Il lunedì con la medicina. LO STATO DELLA DEMENZA IN ITALIA

di Giacomo Losavio, neurologo e neurofisiologo clinico 

Le proiezioni demografiche mostrano una progressione aritmetica di tale indicatore fino a giungere nel 2051 per l’Italia a 280 anziani per ogni 100 giovani

La demenza è un lento e progressivo declino della funzione mentale che include memoria, pensiero, giudizio e capacità di apprendimento. Si manifesta per lo più nelle persone di età superiore ai 65 anni, ma può colpire anche prima. Tuttavia, la demenza è una patologia e non fa parte dell’invecchiamento normale: molte persone di oltre 100 anni non ne soffrono. Solitamente la demenza si manifesta come un disturbo cerebrale senza altre cause (il cosiddetto ‘disturbo cerebrale primario’), ma può essere causata da molte patologie. Tra le cause comuni di demenza c’è la malattia di Alzheimer: circa il 50% degli anziani che soffrono di demenza, infatti, ha la malattia di Alzheimer. A parlarne è stato il professor Sandro Sorbi, ordinario di Neurologia presso l’Università di Firenze, tra i maggiori ricercatori italiani sull’Alzheimer, in occasione del 62esimo Congresso Nazionale della SNO – Scienze Neurologiche Ospedaliere, in corso a Firenze.

Ma quante persone oggi in Italia sono colpite da demenza? I numeri della patologia, ad oggi, si basano solo su stime. “Gli ultimi buoni studi sulle demenze nel nostro Paese risalgono alla fine del ‘900. Fare studi epidemiologici è estremamente costoso e nessuno ci investe più- ha fatto sapere il professor Sorbi- La stima in Toscana, dove lavoro, è abbastanza rilevante: si parla di circa 100mila pazienti affetti da demenza. In Italia la stima è invece di circa 1,5 milioni di persone, ma nessuno li ha ‘contati’ negli ultimi anni per i motivi che dicevo. La cifra secondo me è sottostimata perché considera le forme conclamate, mentre ormai la ricerca e la clinica si occupano sempre di più di pazienti nella fase precocissima. Questo perché le future nuove terapie, già in uso negli Stati Uniti, anche se non sappiamo se sono realmente efficaci, sono rivolte a pazienti ‘preclinici’, cioè con minimi segni clinici ma evidenza e test di malattia”. Le proiezioni demografiche mostrano una progressione aritmetica di tale indicatore fino a giungere nel 2051 per l’Italia a 280 anziani per ogni 100 giovani. Sono pertanto in aumento tutte le malattie croniche, in quanto legate all’età, e tra queste le demenze.

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