“L’AIRC È L’UNICO MODO PER FARE RICERCA INDIPENDENTE”

di Carmela Moretti

Ci vogliono preparazione, passione per il proprio lavoro, entusiasmo e grinta, coraggio in quantità industriale per fare il ricercatore in Italia, oggi. Se poi si decide di tornare dall’estero per fare ricerca nel Meridione dello stivale, serve ancora qualcosa in più: tanto amore per la propria terra, per la propria gente, per le proprie radici che, al contrario, sono anche rami tesi verso il futuro. C’è tutto questo nel bitontino Antonio Moschetta, professore di Medicina interna e Direttore della Scuola di specializzazione di Medicina interna al Policlinico di Bari, e anche ricercatore AIRC dal 2014, tornato dall’estero dopo anni di esperienza tra Spagna, Olanda, Stati Uniti. Grazie ai fondi dell’associazione italiana che lotta contro il cancro ha potuto continuare a studiare come i nutrienti contenuti nei cibi accendano e spengano i geni e possono dare benzina al tumore, ottenendo per questo importanti premi nazionali e internazionali.

A fianco a lui, in AIRC, tanti altri ricercatori che provano audacemente a restare invece di andare.

Così, quando Moschetta non è in laboratorio o con i pazienti o a fare lezione, è nelle città, è nelle scuole, è in compagnia della gente comune (impegni che accetta sempre con grande disponibilità) per fare divulgazione e per dirci una verità tanto amara quanto ormai scientificamente svelata. Vale a dire, che il DNA che ereditiamo dai nostri nonni e genitori non resta immutato nel tempo, subisce una serie di mutazioni che sono il frutto di tutto ciò che ci circonda: dell’aria che respiriamo, dello stile di vita che conduciamo, del cibo che ingeriamo, provocando in molti casi malattie cardiovascolari e oncologiche. Scegliere la strada della salute è, dunque, possibile anzi è un atto d’amore verso sé stessi.

“Abbiamo smesso di metterci in ascolto del nostro corpo”, ha spiegato in una conferenza a Stresa, sul Lago Maggiore, che ha visto coinvolti anche 400 alunni dello storico alberghiero “E. Maggia”, “se ognuno di noi impiegasse dieci minuti del proprio tempo a mettersi in ascolto di quello che sente, di quello che prova, saprebbe molto di più di sé stesso, a cominciare dallo stato di salute in cui si trova”.

Nel suo ultimo libro “L’intestino in testa” sono raccolte la maggior parte degli aspetti importanti delle proprie ricerche, che ruotano appunto attorno all’importanza del microbioma intestinale per lo stato di salute generale della persona.

Bene, oggi i volontari Airc saranno in circa 3000 piazze d’Italia. Con 10 euro, si potranno acquistare tre chili di arance della salute. È solo un piccolo contributo, che non costa alcun sacrificio, ma che darà carburante prezioso all’unico modo di fare ricerca indipendente in Italia.

 

 

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