di Dino Cassone
Un disguido organizzativo e sei pazienti si ritrovano ad avere, tutti alla medesima ora, l’appuntamento nella sala d’attesa di un neuropsichiatra. È l’innesco della commedia Toc Toc disturbo? messa in scena dal regista pugliese Paolo Morga e prodotta da Allegra Brigata.
Il cast è composto da Annarita Arvizzigno (la segretaria), Ilia Corbascio (Anna), Marino Desilvio (Emilio), Francesco Dibello (Federico), Enza Matricoti (Lili), Rosanna Pugliese (Maria) ed Eloisa Zippo (Bianca).
Abilissimi nel vestire i panni complessi di personaggi fuori dalle righe, frutto di tanto lavoro laboratoriale e di talento naturale.
Non ce ne vogliano gli altri – bravi, lo ripetiamo – se la corona d’alloro la posiamo sul capo dei tre che hanno brillato maggiormente: Dibello, Zippo e Desilvio.
Un plauso speciale, poi, alla indovinata scenografia – trionfo di eleganza “pop” – curata da Francesco Angelini.
La spassosissima commedia – adattamento del testo scritto dal francese Laurent Baffie e tradotto in spagnolo da Juliàn Quintanilla – ha un titolo decisamente a doppio senso.
Il toc che evoca il suono del “bussare” (i pazienti entrano infatti uno alla volta nella stanza), non è altro che l’acronimo spagnolo del disturbo Tic Ossessivo Compulsivo (in italiano viene indicato con D.O.C).
La sala d’aspetto quindi si trasforma in un ideale palcoscenico dove ciascun paziente si esibisce con le proprie ossessioni: chi ha la mania del controllo, chi soffre di rupofobia (la paura dello sporco), chi di nomofobia (attaccamento al cellulare per paura di isolamento) ed ecolalia (ripetere parole o frasi dette da qualcun altro), chi da aritmomania (ossessione per i calcoli) e disposofobia (ossessione per l’accumulo), chi infine soffre della Sindrome di Tourette (turpiloquio e tic nevrotici incontrollati).
E quando i sei, per ingannare l’attesa, improvvisano una sorta di terapia di gruppo, ecco che si scatena una girandola di esilaranti scenette. Con tanto di finale a sorpresa.
Ma attenzione, dietro la macchina perfetta dei tempi comici che hanno strappato risate e applausi a scena aperta, si nasconde il retrogusto amaro, vero messaggio della commedia.
Parliamo di tutto ciò che le persone affette da questi disturbi sono costrette ad affrontare quotidianamente: la sofferenza per l’impotenza di controllare i disturbi, l’angoscia di relazionarsi con gli altri e la conseguente solitudine. Non ultima, la cattiveria degli altri.
Foto di scena di Pino Mirizzi.