“LE DÉLUGE – GLI ULTIMI GIORNI DI MARIA ANTONIETTA” di Gianluca Jodice. Italia, Francia, 2024

di Francesco Monteleone

“Ma che cos’è l’uguaglianza?” in questa domanda idiota di Luigi XVI c’è tutta l’essenza dell’incoscienza dell’ultimo re capetingio, al quale i francesi rivoluzionari fecero bene a tagliar la testa (e dopo un anno ghigliottinarono pure sua moglie, la boriosa Maria Antonietta, mettendo fine all’insaziabile ‘monarchia assoluta di diritto divino’).

Parassiti da secoli, i sovrani erano abituati a essere venerati da un popolo imbecille che si sacrificava fino alla morte, per loro; esseri inumani che pensavano di essere stati creati da Dio per godere fisicamente della felicità, dello strapotere e soprattutto del lusso sfrenato, a danno di tutti.

“Maestà, altezza, re, corte, nobile, sovrano…” sono vocaboli che andrebbero cancellati dal vocabolario, lasciando spazio a ‘libertà, fraternità, solidarietà, umiltà, scolarità, sanità, laicità’, che forse non a caso sono ancora parole tronche.

Inchinarsi davanti a un essere che vanta sangue blu, riconoscendogli il diritto di vita o di morte, è una vergogna filosofica; abbassare lo sguardo e fare da servitore ad una mezza puttana infedele che si autoconfigura come ‘regina’, rinunciando al proprio orgoglio, significa vivere nell’abisso dell’universo. Tutto questo abbiamo pensato uscendo dal cinema Splendor di Bari.

Il film Le déluge del regista Gianluca Jodice ricostruisce il periodo che va dal 23 giugno 1791 (giorno di inizio della reclusione alla Torre del Tempio di Luigi XVI, Maria Antonietta e i due figli) fino al 21 gennaio 1793, quando il deposto re fu scapocchiato da un boia, davanti a migliaia di parigini. Dunque ‘ Il diluvio’ è un film storicizzante, girato totalmente negli interni della diversamente famosa prigionia, vicino Parigi; non ha scene spettacolari, né sanguinolente, né scabrose, né immorali come meriterebbe quel periodo. Ma non è noioso, scorre bene, tra la misericordia umana e la speranza di riconciliazione finale col passato che, grazie al cielo, non avvenne.

Purtroppo chi studia la Storia (che non ha mai insegnato un cetriolo a nessuno) sa che gli splendori paradisiaci dei quali non si privava la dissoluta viennese Maria Antonietta, certamente non finirono mandando all’inferno insieme a lei, una buona parte della corte di Versailles. Con Napoleone, ennesimo buffone-criminale della storia, si ripristinarono sfrenati privilegi dei quali godettero altri falsi rappresentanti del popolo.

Il film ha attori bravi (Guillaume Canet, Mélanie Laurent), un direttore della fotografia pigro, un costumista convincente, atmosfere gelide e dialoghi aurorali: insomma, vale 7 e mezzo, ma avrà pochi spettatori perché la storia non interessa ai giovani d’oggi e i vecchi che l’hanno studiata bene, muoiono inarrestabilmente.

Il nostro è un pressante appello: visto che spesso andate in viaggio a Parigi, seguite questa trama che fa ancora palpitare i francesi; inoltre sosterrete la carriera di un regista-filosofo-napoletano che quando avrà più finanziamenti per girare film, farà cose migliori, molto migliori.

 

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