scuola media Baracca, è stato affidato l’importante compito di leggere la lettera inviata per l’occasione dalla senatrice Liliana Segre. Si è trattato del momento più intenso di tutta la mattinata, in quanto ci è apparso come un concreto passaggio di testimone tra chi ha vissuto quella tragedia e chi in futuro sarà incaricato di portarne avanti la memoria.
L’evento è stato arricchito anche dalla partecipazione dell’europarlamentare Alessandra Moretti, che ha voluto portare un messaggio di speranza. Ha ricordato che “l’Europa è e deve restare la culla dello stato di diritto”; quindi, l’impegno per ciascuno di noi dovrà essere “agire contro le varie tifoserie da stadio, che non contribuiscono di certo a costruire la pace”.
Va ricordato che questo progetto portato avanti dall’amministrazione di Lugo non sarebbe stato possibile senza il prezioso contributo dell’Istituto storico della Resistenza di Ravenna e senza il lavoro certosino, durato circa due anni, della direttrice dell’Archivio storico di Lugo e dei suoi collaboratori. A loro, va riconosciuto il merito di continuare a spulciare con devozione tra le carte del passato, per sottrarre alla polvere dell’oblio alcuni episodi fondamentali della storia del nostro Paese.
Ora la pietra di inciampo è lì, in via Matteotti 103. Luccica davanti all’abitazione di Ida Caffaz e nel grigiore del marciapiede sembra una stella polare. Il nostro sguardo vi inciamperà sicuramente, passando per quella via.
E allora, un pensiero volerà fino a Ida, sentiremo le corde dell’anima vibrare d’emozione, ma sarà importante anche raccogliere l’invito a diffondere con ogni mezzo possibile – a cominciare dalle scuole – riflessione e conoscenza di quel che è stato.