«PAPE SATÀN, PAPE SATÀN ALEPPE!», POP E ROCK

di Trifone Gargano

(copertina realizzata da Malika Roberto)

L’influenza della Commedia dantesca sull’immaginario degli artisti contemporanei è stata, ed è, imponente. Fonte per citazioni preziose, ma anche paradigma interpretativo per i traumi, per le angosce, per le aspirazioni, e per le speranze della nostra età. La presenza attiva di Dante non si è arrestata con la fine del secolo (e del millennio); anzi, oggi, essa appare vieppiù vivificata e produttiva, per quantità e per qualità. Il libro Dante pop e rock segue le tracce di alcune ri-scritture e re-invenzioni, all’interno del così detto vasto fenomeno del dantismo creativo, nei sentieri della musica pop e rock. L’idea è quella di mostrare quanto Dante Alighieri, così distante da noi (e non solo cronologicamente), in realtà, riesca ancora a ispirare interpreti e artisti.

Ne vien fuori un suggestivo, quanto inedito, percorso tra la Divina Commedia e la musica pop e rock. Musicisti e cantautori, infatti, si sono cimentati con ri-scritture e con re-invenzioni del poema dantesco, contribuendo, così, a rinnovare, e a rilanciare, il mito di Dante, fin dentro il nostro (tormentato) tempo.

Qui, forniamo due anticipazioni, accomunate dal luogo dantesco utilizzato in entrambi i casi, e cioè l’incipit del canto VII dell’Inferno.

 Canzoni pop: Simoni, Vade retro (2007)

Il brano è tratto dall’album Mala tempora di Paolo Simoni, voce molto interessante, all’interno del panorama cantautorale giovanile italiano (classe 1985). Suo album d’esordio, nel quale Vade retro si ritaglia uno spazio tutto suo, per le sonorità, e, soprattutto, per l’originalissima citazione dantesca, tratta dal canto VII dell’Inferno, con la misteriosa e minacciosa formula d’apertura «Pape Satàn, pape Satàn aleppe!», pronunciata da Pluto, il demonio custode del IV cerchio,

dove scontano la loro pena gli avari e i prodighi, divisi in due opposte schiere, che trascinano inutilmente con il petto dei massi, in direzioni opposte, ingiuriandosi vicendevolmente, quando s’incontrano.

Il testo della canzone di  Simoni è graffiante, sui «pruriti» e sulle «porcate» del nostro tempo, di questo nostro nuovo millennio.

Ecco la citazione dantesca:

Entrata libera anche ai bambini,
non lasciateli arrivare pri…pri…pri
Stap, Stip, Stop…
Papè Satàn… ma chi l’ha detto
Stap, Stip, Stop…
Satàn aleppe…ma chi l’ha fatto
Stap, Stip, Stop…
Papè Satàn… ma chi l’ha detto
Stap, Stip, Stop…
Satàn aleppe…ma chi l’ha fatto

Per chi volesse ascoltare il brano:

https://www.youtube.com/watch?v=ZEclWy0DpgA

 

Canzoni rock: Modena City Ramblers, Povero Diavolo (2011)

Inserito nell’album Sul tetto del mondo, il testo di questa canzone inizia con la citazione della famosissima (quanto oscura) sentenza dantesca «Pape Satàn, pape Satàn aleppe!» (If., VII, 1), pronunciata da Pluto (posto da Dante come guardiano del IV cerchio infernale, dove sono puniti «avari e prodighi»).

A giudizio unanime della critica, Povero diavolo è il brano più ambizioso, e riuscito, di questo album. Esso è caratterizzato, infatti, da numerose citazioni dantesche (con echi e con riusi di terzine, e di materiale linguistico, provenienti da più canti dell’Inferno dantesco).

Inoltre, il brano propone pure una non facile attualizzazione del personaggio di Caronte, il traghettatore infernale dei dannati.

Per i MCR, infatti, Caronte, oggi, sarebbe un ubriacone disoccupato, dal momento che, a loro giudizio, con lucida amarezza, l’odierna perduta gente dell’Inferno dantesco non si troverebbe più tra i dannati, ma si aggirerebbe, con spavalda fierezza, nel mondo dei vivi. In un mondo, cioè, qual è il nostro, capovolto, dove i confini tra Bene e Male non si riconoscono più come confini certi, e dove tutto è diventato sfumato. Caronte, allora, oramai disoccupato, ha venduto il suo traghetto, e si è messo in fila all’ufficio per il collocamento (oggi, diremmo, si è messo in fila per la richiesta del «reddito di cittadinanza»). L’intero abisso infernale sarebbe in vendita. E la celeberrima sentenza pronunciata da Ulisse (in Inferno, XXVI), qui, viene così rovesciata:

«Fatti non foste a viver come bravi
Ma a viver come bruti vi siete abituati
Virtute e conoscenza avete trascurato
Ed esser peccatori non val più quale peccato»

Perfino gli occhi «di bragia» (If. III, 109) di Caronte sono oramai spenti. Anche Cerbero, altro mostro infernale, qui evocato, terribile cane a tre teste, che ringhia e che «iscoia» le anime dei dannati, come si legge nel canto VI dell’Inferno (il cerchio dei golosi), altro non è che un demonio inoffensivo (legato alla catena).

La conclusione, per questo Inferno contemporaneo, cantato dai MCR, è che l’umanità, oggi, di fatto, si è abituata a vivere da bruti, scambiando il Bene con il Male, trascurando virtù e canoscenza. E in questa (triste) verità risiede il senso del titolo stesso del brano, Povero diavolo, appunto, in quanto, cioè, finanche il temutissimo Caronte, il temibile traghettatore delle anime, in fondo in fondo, ha preso le sembianze di un banale povero diavolo, dimenticato da tutti, e disoccupato.

Per chi volesse ascoltare la canzone:

https://www.youtube.com/watch?v=3tjj9O6p5Jk

 Il libro Dante pop e rock, a giorni, sarà già disponibile sul sito della casa editrice Progedit (https://www.progedit.com/prodotto/dante-pop-e-rock/).

 

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