L’intervista. QUEL CHE NON SO DI TE: GIACOMO LOSAVIO

di Francesco Monteleone

Nome e cognome: GIACOMO LOSAVIO

Data e luogo di nascita: sono nato a Bari anche se non ho origini baresi (mio padre è putignanese, mia madre napoletana). Dopo i 50 anni conta l’età biologica non quella anagrafica.

La tua famiglia: Sono abbastanza tradizionalista e credo che la famiglia trasmetta ancora quei valori emozionali ed affettivi insostituibili anche nel contesto attuale.

Professione: Neurologo e neurofisiologo clinico. Da circa dieci anni mi occupo prevalentemente di diagnostica del sistema nervoso periferico e per questo mi definisco “L’’elettricista del corpo umano”. Attualmente opero sul territorio e cerco di dare il mio modesto contributo per migliorare le necessità dei cittadini.

L’amico/a del cuore: Per me l’amicizia ricopre un significato basilare in termini affettivi ed emotivi, anche se nel corso della vita è stata fonte di delusioni. Gli amici per antonomasia sono sempre pochi: con il passar del tempo qualcuno l’ho perso e qualcun altro l’ho incontrato.

Il Libro e lo scrittore preferito: Quando posso, leggo libri di narrativa e di psicologia. Pertanto Galimberti e Barbero rappresentano per me un valido   riferimento di lettura, ma in questo ambito devo anche citare “Il Cervello Nel Pallone” un Ebook divulgativo che ho scritto sulla correlazione tra le malattie neurodegenerative e gli sport di contatto, con particolare riferimento al gioco del calcio. In pratica ho raccolto lavori scientifici ed epidemiologici e supportato dalla mia esperienza medica ho scritto un libro con un linguaggio semplice e ricco di immagini, per spiegare perché queste malattie colpiscono precocemente i calciatori.

Il film, il regista, L’attore e l’attrice preferiti: Durante la giovinezza il cinema e la lettura sono stati terapeutici, essendo un valido rifugio nei momenti bui.  Il cinema e la lettura sono una risorsa per la mente perché creano una realtà parallela e proiettiva che riesce generalmente a sedare le paure dell’inconscio. Chiaramente a seconda del periodo della mia vita ho avuto anche il film preferito.  A venti anni ero molto coinvolto dalla narrazione onirica ed irreale di David Lynch (the Elephant man) poi con il tempo mi sono identifica nei labirinti emotivi di Cronenberg e Lars von Trier. Dei film italiani preferisco i neorealisti (Pasolini su tutti), con i quali identifico i racconti dei miei genitori e dei miei nonni. Attualmente mi piace la narrazione realistica di Garrone. Se dovessi citare un attore mi verrebbe in mente Fabrizio Bentivoglio, unico per la sua ironia melodrammatica.

La trasmissione televisiva preferita: Una trasmissione televisiva così come un film o un libro deve suscitare interesse, altrimenti rischia di annoiare. Ora vanno di moda i Talk show frequentati da accademici o da opinionisti improvvisati. Sono veramente poche le trasmissioni che riescono a trasmettere cultura con toni trasversali e accessibili a tutti.  Si rischia di parlare anche di cose interessanti, ma che non lasciano traccia una volta spento il televisore.

Lo sport preferito: Seguo il gioco del calcio dall’età di 5 anni, quando il fratello single di mia nonna (zio Aurelio) mi portava, suo malgrado, e sotto insistenza dei nonni allo stadio della Vittoria. Mi sembra che quell’anno il Bari fosse in serie A. Serbo ancora ricordi emozionali anche se sbiaditi.

Il campione preferito: Ammiro tutti i campioni di tutti gli sport che riescono a dare un senso al proprio talento anche fuori dai campi di gioco. Praticamente tutti quelli che hanno raggiunto la celebrità dopo un percorso faticoso e sofferto e che al culmine della loro carriera non si dimenticano di aiutare le persone in difficoltà.

La squadra del cuore: Naturalmente il Bari. L’emozione calcistica più grande che mi ha trasmesso l’ho vissuta durante l’epica eliminazione della Juventus dalla Coppa Italia del 1984. A seguire solo illusioni fugaci e disillusioni…

L’hobby: Sono un soggetto biologicamente predisposto all’attività fisica. In età giovanile ho giocato a calcio con scarsi risultati, poi ho cominciato a viaggiare per correre (ho corso molte maratone internazionali) Attualmente corro in bicicletta, mi dedico al giardinaggio e all’Home fitness.

Il viaggio indimenticabile: Sono un viaggiatore da sempre, il viaggio esprime quella libertà evasiva che spesso ci è negata nella quotidianità. Sono uno di quelli che nella metà degli anni ’80 viaggiava anche in autostop. Molti sono i viaggi che mi hanno lasciato un segno. Un viaggio indimenticabile è stato quello fatto con mia moglie quando appena sposati abbiamo attraversato gli States coast to coast in auto, passando tra la Death Valley, Monumenti Valley e Grand Canyon fino ad arrivare a San Francisco.

