MANCHERÀ LA “CANOSCENZA” O LA “VIRTUTE”?

di Carmela Moretti

“Questa non è didattica”, “I ragazzi non imparano”, “Saranno tutti ignoranti”. E via, con la fiera della retorica.

Stando a quanto si ascolta e si legge in queste settimane, la didattica a distanza è un mostro contro cui la nostra società deve lottare strenuamente. A qualsiasi costo, si deve tornare nelle vecchie e care aule, quelle in cui anche noi ci siamo a lungo formati, altrimenti i danni per le nuove generazioni saranno irreversibili. Ma è proprio così?

In realtà, da giovane docente, non credo che i rischi per i nostri bambini e per i giovani saranno di carattere culturale. Oggi il ruolo formativo della scuola è fortemente ridotto e io insegno ogni giorno ai miei ragazzi che possono imparare ovunque e senza di me ciò che io spiego in classe. La conoscenza si può, anzi si deve costruire, con tutti gli strumenti che oggi la società mette a disposizione, a cominciare dalle tecnologie. Chi è stato Traiano, possono apprenderlo sui libri, oppure guardando un video dallo smartphone, attraverso i documentari, persino per strada, parlandone con qualcuno che conosce l’argomento. La conferma è che in prima elementare arrivano moltissimi bambini che sanno già leggere e quasi certamente hanno imparato a farlo fuori dalla scuola, in famiglia, maneggiando un tablet, grazie ai mille stimoli che ricevono quotidianamente (stimoli che noi potevamo soltanto sognarci). Penso che i genitori farebbero bene a fare altrettanto, cioè a far capire ai loro figli che possono apprendere ovunque e con ogni mezzo a loro disposizione (anche davanti a un PC). Certamente, ingredienti imprescindibili sono curiosità e motivazione, senza le quali non può esserci apprendimento.

Quindi, continuare a denigrare la dad, soprattutto in un momento di emergenza, a chi giova? È controproducente e non serve a nessuno, né alle famiglie, né agli insegnanti né agli stessi allievi, che potrebbero cogliere l’occasione per sperimentare nuove forme di studio.

Ecco, semmai i danni sono e saranno educativi. Chi insegnerà ai nostri studenti i valori fondamentali della vita, come il rispetto per gli altri e per le opinioni altrui, l’importanza della collaborazione, la bellezza della diversità? Questo sì che si impara soprattutto a scuola, tra i cari e vecchi banchi, eppure di ciò non sentiamo mai parlare nessuno, né il ministro né gli esperti e nemmeno i genitori.

Insomma, per riprendere padre Dante, la “canoscenza” con ogni probabilità ci sarà, state tranquilli, perché essa si può costruire. Il vero rischio è che a mancare sia la “virtute”.

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