MINA CANTA DANTE, “UNA ZEBRA A POIS”

di Trifone Gargano

Brano pubblicato su vinile, a 45 giri, nel 1960, in coppia con la canzone Mi vuoi lasciar, etichetta discografica Italdisc. Nello stesso anno, Mina inserì Una zebra a pois in un EP (Extended Play, supporto fonografico che conteneva più tracce, e che, al tempo, veniva considerato più economico e più versatile di un LP), con altri tre brani (Tutto, Sentimentale, Coriandoli). Inserì la canzone, sempre in quel 1960, nell’album Il cielo in una stanza, suo secondo album ufficiale. Dante e Beatrice vengono citati nel preambolo della canzone:

Per comporre una canzone commovente
devi pensare a chi ti fa vibrare il cuore
io l’ho scritta ed è davvero sorprendente
pur non essendo una canzone d’amore.
Dante s’ispirò a Beatrice
chi sarà la nostra ispiratrice?
Mah!!

Il testo è di Lelio Luttazzi, Dino Verde e Marcello Ciorciolini; le musiche sono di Lelio Luttazzi, e l’orchestra che accompagna Mina nell’esecuzione è quella di Tony De Vita. Una zebra a pois, nel 1960, uscì con due diverse copertine.

La versione con il cartone animato, cui rinvia il code QR qui allegato, è stato realizzato nel 2007, da Movimenti Production per Studio Lead.

Nel 1960, Mina è già una cantante molto nota e pop; autentico fenomeno nazionale, di una nazione cioè, quella italiana, che sta entrando negli anni del suo boom economico, e che desidera, quindi, distrarsi, e, soprattutto, dimenticare i dolori della guerra, e la miseria degli anni tristi del dopoguerra. Richiesta e vezzeggiata dalla neonata televisione, fino al punto che i dirigenti Rai sapevano che la sua sola presenza in video fosse garanzia di successo (e di ascolti) per la singola trasmissione.

Nel 1960, quindi, l’uscita del 45 giri Una zebra a pois, in forma di divertissement canoro, con testo nonsense, alla maniera unica e inimitabile di Mina, con la sua voce così divina e così ri-modulabile, su mille tonalità differenti, in contemporanea con la pubblicazione di quella che, certamente, può essere considerata come una delle canzoni d’amore più bella del Novecento italiano, e cioè Il cielo in una stanza, contribuì, vieppiù, a stupire il pubblico, a conquistarlo, e a creare il mito (intramontabile) di Mina, di una interprete, cioè, che fosse capace, come pochissimi altri hanno saputo fare, nell’intera storia della canzone, di ottenere tutto dalla propria voce, passando, quasi nella stessa serata, da un genere all’altro.

La stessa canzone Una zebra a pois, al suo interno, per il primo minuto di esecuzione, segue i ritmi di una melodia per grande orchestra, per poi sciogliersi in un avvolgente ritmo rock. Inoltre, com’è stato notato finemente, nell’assolo vocale «pois, pois pois», che viene ripetuto, sono ravvisabili inserti jazz. Mina, nel 1960, ha solo vent’anni, ma possiede e sfodera una maturità artistica che le consente di fare questi affondi. Un anno dopo, a Sanremo, nel tempio della canzone italiana, con Le mille bolle blu, Mina avrebbe portato più avanti la sua rivoluzione canora, segnando, così, una netta demarcazione tra quella nuova direzione di marcia che lei già percorreva (e non sola), e il (vecchio) tritume lacrimevole dei melodrammi sanremesi.

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