“MOLTO DISAGIO PER NULLA”

di Francesco Monteleone

La ‘Balda’ ha festeggiato i 10 anni della sua carriera nel Nuovo Teatro Abeliano diretto dal regista e primo attore Vito Signorile che, avendo dato il palcoscenico ai più grandi commedianti del secondo ‘900, taglia i complimenti con il bisturi a lama monouso; perciò sentirgli dire alle ore 23 del 1° febbraio 2025: “Daniela è migliorata molto in questi anni” non è stata una rinsecchita adulazione di fine serata, ma la conferma che la teneva sotto osservazione da molto tempo.

Ordunque noi, dopo aver ammirato l’ultimo monologo della performer, scandito da un ritmo comico impressionante, mettiamo la retromarcia alla nostra immaginazione e proviamo a sottrarre all’invisibile quegli strumenti per i quali un’attraente giovane donna di Altamura è diventata la straordinaria attrice e autrice di testi come “Molto disagio per nulla”.

Daniela Baldassarra, nata alla fine della Prima Repubblica, si è evoluta in un quadro teatrale inquietamente ‘normalizzato’ dalle banalità televisive. Indifferente all’appiattimento sull’esistente sfruttato da tante sue ‘colleghe’, Daniela ha incessantemente preferito aguzzare gli occhi per mettere a fuoco ciò che le era più distante; per contrastare l’imbarbarimento fallico della cultura giovanile si è conservata moralmente integra fino alla durezza, eppure scatenando risate esplosive in ogni esibizione pubblica ha saputo immunizzare il suo crescente partito di seguaci dalle misere attualità.

Il Demone della memoria strappa il decimo calendario e la Baldassarra ha tutta l’aria di essere ringiovanita; non risparmiando sé stessa (né tantomeno gli altri) perché libera da convenzioni morali, rafforza in scena il coraggio del ‘proibito’, togliendo al suo linguaggio e alla sua mimesi tutto ciò che si fa fatica a percepire come ‘serio’. Insomma, gli uomini ridono per l’inconveniente di essere nati maschi; le donne esultano alle portentose acrobazie lessicali della loro spassosa vendicatrice che, a suon di battute, impone una livida indifferenza alla ‘cazzolatria’.

LO SPETTACOLO IN SÉ

“Le persone socievoli sono dannose!” Per farci fare un passo in avanti nel suo umanesimo comico la Baldassarra ricorre a un iniziale paradosso (chi ama e ricerca la compagnia altrui non può essere negativo!). Dopodiché, sapendo che in platea ci sono autorevoli oppositori alle sue opinioni, la Balda accentua con talento comicissimo i caratteri di novità presenti nei nostri costumi ed elenca dettagliatamente gli ‘eccessi’ delle relazioni d’amore, della famiglia, delle nostre intimità. Il risultato? Sono surgelate le feste di matrimonio a ferragosto, smantellata la sessualità tra coniugi, ritoccate le nevrosi delle mamme ai ‘consigli di classe’, crudelmente ridicolizzata la cura esterna del corpo femminile, messe a nudo le nauseabonde pudenda maschili, commiserate le separazioni matrimoniali…Lo spettacolo della Baldassarra è un vaccino contro le malattie fatali derivanti dal coagularsi agli altri, “inquinando il silenzio” delle persone solitarie. Quanta parodia, ma anche quanta vita c’è in quella profilassi!

BENE! la clessidra ideale dei minuti dedicati alla critica si è svuotata; molti contenuti dello Balda-show rimarranno sottesi, escluso uno che ci viene alla mano, ricordando il divieto ascoltato in sala: “Si prega di non fare foto, né video”. Se rivoltiamo la frittata, la cattiveria fasulla significava: “Gentili spettatori, voi siete i predestinati di una comicità della quale conserverete beneficio e ricordo; chi non è venuto faccia i passi giusti per vederlo, ma unicamente dal vivo; il resto del pubblico non ha importanza per noi, fa parte della umanità che si accontenta di conoscenze effimere”. Spieghiamola meglio: La negazione della riproducibilità tecnica, pretesa dall’interprete, è una saggia richiesta di rispetto e di tutela del Teatro classico che non può essere ambientato, pubblicizzato, divulgato o disperso nei macabri media circolanti. La recita compiuta dalla Baldassarra è sempre imprevedibile e irripetibile; accade in uno spazio chiuso di pietà o di ribellione, seppure lievitata dall’ironia e dall’umorismo; è una recita isolata dai rumores di strada e filtrata dal tempo senza passato; non va registrata, né scoperchiata, perché le impronte visive prodotte da dilettanti renderebbero finto il suo recitare. Di Eleonora Duse possediamo qualche fotografia, pochi fotogrammi di un film su Grazia Deledda, la sua voce si disciolse nella memoria dei suoi coevi, eppure è ancora considerata la più grande attrice del ‘900.

ULTIMO DETTAGLIO: Daniela Baldassarra spende più in tessuti che in carboidrati. Se ne vedon poche di attrici che si presentano al pubblico tanto eleganti, come fa lei. È il sentimento di rivincita femminile. I suoi abbigliamenti sono costosi ed elaborati, scelti come segni costitutivi. Per lei sarebbe agonia penosa sentirsi sotto lo sguardo distratto degli altri. Non la vedrete mai con costumi di scena. Daniela indossa abiti di spettacolo che narrano il suo corpo, non sono il suo travestimento. Questa volta, un tailleur rosso scarlatto con luccicanti lustrini, nel fumo del proscenio, la faceva sembrare una rosa maturata in cielo.

“C’È CHI NASCE POSTUMO” scrisse Nietzsche. Daniela ha saputo conservare l’entusiasmo iniziale per il gioco senza disperdere l’energia intellettuale di chi studia e pensa; ha rinvigorito il rispetto per sé stessa, anche quando i suoi monologhi vibranti di un realismo secco e ironico, sui social le scatenavano contro maledizioni, sentenze, insulti…lei è sempre rimasta virtuosa. Ebbene, nella serata della consacrazione all’Abeliano, in un teatro strapieno di fan entusiasti, tutte le vecchie amarezze sono state definitivamente cancellate. Ha vinto il successo della futura Franca Rame. Ma ricordate, gentili lettori, altro non avrete da lei che la consueta dose d’arte provocatoria, perché il riso offerto dalla Balda va sempre gustato al dente.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.