POVERI MILIARDARI, COSTRETTI A LAVORARE – parte prima

di Giulio Loiacono

Qualcuno dirà:” ma che? Mi sei diventato comunista?”. La risposta è un reciso no e spiegherò presto anche il perché. In ogni caso, una cosa mi perplime. E mi chiedo:” come mai gente straricca sente la necessità non tanto di lavorare quanto ti togliere spazi a gente “più povera” o più comune ma storicamente dotata di fame-e non solo metaforica-capace di far progredire la nostra società?”. Anche qui la risposta si farebbe incerta ma mi ci avventuro. Una può essere che la società contemporanea, più delle altre, venendo meno il ruolo “regolatore” e di supporto dei vari Stati, alle prese con doverose politiche di risanamento degli eternamente sfasciati conti pubblici, causante un tramonto definitivo delle politiche di stato sociale o “ building the great society”, se lo si dice alla americana, ideale protagonista della metà del secolo scorso, si è incredibilmente esposta e scoperta debolissima. Inoltre, con una denatalità tanto sconvolgente quanto patologica e con una emigrazione, di prima o di seconda o varia generazione, comunque mista e “mulatta”, incapace di fornire adeguato supporto e sostegno al ricambio sociale, si vede che qualcosa non va. A ciò si aggiunga volentieri un ascensore sociale fermo da decenni, causato da una sostanziale sordità dei ceti dominanti a far fare ingresso a coloro, appunto, come si diceva prima, che potessero arricchire la linfa della società; ecco che sorge il miliardario che è costretto a lavorare. Ovviamente, lavorano a modo loro, ossia fanno affluire capitali, più che altro di origine familiare, sulle loro iniziative, occupano spazi sui social utilizzando risorse come se fosse napalm, rastrellando bot, followers a pagamento, staff di geeks o hackers informatici che, pagati profumatamente, lavorano incessantemente, quasi fossero mini stati su due gambe.

E come tali si comportano: viaggiano dovunque, controllano situazioni e media. In più, hanno scoperto, dalla politica, l’atto di fede. I loro seguaci, in genere poveracci ed esclusi per definizione, sfigati di professione e per vocazione, sono il seguace perfetto. Il megafono social, ai loro stolti occhi, magnifica i miliardari come dei, oggetti di culto ed il miliardario di turno ci giuoca, lo plasma, lo rende schiavo e pretoriano. Ed ecco che dalla prima miliardaria che consideriamo, Taylor Swift, talento zero, che ha cambiato generi musicali come il sottoscritto cambia le mutande,derivano le sue seguaci.

La Swift ha profuso capitali e da grande manager di se stessa, diventata stato quanto a PIL perso male, da dittatrice capo di stato, ha bisogno di un popolo, pronto a morire per lei, ha creato le swifties appunto. Questo gruppo di Ménadi sfidano il mondo intero. Il mondo intero non ha capito un cazzo di lei- e conseguentemente di loro-, non può avere idea di quanto Lei sia grande e non può capirla. Il mondo intero che si chiede e si interroga come mai una umanità penda dalle labbra di un così assente personaggio a livello di talento. Ciò le fa incazzare anche di più. Tutti invocano un intervento della Swift, ad esempio,nella campagna elettorale americana a sostegno di Biden perché lei sarebbe per le escluse e quindi una dem per definizione contro il mostro arancione. Scommettete che non ci sarà? Il miliardario è attento, non può esporsi, non conviene. Viene da quel mondo di Wall Street che ha solide radici nel mondo e nel partito rep. E se vincesse l’arancione? E se dovesse avere mano libera quel mondo lì, dove il miliardario, tra il suo popolo bue, gli esclusi, gli hillbillies, devastati dalla crisi degli oppiacei e degli antidolorifici, trae ottima forza, che si fa se quel popolo diviene il volano della Casa Bianca futura? Meglio starsi zitti. Il miliardario è furbo, prima di ogni altra cosa.

Il resto lo affido ad una seconda parte. A presto!

English version

Poor billionaires forced to work – Part One

Someone will say: “but what? Have you become a communist?”. The answer is a firm no and I will soon explain why. In any case, one thing puzzles me. And I ask myself: “Why do very rich people feel the need not so much to work as to take away spaces from people who are “poorer” or more common but historically endowed with hunger – and not just metaphorically – capable of making our society progress?”. Here too the answer would be uncertain but I’ll venture into it. One may be that contemporary society, more than others, is losing the “regulatory” and supporting role of the various states, grappling with dutiful policies for the recovery of the eternally ruined public finances, causing a definitive decline of welfare state policies or ” building the great society”, if you say it to the American woman, the ideal protagonist of the middle of the last century, she was incredibly exposed and discovered to be very weak. Furthermore, with a birth rate that is as shocking as it is pathological and with emigration, of first or second or various generations, however mixed and “mulatto”, incapable of providing adequate support and support for social replacement, we can see that something is wrong. To this we willingly add a social lift that has been stagnant for decades, caused by a substantial deafness of the dominant classes to allow entry to those, precisely, as was said before, who could enrich the lifeblood of society; here comes the millionaire who is forced to work. Obviously, they work in their own way, that is, they make capital flow, mostly of family origin, into their initiatives, they occupy spaces on social media using resources as if it were napalm, rounding up bots, paid followers, staff of geeks or computer hackers who, paid handsomely, they work incessantly, almost as if they were mini states on two legs.

More: they behave as such: they travel everywhere, they control situations and the media. Furthermore, they discovered, from politics, the act of faith. Their followers, generally poor and excluded by definition, losers by profession and vocation, are the perfect follower. The social megaphone, in their foolish eyes, magnifies billionaires as gods, objects of worship and the billionaire of the moment plays with it, shapes it, makes it a slave and a praetorian. And so, from the first billionaire we consider, Taylor Swift, zero talent, who changed musical genres like the undersigned changes her underwear, her followers derive. Swift has lavished capital and from being a great manager of herself, having become a state in terms of badly lost GDP, from being a dictator to being a head of state, she needs a people, ready to die for her, she has created the Swifties. This group of Ménads challenge the entire world. The whole world hasn’t understood shit about her – and consequently about them -, they can’t have any idea how great she is and can’t understand her. The whole world wonders and questions why humanity hangs on the lips of such an absent character in terms of talent. This pisses them off even more. Everyone is calling for Swift’s intervention, for example, in the American election campaign in support of Biden because she would be for the excluded and therefore a Dem by definition against the orange monster. Do you bet it won’t be there? The billionaire is careful, he can’t expose himself, it’s not worth it. He comes from that world of Wall Street which has solid roots in the world and in the rep party. What if the orange man wins ? And if that world were to have a free hand, where the billionaire, among his ox people, the excluded, the hillbillies, devastated by the opiate and painkiller crisis, draws excellent strength, what will happen if that people becomes the driving force of the future White House? Better to stay quiet. The billionaire is smart, above all else.

I entrust the rest to a second party. See you soon!

 

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