di Francesco Monteleone
Per i biancorossi è stato il quarto pareggio di fila; il caso sembra essersi inceppato di nuovo, come nell’infelice campionato dell’anno scorso. Ma noi tifosi non siamo più esposti al dolore di cuore continuo. Per ora il Bari ha il ritmo della salvezza sicura, non quello della promozione. Perché? Al di là dei punti persi stupidamente con Sampdoria, Cremonese, Cosenza, Catanzaro ciò che ancora non si muove nella giusta direzione è il reparto d’attacco. Eppure i 3 titolari Lasagna, Favilli, Novakovich non si risparmiano mai in campo; lo hanno dimostrato ancora una volta nella partita più difficile disputata finora; una partita nella quale i biancorossi, difendendosi con forza e coraggio, ci hanno fatto sentire invincibili. E quando arriveranno i gol di chi è pagato per farli raggiungeremo facilmente il quarto posto in classifica (che è quello che ci spetta per la potenza che abbiamo).
Alberto Picco fu il giocatore che storicamente segnò il primo gol valido della gloriosa società calcistica costituita il 1906 nella città di La Spezia. Non ebbe fortuna il povero Alberto; fu arruolato come alpino nella Prima Guerra Mondiale e mori giovanissimo nella battaglia per conquistare il Monte Nero, vicino Livorno. Nello stadio giustamente intestato a lui, il Bari di Moreno Longo non ha avuto certamente l’andatura da processione che ebbero le formazioni di Mignani e Marino; diciamo che andava al trotto, contro i giocatori dello Spezia che invece hanno galoppato per quasi 90 minuti. “In guerra, come in ogni battaglia l’essenziale è la velocità”. Abbiamo vista una partita tosta, ma molto formativa per il futuro biancorosso. “Sia lodato ciò che rende duri” avrebbe detto il saggio Zaratustra. Molto, molto astuto è stato Moreno Longo a non mettere in campo i due giocatori più fantasisti che avrebbero potuto cambiare l’esito della partita in positivo, ma anche in negativo. L’allenatore barese con sangue barese attua una strategia di crescita strutturata; anche un punticino conferma che pur avendo un organico per il quale non c’è stato un altissimo livello di investimenti, alla fine egli potrà dare una risposta convincente a chi gli chiede: Il Bari non merita la serie A?
L’uccello simbolo dello Spezia è l’aquila. L’inno dello Spezia (che non è bello come il nostro) dice: “non siete soli, stiamo aspettando nel cielo che l’aquila voli…” Noi baresi abbiamo il galletto che ha ali più piccole e non può alzarsi tanto in alto come il famoso predatore. Ma in serie A possiamo ugualmente arrivarci compiendo i balzi e le planate di maggior lunghezza del nostro volatile portafortuna. E ora pensiamo a come vincere con la Carrarese e la Reggiana, perché è cresciuta troppo la nostra voglia di 3 punti.