di Ermanno Testa
Come scegliere un romanzo? Nella domanda è implicita una contraddizione: come si può scegliere un libro che non si è ancora letto? Puoi prendere o rifiutare una pietanza, un vestito, un qualunque oggetto. Un romanzo contiene delle storie e non lo puoi giudicare se non dopo averlo letto, se non quando, cioè, fa già parte, bene o male, del tuo percorso intellettuale. La curiosità per un romanzo può nascere da diversi fattori: la ‘familiarità’ con l’autore, con il suo stile narrativo e la qualità della sua scrittura apprezzati in lavori precedenti. Oppure per una sua diretta conoscenza avvenuta, per esempio, in occasione della presentazione del libro stesso. La curiosità e l’interesse possono nascere anche dal titolo, dal tema trattato, dall’ambientazione, dalla trama, dalla stessa tipologia di romanzo (tra generi, sottogeneri o filoni, se ne contano almeno una quarantina); spesso anche dai protagonisti del racconto divenuti ‘familiari’ attraverso letture seriali precedenti. La veste editoriale, in primis, la pubblicità, una distribuzione capillare, la promozione di un libraio intelligente a loro volta possono generare curiosità; che può nascere anche dalla lettura della ‘quarta’ di copertina o di qualche pagina del libro o anche solo dell’indice. In molti casi il desiderio di leggerlo deriva dal consiglio amichevole di chi il libro lo ha già letto e di cui si apprezza la capacità di giudizio. Altre volte può determinarlo il risalto estemporaneo, in correlazione ad un fatto o ad una moda passeggera, da farne a priori, di quel libro, un caso letterario o sociale particolare. Può valere inoltre il parere di un critico o di un illustre intellettuale, ma anche il semplice passa-parola; o, ancora, il successo editoriale della nuova pubblicazione segnalato dall’aver raggiunto in breve tempo l’ennesima edizione. Da non trascurare, poi, è l’immagine di copertina o anche la qualità della stampa e della rilegatura. Infine può contare il prezzo. Insomma, i fattori sono molteplici ma nessuno di essi di per sé può garantire che la scelta si rivelerà soddisfacente: essa rimane comunque una scelta indiziaria. È un po’ come per i viaggi: ci si documenta sul percorso, sui luoghi di sosta, sulle località da visitare di cui magari si possiedono alcune immagini, si ascoltano le testimonianze e i consigli di chi ci ha preceduti in quella esperienza, ma poi il viaggio diventa una cosa ‘tua’ solo quando lo fai, donandoti il piacere di una avventura ‘indimenticabile’ o, viceversa, a lungo andare, non più che di un’esperienza tra le tante… o magari addirittura negativa. Di romanzo, o più in generale, di narrativa oggi si sente sempre più il bisogno: ne fa fede il consumo crescente di narrazioni di tutti i tipi, a stampa, televisive, filmiche. Mai fino ad oggi tutto ciò che è narrazione, a stampa o multimediale, ha avuto una diffusione paragonabile a quella attuale. A fronte della quantità ed eterogeneità dell’offerta il rischio è quello di “digerire” qualunque prodotto dando luogo nel fruitore magari ad un facile appagamento emotivo, ma povero di vera emozione! Quell’emozione che fa pensare, che induce a capire di più il mondo e se stessi, che contribuisce ad accrescere di senso etico i propri comportamenti e allena a “quell’arte dell’incontro” che è la vita.
Il romanzo moderno nasce e si afferma storicamente di pari passo con la crescita e il progressivo affermarsi delle classi borghesi, parallelamente al processo di alfabetizzazione e anzi determinando spesso una sua accelerazione. La fascinazione che i protagonisti di storie e vicende di vario tipo suscitano nei lettori scaturisce infatti dal piacere-bisogno, talora inconscio, di rispecchiarsi in esperienze identitarie capaci di accrescere in ciascuno, attraverso un immaginario che si arricchisce ad ogni nuova ‘lettura’, il senso del proprio percorso esistenziale. L’aristocratico, in quanto tale, vive già pienamente una identità superiore per nobiltà di sangue, grazie ai privilegi di classe che gli derivano da un potere economico e sociale acquisito per discendenza familiare da avi illustri. La sua identità immaginaria, in un certo senso, è già data, e persiste anche quando il supporto economico della sua condizione di aristocratico si dissolve. L’aristocratico è tendenzialmente un contemplativo di storie antiche della sua famiglia e di altre simili alla sua, tramandate nel tempo fino a perdersi talora nella mitologia. Il borghese, homo faber per definizione, privo alle spalle di illustri natali, è tendenzialmente operativo, e nel suo realizzarsi ha bisogno in continuazione di alimentarsi di sempre nuovi modelli identitari, personaggi e vicende appartenenti alla vita reale o magari proiettati in un futuro scientifico-tecnologico, comunque verisimili. Ma anche storie surreali, fuori del tempo o di pura fantasia, raccontate sotto forma di romanzo, esercitano una funzione non dissimile in quanto storie e personaggi, per quanto assurdi, contengono pur sempre i tratti caratteristici (valori vs disvalori, sentimenti, calcoli, convenienze, passioni, paure, violenze, attese) di un’antropologia borghese. Più del teatro, che pure ne rappresenta assai bene certi significativi periodi storici, il romanzo assolve ad una importante funzione storica: testimoniare in mille modi l’epopea borghese, l’ascesa nella storia dell’Occidente, e poi del mondo, da almeno tre secoli della classe sociale che ha dato vita, con tanti chiaroscuri, alcune volte tragici, allo sviluppo più massiccio delle capacità umane in tutti i campi del sapere e dell’agire.
Qualsiasi tipologia di romanzo è in grado di appagare il desiderio identitario di ciascun lettore ma la scelta del libro resta comunque di natura indiziaria e, come tale, potenzialmente ingannatrice. In essa fondamentalmente giocano la loro parte la qualità e la complessità del ‘bisogno’ culturale del lettore e la sua scaltrezza intellettuale per riuscire a trarre da quegli indizi di cui sopra la valutazione migliore per una scelta proficua. Qualche volta il romanzo scelto può riservare al lettore, magari distratto, anche una sorpresa inaspettata. In ogni caso l’appagamento sarà sempre in relazione alla qualità dell’offerta culturale rispetto alla capacità/attesa culturale del lettore e alla sua specifica, del momento, esigenza. Una positiva interazione culturale con il lettore, con la sua intelligenza, sensibilità, passionalità, personale visione del mondo garantisce in genere il successo di un libro sia quando chi lo legge sia spinto dalla ricerca del semplice appagamento da consumatore di ‘storie’, sia quando lo ‘affligga’ il desiderio di “averne di più”: non solo storie di persone ma attraverso di esse affreschi d’epoca.