di Carmela Moretti
Perché leggere o rileggere i classici ha ancora senso oggi? Italo Calvino direbbe che “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”, un’opera eterna, che entra nella nostra coscienza e lì vi rimane per sempre, continuando a raccontarci qualcosa del mondo, degli altri, ma anche e soprattutto di noi stessi.
L’ultimo libro del prof. Trifone Gargano, “Odio Petrarca (e anche Manzoni e tutti gli indifferenti)”, considera i classici una palestra di vita, la scuola migliore in cui apprendere i valori della cittadinanza attiva.
Nella letteratura italiana, Gargano individua due tendenze opposte: una rossa, perfettamente incarnata da Dante, che spinge all’impegno sociale e politico ed educa alla consapevolezza e al senso di responsabilità; una nera, il cui massimo rappresentante può essere considerato Petrarca, che percorre la strada del menefreghismo, dell’ozio o, peggio ancora, del vile compromesso.
Dunque, i più grandi autori della letteratura italiana e le loro opere, diventano lo spunto per avviare un’interessante riflessione sull’importanza del – potremmo dire – non ripiegarsi in sé stessi e non voltarsi dall’altra parte. Una pratica, quella dell’impegno consapevole, che deve essere insegnata e appresa già a partire dalle scuole, in famiglia e nei luoghi di socialità. Nella parte rovesciata, I Care, il libro offre, infatti, percorsi antologici di lettura e di ascolto sui temi della cittadinanza attiva e dell’inclusione, per e-ducere i cittadini del domani.
Trifone Gargano è docente nei licei. È stato professore a contratto di Didattica della lingua italiana e Informatica per la letteratura, presso l’Università di Foggia. Ha pubblicato saggi e antologie con vari editori.