di Francesco Monteleone
Vedendola comparire all’improvviso sulla scena, la mente produce un pensiero non richiesto: I poveri si vestono bene soltanto nei giorni di festa, ma difficilmente sono eleganti, perché non sono disinvolti.
Invece, Drusilla Foer ha un’eleganza infallibile; ella appartiene alla famiglia di un diplomatico nella quale, tutti i giorni, ognuno doveva essere impeccabile. Dunque, Drusilla ha imparato a bamboleggiare da piccola e presentandosi sul palco del cine-teatro Palazzo di Bari, senza inutili aperture di sipario o siglette, annuncia il suo recital con lo stile di una diva. Sul suo corpo, più ossuto che carnoso, dotato di una agilità fisica sorprendente nonostante la patina del tempo, pesano i capelli e i tessuti che azzeccano con i colori iridescenti della coda di pavone, simbolo di vanità; ma per questa queer aristocratica, la vanità è soltanto una scoria della sua anima erotica. Come show girl, Drusilla è una maliarda che benda gli occhi al pubblico per indottrinarlo sul passato, con le melodie, con i racconti autobiografici, con il lavorio della sua coscienza impura che rende adorabili perfino gli eccessi di malizia.
Lo show “Eleganzissima” si evolve in valore con due musicisti (Loris di Leo al pianoforte e Nico Gori al clarinetto e al sax) che spingono le note come un secondo motore. Viziata dal talento degli accompagnatori, Drusilla riesce a dare la scintilla a canzoni dimenticate come “Vucchella” di Tosti/D’Annunzio, o a raggiungere la bellezza in ripidissima salita con un lacerante arrangiamento de“I will survive”.
Bari, per la cultura, è una città divisa dall’incertezza: il popolo fa leva con il dialetto e il mare. La borghesia si emancipa in autonomia e in disparte nei salotti esclusivi, i politici si riempiono la pancia con il folklore. In questa confusione, il “Palazzo” di corso Sonnino assolve nuovamente allo storico mandato di cinema e teatro, muovendosi alla grande, seguìto da un grande pubblico che genera plusvalore ed entusiasmo. La scelta di Drusilla è stata un’invenzione ben riuscita, per coinvolgerci in quegli angoli di mondo dove ella è vissuta e lasciandoli, si è portata dietro tante melodie crepuscolari.
La signora Foer, invece che in abito da sera, potrebbe presentarsi in maglietta a righe e invece di muoversi tanto in scena, potrebbe stare con le mani dietro la schiena o dondolare. La sua voce è la vera sorgente della letizia; con essa Drusilla rimette fuori, dopo averli ingoiati, gli abbandoni sentimentali, l’educazione oligarchica, le esperienze artistiche, il sesso occasionale, l’età non rivelata, la sua volontà di ferro, la memoria di amici dai quali ha avuto tutto e le ceneri dei propri diari. Nella maturità, l’arte del cantare le serve a caricare la sveglia per il nuovo giorno.
Al quarto bis Drusilla, emozionata, ma esausta ha invocato la chiusura del sipario, per non dover rifare tutto il repertorio preteso dagli spettatori. Il Tour per l’Italia di “Eleganzissima”, scritto con la direzione artistica di Franco Godi, è terminato a Bari.
Ora Drusilla si potrà rifugiare in brevi intervalli di silenzio, ma presto si annoierà a fare resoconti. Ha tante inesperienze artistiche da fare ancora.
Il buio le serve per provare le mutazioni, ma sono le luci della ribalta che scardinano quella realtà nella quale la regina non vuole essere imprigionata.