di Giulio Loiacono
Credo che già nel titolo troviate molti dei contenuti di ciò che state per leggere. La mia non sarà solo una semplice recensione del recente film di Pietro Marcello, presentata alla scorsa Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e premiata con una meritata Coppa Volpi per il migliore protagonista maschile, un convincente, per quel tipo di assemblaggio cinematografico, Luca Marinelli, ma sarà soprattutto un breve viaggio nella filosofia e nella cultura.
Come molti sapranno, questo è un romanzo di quel sublime autore che fu Jack London e, per allontanare subito i più improvvidi tra Voi, non è solo l’autore di Zanna Bianca ed il Richiamo della Foresta, due libri interessanti per quello che già si intravede nel suo pensiero ma sinceramente un po’ fatui. Già con il Tallone di Ferro, libro arcano e densissimo di pagine politiche, e, perciò, raccomandabile con cura, per il suo peso quasi saggistico, c’è un London diverso ed affascinante, anche se poi è sempre lo stesso di prima per i suoi richiami alla natura, contraltare di un uomo che sviluppa il suo power stimolato da essa.
Ma è su Martin Eden che vorrei soffermarmi. Questo autentico gioiello, sempre moderno e sempre diverso, entra in medias res con una violenza ed una capacità di modulazione del pensiero filosofico degno dei più grandi sistematici della storia della filosofia umana. Martin Eden non è un libro socialista. Martin/London non è un socialista. È uno spenceriano. Il filosofo del “Dio ignoto”, come si fa dire, in un desco pieno di altezzosi, si sarebbe detto un tempo, borghesi, ad un uomo “inutile”, come viene apostrofato dal Martin del film. Herbert Spencer si giova dell’evoluzionismo scientifico di Darwin e della “potenza”di Ralph Waldo Emerson, creatore del trascendentalismo, la più grande corrente filosofica della seconda metà dell’Ottocento. Quasi li fonde e li rende sostrato del suo individuo. È l’individuo e la sua forza che fa la collettività sociale, non viceversa. Mai viceversa. Chi, come nel film, parla di degenerazione del linguaggio delle masse e prodotto del pensiero borghese e padronale, l’individualismo appunto, che distoglierebbe il popolo dalla sua missione rivoluzionaria, si rende responsabile di una lunga scia di sangue e violenza che ha ottuso le menti dei singoli fondendoli in una volontà di potenza delle masse che nel numero troverebbe la sua sola essenza.
Ed allora i momenti del film che vi raccomando sono due: uno, quando un vecchio e saggio uomo si offre sul palco di una manifestazione di lavoratori e, pur non sapendo nulla di Spencer, lo declina ricavandone solo scorno e mazzate; il secondo, quando Martin stesso parla ad una convenzione improvvisata socialista, questa volta sì citando Spencer e venendo allontanato a forza dalla assemblea inferocita e sedotta dalla violenza del socialismo militante e rivoluzionario.
Che si veda il film allora con occhi diversi e farete contento il Vostro recensionista e sarà stata, quindi, una buona segnalazione. Altrimenti, Vi raccomando di perdervelo volentieri, in particolare, se siete amanti delle trasposizioni fedeli dei romanzi nelle pellicole. Ci ritroverete pochino pochino del libro, ma molta propaganda attualistica dispiegata a buone mani ed una galleria di bei volti, soprattutto femminili, inespressivi e decisamente poco convincenti come interpreti. Il tutto con una ambientazione, quella di Napoli, un po’ troppo fuori bersaglio. Consigliabile cum juicio.
Martin Eden (the film and more…)
Based solely on the title I believe the reader anticipates what they are about to read. This will not simply be a review of the recent film by Pietro Marcello presented at the latest Mostra Internazionale del Cinema di Venezia which won the well-deserved Coppa Volpi for best male actor (a convincing Luca Marinelli for that type of cinematic cast) but will be above all else a brief philosophical and cultural foray.
As most will know, this was a novel by the sublime author Jack London and to quell the unwary amongst you, he penned far more than White Fang and The Call of the Wild; two interesting novels that provide a glimpse into his thinking but are frankly a tad fatuous. However with The Iron Heel, an arcane book weightily dense with politics and almost sagest, we see a different fascinating London though, with the same call back to nature; a man who develops his power stimulated by nature itself. But it is on Martin Eden that I choose to linger. This authentic jewel, always modern and forever different, erupts in medias res with violent philosophical thought and expression. Martin Eden is not a socialist novel – Martin/London is not a socialist. London followed philosopher Herbert Spencer, the theorist of The Unknown God which is referenced in the film. Spencer benefits from Darwin’s scientific evolutionism and from the “power” of Ralph Waldo Emerson, creator of Transcendentalism; the most important philosophical current of the second half of the nineteenth century. London fuses them into one new man, Martin Eden. For London, the sum of society is created of and by individuals, not vice versa. The socialist character in the film expounds on the importance of the masses against individualism that diverts the attention of the crowd from its revolutionary mission.
There are two scenes that illustrate my review of the film. The first is when a wizened old man takes the stage at the gathering of workers and despite his lacking knowledge of Spencer he involuntarily quotes him and is then scorned and assaulted by the crowd. The second scene is when Martin is called to speak at a socialist convention and by intentionally quoting Spencer he is physically removed by the angered audience.
Experience this film through new eyes with a different perspective, it will please the reviewer. Otherwise, it is suggested that you skip it altogether, especially if you hold the expectation that a film should be an exact representation of the novel.
Recommended “cum juicio”.