di Carmela Moretti
La libertà di stampa è un bene preziosissimo, fragile come un cristallo e potente più di un’arma. Lo dimostrano i tanti tentativi da parte dei regimi, nella storia e nell’attualità, di oltraggiarla e negarla.
Persino il Covid sta diventato un’occasione appetibile per infierire a colpi di censura, approfittando di un momento in cui l’attenzione di tutti gli Stati è rivolta alla pandemia.
Oggi, nella Giornata Mondiale della Liberta di Stampa, vogliamo parlare del caso dell’Algeria, dove proprio in questo periodo si è inasprito l’attacco a molti mezzi di comunicazione indipendenti, che adottano una linea editoriale libera e anti-regime.
Nello Stato africano, in queste ultime settimane, giornalisti e militanti per la democrazia sono stati arrestati con motivazioni varie e assai ambigue. Simbolo di questo oltraggio alla libertà di stampa è diventato il giovane Khaled Drareni, corrispondente in Algeria dell’ONG “Reporters sans frontières” e per la tv francese “T5monde”.
Khaled Drareni, lo scorso 7 marzo, era stato invitato a presentarsi presso il procuratore del tribunale di Sid M’Hamed con l’accusa di “attentare all’unità nazionale”.
A insospettire, poi, era stato il suo silenzio. Dal 29 marzo, di Khaled non si sono avute più notizie e la maggior parte degli algerini aveva creduto che fosse in isolamento a causa del Covid. Non era così: approfittando della pandemia, Khaled Drarenu era stato arrestato.
La notizia ha indignato non solo gli algerini, ma anche tutti i sostenitori della libertà di espressione nel mondo, ed è stata lanciata la campagna «Libérez Khaled Drareni».
Una foto scattata alla vigilia del suo arresto, lo vede in una strada di Algeri, sostenuto e incoraggiato da una folla di manifestanti. Ora Khaled Drareni si trova presso la prigione di Koléa, con la colpa di aver svolto il suo lavoro di giornalista in maniera indipendente e coraggiosa, nel nome di quel bene preziosissimo che è la libertà.