“LE OTTO MONTAGNE”, di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, Italia, Francia, Belgio, 2022

di Marco Zappacosta

Dopo il successo del Premio Strega nel 2017, è da pochi giorni al cinema l’omonima trasposizione cinematografica de Le otto montagne, diretta dal duo belga Felix Van Groeningen, candidato Oscar per Alabama Monroe nel 2014, e Charlotte Vandermeersch.

Da persona che ha apprezzato particolarmente il libro, letto non molto tempo fa, mi sono recato al cinema il prima possibile per potermi gustare il film.

Il libro, che ha avuto un grande successo globale, è stato scritto da Paolo Cognetti (blog ufficiale: https://paolocognetti.blogspot.com/) , tradotto in diverse lingue ed è un romanzo di formazione che racconta la storia di due amici, Pietro e Bruno, e del loro rapporto con la montagna: Pietro vive a Milano con la sua famiglia e si reca in una località chiamata Grana, in Valle d’Aosta, ogni estate, e rappresenta il ragazzo perbene, figlio di una famiglia che si preoccupa della sua formazione e alla sua educazione; Bruno, invece, vive proprio a Grana ed è un ragazzo un po’ problematico, la cui famiglia non si preoccupa di lui con la stessa attenzione di quella di Pietro.

Bruno, unico ragazzo nel suo paesino, è a suo perfetto agio in montagna e non la vorrebbe lasciare mai (nel romanzo se ne distaccherà ben poche volte), mentre Pietro, man mano che gli anni passano, scopre il mondo, arrivando a visitare (e a tessere relazioni) le montagne del Nepal, dove potrà operare come volontario e realizzare documentari, anche grazie al suo periodo di studio a Torino. Nonostante la distanza e le strade diverse che i due ragazzi hanno preso, c’è tra di loro un filo, una relazione amicale profonda, che fa sì che non sia necessario sentirsi quotidianamente, ma ognuno dei due sa che può trovare l’altro in qualunque momento. A spezzare l’amicizia tra i due non sarà nemmeno qualche motivazione sentimentale, che cambia però inevitabilmente la vita di entrambi. Nemmeno un investimento economico sbagliato di Bruno, che avrebbe voluto gestire un’azienda in cui si producevano formaggi, potrà allontanarli. L’evento che più li lega, però, è la ricostruzione di una baita lontano dal paese, in quella che lo stesso Bruno chiama montagna, luogo in cui si svolgono diverse vicende dell’intero romanzo. La ricostruzione della baita rappresenta la costruzione dell’amicizia stessa tra i due ragazzi che non si vedevano da 15 anni.

Il nome dell’opera trae origine da una credenza himalayana, che Pietro ha avuto modo di conoscere durante i suoi viaggi, secondo cui il mondo è una ruota al cui centro si trova una montagna, il Sumeru, circondato da otto raggi al termine dei quali si trova una montagna diversa. Altro filone del romanzo è il rapporto padre-figlio: Pietro, infatti, giunto nell’adolescenza, sembra annoiarsi di andare continuamente in montagna col padre il quale, invece, amandola profondamente, ha compiuto diverse escursioni con Bruno: quando lo scoprirà, Pietro proverà un forte senso di rammarico, misto a tristezza, ma sarà troppo tardi.

Il film, presentato a Cannes lo scorso maggio, riprende appieno la trama e lo spirito dell’originale cartaceo, per quanto ci siano degli inevitabili cambiamenti, seppur di poco conto (segnalo ad esempio la totale assenza di Milano e il conseguente trasferimento delle parti più ’’urbane’’ a Torino): a interpretare i due protagonisti, Pietro e Bruno, sono rispettivamente i due celebri attori Luca Marinelli e Alessandro Borghi, entrambi ormai giunti alla piena maturazione artistica. Vero protagonista è proprio Marinelli, che riesce a impersonare Pietro e il suo spirito in continua lotta tra il rimanere in montagna e il suo desiderio di andare in Nepal, laddove avrebbe una seconda vita, forse migliore, che lo aspetta. Anche Borghi è ben calato nella parte del più rude e selvaggio Bruno, a cui riesce dare la ruvidezza, ma anche la bontà, del coprotagonista della storia. 

Per concludere, entrambe le opere sono molto gradevoli ma soprattutto offrono molti spunti di riflessione in merito alle questioni ambientali, al rapporto uomo-natura e sul vero significato dell’amicizia. La lettura e la visione sono abbastanza leggere e permettono di allontanarci dalla solita realtà quotidiana, spesso così frettolosa e alienante, riportandoci a una dimensione sicuramente più naturale.

Luca Marinelli e Alessandro Borghi

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