La nazione e le città preferite: più viaggio nel mondo più mi rendo conto di quanto noi italiani siamo fortunati a vivere in questo Paese meraviglioso. L’Italia è il “Belpaese” e la sua bellezza è distribuita nella sua diversità da Nord a Sud.

Il piatto e la bevanda preferita: Non mi considero una buona forchetta. Talvolta per vari motivi seguo digiuno prolungato. Preferisco pietanze semplici tipo zuppe di fagioli e lenticchie, seguendo le ricette dei monaci francescani e saltuariamente un bicchiere di vino rosso, preferibilmente Aglianico del Vulture, da gustare in tranquillità. Insomma bacche, radici e semi.

L’animale domestico: Preferisco il cane perché è un animale molto sensibile e affettuoso. In questo periodo abbiamo adottato un gatto randagio che vive nel nostro giardino.

L’evento: Gli eventi nella vita lasciano sempre un segno indelebile piacevoli o   spiacevoli che siano. Talvolta mi sono fatto travolgere pagandone le conseguenze

La vacanza ideale: Il viaggio ovunque esso sia. Anche tra Ipogei di Carbonara o nelle necropoli di Ceglie. 

Mare o montagna: preferisco maggiormente il mare anche perché non riesco a sciare con disinvoltura come riesco a nuotare.

Il ricordo scolastico: Scuola Carlo Del Prete a Bari anni ‘70, il maestro Adelio Ranieri con le sue storie toccanti tratte dal libro “Cuore” di Edmondo De Amicis.

La prima cotta: ero un ragazzino timido mi ricordo in IV ginnasio (I° superiore), le ho rivolto sguardi languidi per molto tempo probabilmente non si è mai accorta di me.

Il capo di abbigliamento preferito: Considerando che sono un grande camminatore T shirt e scarpe comode (da running).

Il genere musicale preferito e l’album preferito: Da adolescente ascoltavo   musica psichedelica e progressive ma anche post punk e New wave. Successivamente ho cominciato ad ascoltare la musica classica barocca, anche quando studiavo perché migliorava la concentrazione. Nel periodo tra il liceo e i primi anni di Università ho anche partecipato come dj in radio e in discoteche di tendenza Rock.

Il compagno di scuola: Paolo Giannini al V ginnasio è stata la mia ombra; abbiamo trascorso un anno di vita insieme, poi il cambio di scuola per lo scarso profitto scolastico ci ha un po’ allontanati. Con Giuseppe Colagrande al 2 e 3 liceo (4-5° superiore) abbiamo condiviso scuola e amicizia. Strano gioco del destino, sono anche loro diventati medici. Attualmente le vicende della vita ci impediscono una frequentazione continuativa ma ci sentiamo sempre con molto affetto.

La gaffe: ne ho fatte tante e in vari contesti. Un vero e proprio imbranato soprattutto per la timidezza che ha caratterizzato le prime fasi della mia vita.

L’Incubo ricorrente: la perdita delle capacità cognitive.

Il rito scaramantico: Il segno della croce più che rito scaramantico è un rituale che ho ereditato da una madre molto religiosa

La prima automobile: la mia prima automobile è stata la mitica Dyane 6 della Citroen che negli anni ottanta insieme alla 2 CV era un cult della popolazione giovanile. Mi ricordo che spesso era carica oltremodo di passeggeri, ma all’epoca la Polizia era molto più tollerante; sicuramente oggi avrei rischiato il ritiro della patente.

L’oggetto da cui non ti separi mai: Lo smartphone, come accade per il 99% delle persone. “Il telefonino” ormai è diventato uno strumento insostituibile per il lavoro, la connettività ed il tempo libero.

Il personaggio pubblico più amato: non credo nelle leadership assolute, credo nelle azioni delle persone. Nella storia ci sono stati molti personaggi che hanno contribuito a migliorate l’esistenza altri a renderla drammatica. Inutile citare i nomi, sono di dominio pubblico.

Il personaggio pubblico più odiato: per fortuna al momento non nutro questo tipo di sentimento verso nessuno., tantomeno verso personaggi pubblici anche se qualcuno spesso   non si pone con grande empatia verso la società.

Il traguardo importante: continuare ad essere utile per la comunità

L’auspicio: Da circa due anni mi sto impegnando nella comunicazione come giornalista praticante e sono promotore insieme al giornalista/autore Francesco Monteleone di un progetto di divulgazione culturale, a carattere scientifico-filosofico, portato avanti prevalentemente sui social. Ritengo che non sia assolutamente facile operare nel campo della comunicazione e che il ruolo del giornalista a livello locale è ingiustamente sottovalutato.

Una risposta a “L’intervista. QUEL CHE NON SO DI TE: GIACOMO LOSAVIO”

  1. Dottore lei è un libro aperto, leggere, ascoltarla è utile e piacevolissimo, lei trasmette conoscenza e serenità. Da lei c’è tutto da imparare. Grazie, continuerò a seguirla, per la mia sete di sapere.

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