SARAH & SALEEM – LÀ DOVE NULLA È POSSIBILE, regia di Muayad Alayan, Palestina, 2018

di Francesco Monteleone

Due cose Gerusalemme non potrà avere mai: il mare e la pace. La città santa per ebrei, cristiani e musulmani è da secoli assediata, conquistata, distrutta, ricostruita, divisa, insanguinata.

Tre sono le cause storiche: 1) re Salomone costruì il tempio di Dio, ovvero il luogo più sacro per il religione ebraica. 2) Lì è vissuto ed è stato crocifisso il salvatore dei cristiani, Gesù. 3) Nella vecchia città c’è la roccia dalla quale Maometto ascese al cielo in groppa al cavallo alato Burak e, avvicinandosi ad Allah (il suo Dio), vide com’era fatto l’inferno e il paradiso dei musulmani.

Ebbene, come si vive oggi a Gerusalemme? In una atmosfera patologica sotto la quale uomini e donne, arabi e israeliani, convivono senza integrarsi, senza trovar rimedio alle frizioni e agli odi, appoggiati passivamente alla volontà dei loro dirigenti politici, tutti costretti all’obbedienza religiosa. Ma questo film eccellente non è un’opera morale sulle diversità della fede. Nessun personaggio, in nessuna scena, prega o si consola con la parola divina, eppure sbagliando a comportarsi, come capita a ogni persona del mondo, è colpito da sanzioni bibliche.

Due creature umane, un distributore di pane arabo e una barista israeliana, sentendosi libere, provano ad amarsi. La loro condizione civile non lo consentirebbe, perciò il loro piacere individuale diventa immediatamente un peccato mortale e il cedimento alla seduzione fisica diventa l’inizio di una tragedia umana dolorosissima.

Il regista palestinese ci propone un audace lungometraggio ispirato a una storia vera. La sceneggiatura valorizza la coscienza individuale, la coerenza morale, la diversità sociale delle figure umane, senza creare artatamente colpevoli o innocenti. Anzi, la donna che tradisce è la stessa che fà giustizia. L’uomo falso paga consapevolmente il prezzo dei suoi errori. La moglie ingannata difende la verità, rinunciando alla vendetta. Il marito raggirato non volta le spalle al suo passato. Applausi meritatissimi al gruppo di attori, ma soprattutto a Sivane Kretchner (Sarah) è lei che affronta il vero martirio per avere due volte avuto il coraggio di trasgredire.

È sconsigliabile la visione di trailer e recensioni di addetti ai lavori. Lasciatevi sorprendere dalla bellezza unica, tormentata, eterna di Gerusalemme. Essa è le viscere dell’occidente.

(visto al cinema Splendor di Bari il 3 maggio 2019).

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