“STORIE E PATÒRIE”, NUOVO TEATRO ABELIANO

con Mario Mancini, Vito Signorile, Gigi De Santis, Franco Blasi, Gianni Giannotti, Enzo Strippoli, Enzo Vacca, Enzo Sarcina.

Recensione di Francesco Monteleone

Questa commedia è un capolavoro.

Vito Signorile, incaricato dal memorialista Alfredo Giovine di dare vivezza teatrale alle tradizioni baresi, ha avuto lo stesso colpo di genio di Goldoni, Paul Scarron, Dario Fo e cose simili.

  • Sei diventato demente, Francesco? Come puoi accostare un capocomico di Valenzano alle divinità del Teatro Pubblico Pugliese?

Il critico fatuo che farà questa obiezione sarà derubricato a capa di fava.

Perché Dario, Paul e Carlo certamente si divertirebbero a vedere quell’ intrico di lacrime e risate, provocato durante la veglia funebre da un gruppo di commare concave e linguacciute.

Perché Dario, Paul e Carlo canterebbero le loro canzoni, ruberebbero le battute, impazzirebbero con le evanescenti vocali finali del dialetto.

Perché Dario, Paul e Carlo, dopo aver sepolto l’esilarante morto di scena,  succhierebbero anch’essi, rumorosamente, i panzerotti fritti offerti al giubilante pubblico dalla fantastica organizzazione del Nuovo Teatro Abeliano…

Eppoi, nel secondo atto, dopo aver ben compreso l’efficacia antidepressiva del cònsolo (u cuenz) Dario, Paul e Carlo imparerebbero la legislazione matrimoniale imposta dalle madri alle figlie vacantine e, certamente, vorrebbero vedere a cosa assomiglia la faccia del fantasioso personaggio popolare soprannominato ‘minz cul’

Storie e patòrie è un meticoloso acquerello della famiglia cafona pugliese, è un testo parlante di antropologia, è l’annunciazione di un tramonto morale.

Storie e patòrie è soprattutto una gigantesca ricarica di sorrisi offerta da 8 chiassosi ed effervescenti attori, frananti dall’alta cima della giovinezza (Gianni Giannotti, Enzo Vacca), miracolosamente scampati alle fosse comuni dei comici vernacolari (Enzo Strippoli, Enzo Sarcina, Gigi De Santis), ingigantiti dalla reviviscenza della vecchiaia (Vito Signorile, Mario Mancini, Franco Blasi).

 

Mario Mancini: il più grande attore vivente in Puglia. Ha 83 anni. È ora di divulgare questa verità non per quello che ha fatto, ma per quello che avrebbe potuto fare. La sua classe immensa è stata recisa nel suo nido casalingo. Mario non ha mai imbrattato l’aria teatrale con parole inutili. Solo lui è capace di farti scompisciare dalle risa con il monottongo ah!, con il dittongo n’gul!, con la sdrucciola zocc’n! Mario è un uomo faceto, facondo, elegante nella danza, un Banderas barivecchiano che se avesse studiato all’università…I produttori avrebbero dovuto rapirlo, mentre continuava a vorticare sul palcoscenico girevole del ‘Piccolo Teatro’ di Eugenio d’Attoma.

Vito Signorile: è uno specialista della ‘ribollita linguistica’. Si è fatto una gigantesca provvista di poesie, racconti, aneddoti, proverbi, ricette, musiche, canti dialettali ecc. e ora se la cucina tutta nel suo teatro, nutrendo (per finta e per davvero) chiunque sia affamato di tradizioni popolari. Grazie alla sua sgranatura drammaturgica tutto ciò che è folcloristico  diventa  tragicomico. Il maestro Vito merita una cattedra, non i torvi trafiletti di critici che lo considerano unto dalle pro-loco.

Vito Signorile e Mario Mancini

Franco Blasi: ha un’unica espressione, simile a quella del poveretto colpito da reumatismi. Ci ricorda Eusebio, il fuoriclasse portoghese che sempre con la stessa finta di corpo ha disorientato centinaia di fortissimi terzini avversari. Ebbene, Blasi con quella faccia può fare ciò che vuole; il pubblico tifa per lui e ora anche i registi cinematografici lo vanno cercando.

Enzo Strippoli: il reverendo (così si presenta in Storie e patòrie) ha la rapa e prega per la resurrezione dei suoi capelli che non avverrà mai. Strippoli è stato scuoiato da una lunga gavetta, ma non è mai stato un pivello. È nato imparato. Sa fare tutto ciò che gli si chiede, soprattutto il ‘buono, il brutto e il cattivo’. Sul palcoscenico smista le battute così come Beccalossi faceva gli assist a San Siro. Anche quando ha la faccia pizzuta, Enzo suscita una panciuta simpatia che gli apre tutte le porte del lavoro.

Gigi De Santis: Cristo gli ha rimboccato una gamba più dell’altra e gli ha dato una voce simile allo schiocco di una frusta. Con quella sagoma fa rimbambinire chiunque lo veda o lo senta recitare. Travestito da donna, con il rude dialetto del sottano, tracollando ad ogni passo, Gigi dimostra la sua vocazione di apostolo teatrale. Anche quando non parla va sorvegliato, perché è bravissimo nelle controscene.

Gigi De Santis

Enzo Vacca: è un’icona pop che possiede la recitazione melodiosa. Nel palato risucchia le parole e le trasforma in suoni mimici. Non sarà mai ricoperto di muffa perché gli piace pedalare all’aria aperta e ha gli occhi sognanti come quelli di un arrotino che fa lame con i raggi di sole.

Enzo Sarcina: Se qualcuno gli chiede di imitare ‘il panino imbottito’,  lui riesce a mimare come si sente il salame, lì dentro. Sarcina impicca le parole senza farle morire e tenendole in vita gemebonde, le solletica per ricavarne i suoni comici. Insomma è un altro jolly a piede libero. Nella sua carriera ha saputo mantenere una velocità di crociera, il problema è che la fa in retromarcia.

Gianni Giannotti: il musicista-compositore non ha il compito di declamare versi, né provocare discussioni, né imbroccare barzellette. Devo solamente intromettersi in tutti i discorsi, con enunciati burleschi. Fa il ‘Mettibocca’, secondo le indicazioni del regista. Ma Giannotti non è un panchinaro, bensì l’intoccabile zimbello da richiamo: La sua maestria è nello spippolare melodie che si incidono sui cuori vellutati di spettatori grandi e piccoli. È il fideiussore melodico della compagnia, che paga tutte le cambiali scritte sul pentagramma.

(spettacolo andato in scena nel giugno 2013)

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