Il lunedì con la medicina. LA BELLEZZA È UN DIRITTO

di Giacomo Losavio, neurologo e neurofisiologo clinico

Secondo i ricercatori la percezione di bellezza in un viso umano è il risultato di un processo cognitivo, attraverso il quale gli individui misurano istintivamente queste distanze e le confrontano con il rapporto di larghezza e lunghezza ideali. La bellezza è soprattutto una promessa di felicità. Gotthold Ephraim Lessing, un filosofo tedesco del ‘700 affermava precorrendo la pubblicità del Campari red passion che “l’aspettativa del piacere è essa stessa piacere” e, secondo Freud, ha il compito di tenere l’apparato psichico in uno stato di costante contenuta eccitazione. Prima che effettivamente lo faccia: la bellezza è l’anticipazione, la promessa, l’aspettativa di un soddisfacimento.

L’esperienza soggettiva della bellezza è una emozione genericamente positiva accompagnata da una valutazione positiva di bello, buono, giusto e vero ( in pratica il logo  aristotelico e platonico che “la bellezza è verità e la verità è bellezza) e da un’attrazione verso l’oggetto bello.

L’esperienza della bellezza immediata e irriflessa è appunto la sintesi di tutte le valutazioni positive che dunque sussume, e tale valutazione è emotiva così come la paura è la valutazione di una minaccia più immediata e rapida della consapevolezza analitica cosciente della presenza di un pericolo.

Il dolore della bellezza. La bellezza, come sopra detto ci fa intuire la possibilità dell’appagamento di un desiderio o di un bisogno profondo senza che questo avvenga veramente, il che eliminerebbe il desiderio stesso. Percepire una bellezza equivale ad avvertire una mancanza e la possibilità di colmarla. Plotino afferma che il bello è un ideale irraggiungibile, qualcosa verso cui tendere, da cui il senso di incompletezza che ad esso è necessariamente connesso (mille esempi in tal senso vengono in mente circa l’esperienza amorosa caratterizzata dal desiderio di un incontro che non si basta mai e non è mai del tutto appagato). La percezione di questa mancanza dà ragione di un aspetto dolente presente nell’esperienza della grande bellezza che rimanda, appunto, alla propria incompiutezza. Sta forse in questo il rischio di morte immediata per chi veda il volto di Dio che dunque, garbatamente, si mostra al massimo sotto le sembianze di roveto ardente. L’impatto che la bellezza fisica ha sulla nostra vita è molto potente: basti pensare alla relazione della bellezza con il benessere, con il successo scolastico o lavorativo. Queste ragioni spingono molte persone a spendere numerose energie e anche denaro per la ricerca di un aspetto fisico più gradevole.
Nelle donne, rispetto agli uomini, il giudizio sulla propria bellezza appare molto severo. Questo inizia soprattutto con l’adolescenza e nello specifico quando si comincia ad avere come termine di paragone le bambole, come le moderne Winx o la Barbie che ha fatto storia, ma nello stesso tempo è stata oggetto di critica in quanto incarna un modello di bellezza non realistico.

Ad esempio, numerosi studi suggeriscono che il corpo di una donna risulta attraente se caratterizzato da giuste proporzioni tra seno e vita e vita e fianchi. L’esaltazione della vita molto stretta rispetto ai fianchi larghi risale al passato, quando le donne erano costrette ad entrare in bustini strettissimi e ad indossare gonne molto ampie sui fianchi.

Non è possibile negare l’importanza della bellezza esteriore soprattutto se si pensa al ruolo che ha per la scelta del partner e al fatto che risulta determinante durante una prima impressione, andando quindi ad influire sui rapporti interpersonali.

 

 

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