di Giulio Loiacono
Penso che questo “pezzullo” sia opportuno per tutta una serie di ragioni. Peccando di immodestia, molto volentieri peraltro, sottolineo, con questo mio incipit, quasi un’esigenza, una volta si sarebbe detta “insopprimibile”, di fare un punto. Del cinema, come qualsiasi altra forma d’arte, rivolta ad un pubblico ed al suo giudizio, si può dire tutto e gli si può attribuire tutto: dallo squallore dei temi alla futilità dei contenuti sino al, e perché no?, valore propagandistico di un regime, un governo o di un “sistema” tentacolare di carattere sovranazionale o, men che meno, di una superpotenza oscura e dominante nelle sue trame, o come si dice oggigiorno, con una mistica deterministica più che con accezione di pensiero, di “un impero”, meglio se “del male”.
E qui faccio nomi e cognomi: Aldo Giannuli. Di questo “illustre e sagace” mio conterraneo ho già parlato di sfuggita in precedenza. Il suo antiamericanismo è a prova di bomba e rimonta alle sue frequentazioni corrive e sminuenti vicine a Lotta Continua nei mitologici seventies. Anche questa è una doverosa premessa e non è una mia messa all’indice. Tutt’altro. Il nostro, il cui canale YouTube seguo con fervente partecipazione, offre, spesso, opinioni ben fondate e parzialmente condivisibili. L’occasione che mi viene qui offerta è una sua, giustissima, critica del film di Ridley Scott su Napoleone. Premetto che trattasi di film che non ho visto e che non ho alcuna intenzione di vedere, se non tra molto tempo. Di conseguenza, mi rimetto per intero ai suoi rilievi storici e contenutistici, che considero ineccepibili. Ciò che preme a me sottolineare è la sua chiosa che, sintetizzando,afferma che sia un prodotto del “regime neoliberista” volto all’esclusivo intrattenimento e alla automatica-questa definizione ce la metto io per deduzione pura-operazione di rimebecillimento dello spettatore boccalone che vuol vedere soddisfatto il suo bisogno di gossip e effetti speciali.
Ora, attribuire al regime (tradotto agli USA cinici e bari) neoliberista il male della imbecillità mondiale a confronto con il mondo “bipolare” di una volta che contribuiva, invece, a fare film di qualità ed impegno, età dell’oro, è cosa, in parte risibile, anche se non del tutto infondata, soprattutto nella parte del contributo attivo all’impoverimento dei contenuti che il cinema contemporaneo contribuisce a produrre. Tuttavia, attribuirne, con evidente valenza politica, la responsabilità all’anglosfera e alla lingua inglese come veicolo della globalizzazione degli imbecilli, è francamente insensato. Il nostro offre, a suo suffragio, una differenza che vi sarebbe, quanto a rispetto dei contenuti e di aderenza degli stessi all’opera originaria o alle fonti storiche, rispettivamente tra il “Gattopardo” di Luchino Visconti di Modrone e la mappazza napoleonica di Scott o allo stesso Gladiatore del prode britannico. Il sobbalzo dalla poltrona viene automatico. Ancora una volta l’immodestia mi sorregge e mi viene compagna.
Penso di essere un amatore ed esegeta del Gattopardo. Bene, per ciò che attiene alla sua lodatissima e “popolare” riduzione cinematografica del Visconti di Modrone, essa è piena non solo di strafalcioni, ma di vere e proprie distorsioni e contorcimenti dei profili dei personaggi del romanzo. A parte la totale omissione dell’episodio della morte del Principe di Salina, vero e proprio affresco di un’epoca che muore con lui, è la figura di Angelica ad essere, per ragioni ideologiche, totalmente stravolta. È vero che ella è una delle chiavi del romanzo ma è una raffinatissima e ricercatissima ragazza che apprende, nel suo lungo soggiorno fiorentino, il modo di comportarsi in società, con algida quanto inappuntabile eleganza. Angelica, nel libro, è una ragazza dalle origini popolari sì, figlia anche di una donna, bestia bellissima e tenuta chiusa dal padre, don Calogero Sedara, arricchito quanto ignorante mezzadro ambizioso, ma non è la Cardinale del film, che si sforza di essere “ a modo” ma che si abbandona ad impropri atteggiamenti da popolana, assolutamente inesistenti tra le righe del romanzo.
Ebbene? Non sarebbe anche questa manipolazione, che definirei di dichiarata matrice marxista, forse occhieggiante all’URSS, dominante dell’epoca? Non sarebbe questa un’iniziativa globalista internazionalista comunista? Allora, per dirla con Garibaldi, che si affacciò al balcone, dopo che fu ferito a Mentana, richiesto dalla folla che lo aveva tradito nella sua impresa solitaria di “prendere Roma”, l’Eroe dichiarò, ancora sofferente per le ferite:” Romani, siate seri!”. L’invito, dunque, lo faccio pienamente mio. Il cinema di Scott e dei suoi sono fumettoni anche piuttosto indecenti, ma dire che il cinema debba avere una missione educativa necessariamente e che la celluloide di una volta non avesse un anche un contenuto propagandistico e di puro intrattenimento è cosa francamente che invita alla riflessione garibaldina di cui sopra. Meditate, gente, meditate…