di Trifone Gargano
Ho trascorso l’ultimo giorno di lockdown (domenica 17 maggio), chiuso in casa, a leggere il romanzo L’ombra oscura, di Guido de Eccher. Opera matura di un autore che ha già al suo attivo romanzi e racconti. Quest’ultimo romanzo è risultato vincitore al concorso “Gustavo Pece” 2019, per la sezione narrativa inedita. Esempio eccellente di quanto i premi e i concorsi letterari, piccoli e grandi, se svolti con serietà e con passione, riescono, nella gran selva letteraria nostrana, a individuare, selezionare e premiare opere di gran pregio.
Il romanzo di Guido de Eccher, a struttura giallistica, cattura il lettore, con la sua scrittura asciutta ed essenziale, senza fronzoli barocchi e senza sbavature, tenendolo incollato alla pagina, sin dalle primissime battute della trama. Anche in questo aspetto, l’autore dimostra di possedere bene lo strumento espressivo, e le varie tecniche della comunicazione letteraria (in questo caso, quelle legate al romanzo giallo, con il sapiente dosaggio di narrazione, indagini, indizi, esche narrative, ecc.). A lettura completata, infatti, non una sola pagina dell’intero romanzo appare di troppo, o, al contrario, sbrigativa e sciatta. Tutti i personaggi, e tutte le situazioni narrative, sono stati ben tratteggiati e ben definiti.
L’intreccio della storia prende l’avvio da un banalissimo incontro, che funge da incipit del romanzo, raccontato in stile giornalistico, con la dovuta attenzione per tutti i dettagli, anche per quelli più minuti e cronachistici:
Quel martedì mi ero svegliato a un’ora impossibile, verso le undici […]. dopo una doccia veloce, mi ero scottato la lingua con il caffè. Poi avevo recuperato biancheria e vestiti sparsi qua e là per l’appartamento […].
Ormai a pochi passi dallo studio mi vidi venire incontro una donna. La guardai di sfuggita, ma qualcosa di lei attirò la mia attenzione. Mi colpì subito la sua somiglianza con Rosanna Gallo, una ragazza che avevo frequentato quando ancora risiedevo a Bari. Non avrei mai pensato d’incontrarla a Milano, dieci anni dopo, a mille chilometri di distanza [p. 7].
La storia si mette in moto così, in modo apparentemente banale, fortuito, per prendere a percorrere, di pagina in pagina, di capitolo in capitolo, sentieri del tutto inaspettati e intriganti (che non rivelo, ovviamente, in questa sede, per lasciare a ciascun lettore il gusto della scoperta individuale), fino a sconvolgere la vita, privata e professionale, del protagonista, tal Damiano Rizzo, affermato psicanalista milanese.
Posso ben concludere, che, con questo romanzo, Guido de Eccher ha dato vita a un nuovo personaggio, nel vastissimo dominio della letteratura giallistica italiana, e cioè a quello del detective Claudio Bassi, investigatore privato, che, spero, possa tornare subito in azione, magari in un successivo romanzo. Desidererei, come lettore, che Guido de Eccher fornisca anche qualche ulteriore notizia su di lui, sulla sua vita, sulle sue aspirazioni (umane e professionali), visto che, ne L’ombra oscura, di lui rivela, per bocca di Damiano Rizzo, che:
Quando lo vidi sulla porta, rimasi stupito dal suo aspetto. Il giovane che avevo di fronte dimostrava circa venticinque anni. Era mingherlino, aveva un viso affilato e la barba appena accennata. Portava i capelli lunghi, già un po’ radi sulla sommità del capo, raccolti in un codino sulla nuca. Mi parve l’esatto opposto del classico cliché dell’investigatore privato. Sembrava uno studente di filosofia, uno dei tati intellettuali un po’ sfigati che frequentano quel tipo di facoltà [p. 110].