di Francesco Monteleone
Un’ intuizione incredibilmente magica del poeta tebano Pindaro fu scritta così: “Diventa ciò che sei, avendolo appreso”. Qualche professore di filosofia dice che è un’esortazione enigmatica, incoerente. In realtà è molto semplice e di elevato standing concettuale; se vogliamo essere felici dobbiamo conoscere bene noi stessi e realizzare compiutamente le nostre migliori qualità. Come dire: se sappiamo di saper giocare a calcio, diventiamo calciatori. (E se abbiamo un carattere violento non dovremmo trasformarci in criminali).
Ma cosa succede se, tu che stai leggendo, non riesci ancora a diventare quel che avresti voluto essere o quel che ti sentivi di essere?
Senza affidarsi ai beatificanti vantaggi delle droghe o all’illusione di una superlotteria, chi vuole un esempio potente sul quale riflettere non rimandi al prossimo week end la visione di questo film diretto da Sara Colangelo, raffinatissima regista di origine italiana che non inutilmente si è laureata alla Brown University in Storia.
Una maestra d’asilo che vorrebbe ‘poetare’, ma non ha il talento per farlo, scopre tra i suoi scolari un bambino di 5 anni che, senza saper ancora scrivere, inventa versi emozionanti con grandissima facilità. Tutto quel che accade nel film è conseguenza di questo incontro.
I due personaggi sono un bellissimo omaggio al cinema d’autore.
Lisa Spinelli è interpretata da Maggie Gyllenhaal, un’attrice che pur essendo stata concepita come star non ha mai fatto film a cazzo.
Parker Sevak, equipaggiato con due occhi ingenui e conquistatori, ha reso perfetto il piccolo Jimmy Roy.
C’e un terzo personaggio da premiare, ma non è il seducente professore di arti poetiche Simon (Gael Garda Bernal). È la Poesia, quel prodotto che lascia sempre un buon sapore nella mente e che sembra facile a farsi. In Italia, sia ci sono 5 case abitate sia negli agglomerati urbani, si accumulano poetastri, ovvero falliti di mezza età, che scrivono versi vomitativi e hanno il fegato di
pubblicarle e si fanno premiare da giurie di asini, con patacche a pagamento. Poesia non è mettere insieme parole, metafore e sentimenti già esistenti; la poesia è un frutto prodigioso che non ha i semi in vendita nei vivai o nei banchi del supermercato. E questa natura è spiegata bene nell’opera, adult only, che vi stiamo descrivendo.
Chi vi scrive darebbe 3 Oscar: all’attrice protagonista, a Luca del cinema Splendor che ha la pazienza di ascoltare tutte le critiche all’entrata e all’uscita del pubblico e al figlio adottivo di nullatenenti mentali che ha tradotto il titolo originale con “Lontano da qui”. Amen.