Istanbul, la seconda Roma, antica capitale dell’Impero Ottomano e, prima ancora, città greca col nome di Bisanzio, scelta poi dall’Imperatore Costantino come capitale dell’Impero Romano D’Oriente, chiamata Nuova Roma prima e Costantinopoli poi.
Insomma, tanti nomi per indicare una città ricca di storia, che da sempre è stata centrale nelle vicende europee (nonostante parte di essa non sia in Europa) e che, sino a esattamente 100 anni fa, era la capitale turca, prima che ad essa subentrasse Ankara.
Situata su entrambe le sponde del Bosforo, lo stretto che collega il Mar di Marmara al Mar Nero, divisa in due dal mare, la capitale della Turchia sin dalle origini è stata teatro di guerre, invasioni da parte di greci, romani, persiani e, grazie alla sua posizione centrale tra Europa e Asia, snodo importantissimo per il commercio internazionale, dall’antichità sino ad oggi. Tutto ciò ha finito con il creare l’odierna Istanbul, melting pot di varie culture con il tempo fuse tra loro. A metà tra Europa e Asia, non è l’una e non è l’altra. È entrambe. È Istanbul.
Qualsiasi definizione non basterebbe a descriverla. Va visitata, vissuta.
Perché visitare Istanbul?
Di motivi ce ne sono in quantità. Cominciamo dalla sua storia ultramillenaria, testimoniata dai suoi monumenti, che narrano il passaggio di popoli e culture in quella città divisa in due dal mare. Come la Torre di Galata, antica torre difensiva, costruita dai coloni provenienti da Genova nel quattordicesimo secolo, nel quartiere di Galata.
Galata è il nucleo storico del distretto di Beyoglu, che fu sede del podestà veneziano e ancora oggi ospita il consolato italiano. Qui si erge la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, in stile neogotico veneziano, al centro della Istiklal Caddesi, il viale dell’Indipendenza, grande e affollata zona pedonale piena di negozi, cinema, teatri, ristoranti, pub e pasticcerie. Un luogo piacevole dove trascorrere la sera.
L’ANTICA BASILICA DI SANTA SOFIA
Dalla sommità dell’edificio è possibile osservare il panorama dell’immensa Istanbul, dei suoi monumenti principali, le sue moschee, tra cui le più grandi e importanti, la Moschea Blu e la Moschea di Solimano, visitabili per i turisti. O, ancora, la Basilica di Santa Sofia, nata come cattedrale cattolica nel tredicesimo secolo, per poi essere convertita al rito bizantino fino al quindicesimo, quando divenne una moschea.
Luogo di conquiste, scontri tra cristiani e islamici, persecuzioni, oggi, spogliata di qualsiasi funzione religiosa, è stata un museo dal 1934 al 2020, per volontà del fondatore della repubblica turca Mustafa Kemal, detto Ataturk, che rimuovendo i tappeti e l’intonaco dalle pareti, ridiede luce dopo secoli all’antica pavimentazione e ai mosaici cristiani. Nel luglio 2020, il Consiglio di Stato turco, pronunciandosi su un ricorso di un’associazione islamica che godeva dell’appoggio del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, ha annullato il decreto del 1934 del presidente Ataturk, sancendo il ritorno al culto islamico dell’edificio.
Al di sotto di Santa Sofia si nasconde la cisterna sotterranea, costruita nel sesto secolo con materiali provenienti da costruzioni più antiche. La sua origine è incerta. È stata teatro di una delle scene del film di Ron Howard, “Inferno”, basato sull’omonimo romanzo di Dan Brown.
A due passi da Santa Sofia, nel quartiere di Topkapi, si erge l’antico Palazzo del Sultano, sede del potere prima della trasformazione della Turchia da sultanato in repubblica laica. Oggi è un immenso museo che ospita il tesoro del sultano, con i suoi manufatti di grandissimo valore storico e artistico.
VIVERE ISTANBUL
Ma il turismo non è solo visitare luoghi e monumenti. È anche vivere il territorio che si esplora, assaporarlo. E proprio i sapori, con i suoi ingredienti tipici dell’area mediterranea, uniti al largo uso di spezie, non mancano di certo in Turchia. Soprattutto se si è amanti di dolci, il vero pericolo di un viaggio in Turchia.
Un giro in quel labirinto affollato da turisti che è il Bazar di Istanbul permette, infine, di avere un’idea di tutto ciò. Oltre alle delizie tipiche della cucina turca, nel mercato coperto realizzato nel ‘400, si trovano oggetti, utensili, stoffe, capi d’abbigliamento e tanto altro. Non è raro trovarvi anche commercianti che parlino italiano. E che magari, scherzando con stereotipi e luoghi comuni, ti propongano sconti, spiegandoti: «Io sono turco, non genovese».
Unica pecca? Il caotico traffico che, in una città con 14 milioni di abitanti, ti fa stare ore in auto per raggiungere i diversi distretti.