di Francesco Monteleone
Abbiamo dovuto invocare il proiezionista che facesse durare i titoli di coda il doppio del tempo, per rimanere al buio, riaggiustarci la faccia peggiorata dalla continua commozione e assumere l’espressione idiota di chi deve attraversare il tunnel di facce indagatrici, che attendono lo spettacolo successivo. In realtà questo capolavoro merita applausi a scena aperta per la capacità che ha di coinvolgere tutti gli spettatori, facendo sentire loro esattamente ciò che prova ognuno dei personaggi del film, nella gioia e nel dolore, nell’unione e nella separazione, nell’amore e nella morte.
Attenzione! Chi vota il centrodestra vada altrove a rottamare la propria serata, per esempio implorando un poco di lusso nella inutile commediola dedicata all’afficato di Arcore. “La villa” (titolo originale) è stato fatto da un regista di purissima specie comunista. La storia che vi indebolisce il cuore ad ogni scena ha un vigore non adatto agli spettatori ingrassati da pop corn, farse e doppi sensi. Ai fantastici attori Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Jacques Boudet, Anaïs Demoustier diamo 9 in condotta; hanno una ardente semplicità nel recitare che all’improvviso vi scatenerà crisi di lacrime o di gioia.
Robert Guèdiguian non ha mai voluto estendere la sua notorietà usando filtri incantati. Le sue ambientazioni sono tutte attorno a Marsiglia, in quartieri ultra proletari (e se ci sono altissimi cavalcavia è meglio). I personaggi sono eroi della vita comune, spesso abbandonati dalla fortuna, ma coraggiosi, senza segreti, capaci di curare orribili ferite proprie o altrui. Il mare e il cielo fanno da trappole per innamoramenti romantici che tutti vorremmo accettare in dono dal destino. Infine, c’è la solidarietà verso le personcine più indifese…
Non possiamo darvi più informazioni, senza rovinarvi la sorpresa. Quest’opera magistrale va vista e chiusa nella cassaforte dell’anima. Se non lo fate, peggio per voi.