di Carmela Moretti
Da bambina non potevo permettermi molte Barbie, perché costavano troppo. Se non ricordo male, ne avevo un paio. Con un solo stipendio in famiglia e un mutuo da pagare, dovevamo fare tutti qualche piccola rinuncia. E non che mi costasse un grande sacrificio, per carità. Avevo imparato a mettere in pratica la preziosa arte dell’accontentarsi, o meglio ancora, l’arte di sgranare gli occhi dinanzi alle piccole cose, tanta era la “meraviglia di tutto” a quei tempi.
Un cruccio, però, mi toglieva il sonno: avevo assolutamente bisogno di un Ken per mettere in scena le entusiasmanti storie d’amore che vivevano nella mia testa. Che tragedia! Mi serviva un maschio e non potevo comprarlo (a ripensarci adesso, probabilmente la verità era che mi seccava parecchio spendere dei soldi per un maschio).
A quel punto, non restava altro da fare che ingegnarsi e io di ingegno, a quell’età, ne avevo da vendere.
Un pomeriggio d’estate, in una stradina di Mariotto poco lontano da casa mia, un gruppetto di adolescenti stava vendendo a poche lire qualche Barbie, alcune bamboline, pettini e vestitini. Erano anni in cui -ricorderete bene- i bambini avevano l’abitudine di disfarsi -svendendoli e non gettandoli- di giocattoli e vestitini vecchi, per comprarne di nuovi e ancora più belli. Fu lì che comprai una Barbie usata e un po’ bruttina, probabilmente era persino una contraffazione dell’originale. Di certo, non era degna di essere una donna e, così, le tagliai i capelli e con ago e filo realizzai un paio di pantaloncini e un bustino per nasconderle il seno.
Insomma, la vestii come un uomo.
C’era solo un piccolo enorme inconveniente: quella bambolina aveva rossetto e ombretto “incorporati”, che non venivano via nemmeno con litri di candeggina. Poco male, nella mia fantasia di bambina si trattava di un maschio e la feci sposare con la mia Barbie preferita (delle due che avevo).
Insomma, per farla breve, credo di meritare un riconoscimento, perché ero troppo “avanti”. Ho creato -per esigenza- la prima Barbie ermafrodito della storia, oltre ad aver celebrato senza troppe storie un migliaio di matrimoni omossessuali.