UNA ‘PANCHINA ROSSA’ PRIMA DI ENTRARE AL PURGATORIO

di Francesco Monteleone

“Mi chiedi perché l’ho fatto? Ho voluto mettere la mia Bari tra le città civili che manifestano in questo modo la loro opposizione alla violenza contro le donne. Non ne posso più di assistere alla crescita esponenziale di odio verso la creatura più bella della natura. Mogli, madri, figlie in ogni angolo d’Italia sono ogni giorno ingiuriate, violate, stuprate, uccise. E quelle che, pur essendo state colpite, si salvano miracolosamente rimangono vittime della cultura machista; nelle famiglie, in società, nei tribunali sono ancora costrette a discolparsi delle violenze subìte, invece di ricevere giustizia”

Così risoluto non l’avevamo mai visto Nicola Pignataro e, una volta tanto, senza il sorriso sulle labbra.

Il supercomico barese che da 45 anni fa scompisciare dalle risate generazioni di pugliesi a metà dicembre 2018 ha fatto un’azione solitaria, ma dal grande valore simbolico.

Ha installato vicino alla porta di ingresso del Teatro Purgatorio una panchina rossa, come ha visto fare nei parchi più belli delle città più civili, affinché chiunque passa lì davanti, per un attimo, rivolge un pensiero profondo a tutte le donne che hanno patito la brutalità maschile.

Nicola Pignataro è stato il primo, ancora una volta, a liberare la sua faccia dalla maschera teatrale e a esprimere lealmente il suo pensiero morale; e lo ha fatto in sordina, con i suoi risparmi e nel modo migliore, chiamando un architetto a realizzare l’idea.

“Io ho molti anni (non vi dico quanti), sono bisnonno e potrei raccontarvi molte vite vissute come fa la bravissima Elena ferrante. Ho una certa consapevolezza della forza creativa ma anche della mostruosità degli uomini. Ho girato il mondo, colgo le somiglianze e mi accorgo delle differenze nel genere umano. Molti atteggiamenti e sentimenti vengono chiamati ‘amore’ a capocchia. Per esempio, l’egoismo e la brama di possesso si presentano come amore, ma sono il loro opposto. Ogni giorno continuiamo ad assistere esterrefatti all’ inarrestabile violenza sessista; vorremmo fare qualcosa per evitarla, ma non sappiamo ancora agire positivamente. Non basta dichiarare di volere il bene dell’altro, bisogna realizzarlo”

Dunque, anche Bari ha la sua panchina rossa ed è un uomo di teatro ad averla fortemente voluta, proprio accanto a un luogo spensierato dove ogni settimana per due ore si gioisce della vita.

È bello vedere che su quella panchina si siedono moltissime persone, la maggior parte ragazze, e si fanno i selfie, una volta tanto utili a una causa vera.

“Spero di non aver sbagliato; ho cercato di mettere un punto fermo su un tragico fenomeno sociale che genera strazio e dolori pazzeschi. Inoltre, quest’anno ho messo in scena una mia rivisitazione di Filomena Marturano e proprio studiando il personaggio di quella famosa prostituta ho imparato che bisogna amare tutte le donne, sempre e in ogni luogo, con generosità e rispetto. Come si fa? È fondamentale ricevere un’autentica educazione all’amore, soprattutto a scuola, in chiesa e nelle famiglie, ma non mi illudo. So che saranno ancora centinaia gli esseri femminili che pagheranno con la morte la loro condizione di inferiorità e di sfruttamento da parte dell’uomo”.

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