LA SBADANTE

di Francesco Monteleone

Domenica 9 agosto 2020.
Nel pomeriggio caldissimo tutti ci sentiamo, in città, come gettati nelle fiamme.
Solamente una panchina sotto gli oleandri, in una piazzetta ventilata, forse mi permetterà di leggere l’ultimo limpidissimo pezzo dell’Eccellenza reverendissima Nunzio Galantino intitolato “La delicatezza”, sul Domenicale del Sole24 ore. Il vescovo di Cerignola non spreca parole, i suoi pensieri sono sempre ispirati:
“Il rispetto, assieme all’intelligenza, è la scaturigine di ogni gesto, di ogni sguardo e di ogni abbraccio delicati”.
Nella panchina di fronte sono sedute una nonnina che parla con voce bassissima a una donna matura che la ascolta, senza nessun interesse.

Monsignor Nunzio Galantino

L’anziana signora ha le gambe rovinate dalle vene varicose, indossa un vestito miserello; usa, come borsetta, una piccola busta di profumeria nella quale ha il borsellino e qualche altro mistero. L’altra ha un volto spavaldo, una fisionomia piacente e, avendo ricevuto una chiamata, sento che risponde in una lingua incomprensibile; dunque non è una parente, è una badante. Parla a lungo, anche con una certa concitazione. La vecchia rimane muta a guardarla; forse vorrebbe cimentarsi in una traduzione di quei suoni grumosi, ma… Passano molti minuti, così. La nonnina si sente sempre più sola; per riavere un poco di confidenza, quando si accorge che la badante si volge verso di lei, dice qualcosa con tono incerto, ma l’altra le fa cenno di azzittirsi: “Aspetta!” Un ordine perentorio senza che mai un sorriso si sia rovesciato da quella maschera.
La lettura del vescovo Nunzio Galantino va a farsi benedire! Vorrei ribellarmi, avvicinarmi alla nonnina e farla divertire, ma forse i miei sono travisamenti e intendo cose che sono esattamente il contrario.
Quando finisce la telefonata, la nonnina si impegna a proporre un nuovo tema di conversazione, ma la badante sprofonda nei tunnel fotografici del suo smart phone. La nonnina si avvicina, vede la foto di un ragazzo.
– Chi è?
– Mio figlio
– Allora sei già mamma?
Nemmeno lo sapeva che la sua ancella ha una famiglia altrove e conoscendo bene i chiaroscuri della lontananza dagli affetti, prova a consolarla. La badante, finalmente, smette di tacere. Narrare la sua vita le scioglie la lingua, ma lo sforzo di dialogare dura poco; si curva di nuovo sul telefonino.
Io riprendo il filo della lettura: “La persona delicata pone domande, con rispetto e senza pretese, restando in attesa che sia l’altro a farle dono della risposta…” Questo pezzo di sua Eccellenza reverendissima sembra che Dio me lo abbia dato al momento giusto per aiutarmi ad affrontare e comprendere questa insolita esperienza. Ma io ci metto i miei rozzi sottotitoli: “La vecchiaia fa schifo, è sofferenza e solitudine. Gli anziani vengono assistiti se possono pagare, altrimenti…” Ho davanti ai miei occhi una impietosa dimostrazione; questa sconosciuta signora parla, ma parla da sola; accenna ai suoi fratelli che forse l’hanno abbandonata, poi descrive la sua ultima caduta, per la quale ha un piede fasciato, allunga un braccio per scacciare le formiche dai piedi scoloriti, ma la verità è che la sua vita non conta niente per l’altra. La badante pensa ai suoi problemi, queste due donne non hanno niente in comune, stanno insieme per un tempo prestabilito e prepagato.
Arriva un’altra telefonata. La vecchia intuisce che sarà di nuovo dimenticata, allora prova a salvarsi.
– Andiamo via?
– No, è presto, stai seduta!
“Nel dialogo, la delicatezza è molto di più della gentilezza e della cortesia. È tatto e scelta delle parole giuste, dette con garbo…Non può essere delicato l’egoista, perché la delicatezza porta di per sé a osare la solidarietà e spinge a sviluppare l’attenzione verso l’altro…”
Le parole di Nunzio Galantino sono profetiche. L’Eccellenza reverendissima ha una laurea in Filosofia presa a Bari. Solamente i filosofi sanno descrivere le cose prima che accadano. Anch’io ho una laurea in filosofia, ma sono più rabbioso.
Penso che la vecchiaia, passata in questo modo, dia la stessa sofferenza del 41 bis.
Si è fatto tardi. L’anziana signora si alza finalmente da quella panchina collettiva. Vuol camminare e ora ha trovato la forza di farlo da sola. Allora la sbadante controlla l’orologio; è finalmente scaduto il tempo del suo accompagnamento. Raggiunge quella nonnina che non dimenticherò mai più, la prende sottobraccio e la dirige verso casa. Come si riporta un cane, dopo che ha fatto i suoi bisogni.

(foto tratta dal web)

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