di Renato de Robertis
Ognuno di noi ha qualcosa che non può raccontare. C’è una camera segreta nell’appartamento della coscienza. E nel romanzo “Lasciarti andare” di Ornella Durante (Progedit), il personaggio di Silvia trova la forza per aprire questa camera e raccontarla. Le ragioni per scrivere sono illimitate. Tuttavia, quando scriviamo, una strategia del benessere si compie: scriviamo per neutralizzare le intermittenze del cuore. L’autrice costruisce una storia per elaborare il trauma di Silvia, per entrare in un cuore abusato. La sua narrazione schiude un segreto, fissa le immagini di una quotidianità nevrotica; in questa ecco Bari, il suo tran tran, la sua carica allegorica.
Silvia è invasa da contraddizioni tanto da bramare “un bisogno di innocenza, di purezza, di sentirsi incontaminata, senza colpe…” Così i contrasti esistenziali trovano un esito nella scrittura, nel diario. Sono proprio i frammenti del suo diario che esprimono un maturo linguaggio evocativo. Mentre gli eventi avanzano, il lirismo del diario rappresenta un istante creativo attraente.
Il focus dell’esperienza di Silvia è la terapia psicologia. Che genera un tessuto narrativo in cui il dolore è pedinato. Perciò il male viene riscoperto, affrontato, raccontato. E tale dinamica costruisce il romanzo di un vissuto in cui la notte fa male e la tenerezza è smarrita. Tra coraggi e attese avanza un rimorso, quello per l’interruzione di una gravidanza, un abisso nell’anima di lei.
Nondimeno, il variopinto mondo femminile trova espressioni e speranze: appaiono amiche, destini, canzoni. Ed è questa la ragione del romanzo di Durante, cioè: provare a mettere alle spalle le gravezze esistenziali, non perdere il gusto della leggerezza, liberarsi dalle ombre del malessere. Una leggerezza in senso calviniano, per “planare sulle cose dall’alto”, prima di tutto “per non avere macigni sul cuore.”
Ornella Durante, “Lasciarti andare”, Progedit Iris, Pagg.172, euro 16.50