Luoghi da visitare. PORTOBELLO ROAD, NEL QUARTIERE DI NOTTING HILL

di Francesco Monteleone

Racconto tratto dal libro “Il Mercante di Porcellane”

La mia prima esperienza mistica è iniziata un sabato di molti anni fa, alle 5 del mattino, nell’aria umida e fredda di Notting Hill.
Quella collina situata nella parte occidentale di Londra ha una via famosa in tutto il mondo, grazie a un mercatino rionale amato dai turisti.
“Portobello road” è una strada che curva dolcemente, come se avesse ricevuto un colpo nella pancia dal vento che esplode dall’oceano Atlantico, rimanendo rannicchiata su sé stessa.
Anche in Italia, chi è vissuto nel XX secolo, ricorda un ‘Portobello’ televisivo ispirato al quartiere giamaicano di Londra.
Parlo dell’ultrapopolare format della RAI con Enzo Tortora che per quella conduzione fu crocefisso innocentemente da un camorrista paranoico al quale non aveva venduto insignificanti centrini fatti in carcere.
Le sensazioni che ogni volta ho provato ritornando in quel posto mitico mi fanno sentire leggermente narcisista.
Portobello è stata la pedana sulla quale ho battuto i primi colpi nella palestra del commercio; lì ho imparato a muovermi fluidamente e a conquistare una qualche importanza tra i collezionisti.
Io mi recavo in un isolato specifico del mercatino interetnico, non per far la spesa di alimenti o vestiti a poco prezzo, bensì per incontrare i migliori antiquari in attività a Londra.
Dalle 6 alle 9 del mattino, attorno alle bancarelle di quegli straordinari commercianti giravano migliaia di sterline in contanti.
C’erano anche i cambiavalute on the road per movimentare, in caso di necessità, tutte le altre monete utilizzate nelle compravendite.
Inoltre, in quel guazzabuglio, prestavano l’opera anche coloro che anticipavano gli assegni bancari a tre mesi, scontando en plain air la percentuale di interessi passivi.
Il sabato, a Portobello, si facevano affari fino alle 9, poi arrivavano i turisti.
Le gallerie d’arte erano in realtà piccoli spazi, al massimo di 15 mq. Io incrociavo decine di mercanti simpaticissimi e valorosi.
Da ognuno degli antiquari di Portobello prendevo qualcosa, era un espediente per farmi voler bene.
In quel magico mercato ho comprato oggetti d’arte puri, elevati, intensi; in quantità, a peso, ad occhio, come si fa al mercato del pesce. Tornato in albergo, fotografavo e descrivevo le antichità in un utile inventario; e dalla sera del sabato al lunedì mattina, quando ripartivo per l’Italia, io dovevo ‘fare i cartoni’.
A Londra devi imballarti la roba, anche se l’hai pagata migliaia di euro.
Qui in Puglia, da dove vi scrivo, l’esortazione ‘vai a fare i cartoni’ è uno sfottò verbale da bassi vichi. Lì era una necessità. Il ricordo di quelle corpose trattative concluse con una palmata e il variopinto Carnevale Caraibico di fine agosto a Portobello road
mi fanno ancora fremere di gioia. Poi, nel 1999, il West End diventò un set cinematografico.
L’ultimo e robusto quartiere popolare a ovest della capitale inglese perse il suo primitivo splendore.
Venne girato “Notting Hill”, un film con Julia Roberts circonfusa di grazie che seduceva Hugh Grant, il quale interpretava il ruolo di un libraio nella sua romantica bottega.
Quella storia d’amore improbabile fece incassare milioni di dollari ai produttori. A Portobello arrivarono i curiosi in cerca di gossip. Il successo mondiale apportò un cataclisma.
Gli antiquari più prestigiosi persero il loro geloso riserbo. Si sentirono come una mandria di purosangue ai quali era stato espropriato il libero pascolo, per farne un terreno di coltura. Quei prestigiosi professionisti ormai erano costretti a smanicarsi con acquirenti dilettanti.
Così, uno per volta, lasciarono lentamente i loro box che per anni erano stati stracolmi di oggetti ragguardevoli.
Oggi Portobello è un mercato per souvenir.

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