di Carmela Moretti
“Affannosa lotta per strappare alla morte i trecento uomini sepolti nella miniera in fiamme”, si legge sulla prima pagina del Corriere della Sera all’indomani della terribile tragedia di Marcinelle. Con brutalità, l’informazione e l’opinione pubblica di tutto il mondo aprono gli occhi su un fenomeno che dura da dieci anni, esattamente dal 23 giugno 1946: la deportazione economica (alcuni studiosi ne parlano in questi termini, opinione più o meno condivisibile) di giovani di età inferiore a 35 anni, che arrivano in Belgio per il duro lavoro nelle miniere di carbone.
È l’8 agosto 1956. Il sole comincia a spuntare e i minatori del Bois du Cazier lasciano le loro case, impugnando piccone e lanterna e fiduciosi di andare incontro a un giorno come tanti altri.
Un errore umano, però, iscrive quella giornata nelle pagine dei libri di storia.
Alle ore 8,10 un incendio divampa vicino al pozzo di entrata dell’aria, a 975 metri di profondità. È l’inizio dell’inferno. I minatori rimangono intrappolati, le prime squadre di soccorritori intervengono circa un’ora più tardi, sperando di ritrovare in vita almeno i minatori che si trovano ai piani inferiori fino a 1035 metri, dove l’incendio non si è propagato.
Frattanto, la radio belga diffonde la notizia con un laconico comunicato e mogli e bambini addolorati si radunano dinanzi ai cancelli, con i cuori che balzano in petto alla vista di ogni corpo esanime.
Le ricerche s’interrompono due settimane più tardi, il 23 agosto, e il bilancio è sconvolgente: 262 persone su 275 al lavoro quel giorno, di cui 136 italiani. Tutti morti per le esalazioni di fumo, che si erano sprigionate da quell’iniziale incendio, propagandosi in tutte le gallerie della miniera.
Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige e Veneto sono le regioni che si ritrovano a compiangere questi “figli” dell’Italia, tutti di età compresa tra i 18 e un massimo di 40 anni.
Da quel giorno sono passati 63 anni e Marcinelle resta nell’immaginario collettivo come una delle tragedie più gravi mai avvenute in Europa. Ma soprattutto, in occasione del sessantatreesimo anniversario che Italia e Belgio si preparano a commemorare, una domanda ci risuona prepotente nella testa: “Alla fine, che cosa abbiamo imparato da quel triste episodio?”
“Studiate le lingue e andate all’estero”, proponeva Alcide de Gasperi ai giovani del suo Paese, come unica soluzione al problema della disoccupazione.
In queste esortazioni – ahinoi – risentiamo tutta la eco delle parole dei politici attuali.