La coscienza è il risultato di una serie di processi evolutivi che hanno permesso agli esseri umani di diventare consapevoli dei propri stati interni, come la fame, la sete e la fatica, e di agire di conseguenza. Questo processo è noto come “mappatura del corpo”.
Non è facile stabilire esattamente quando si sviluppi la coscienza, ma già alla nascita e probabilmente anche prima, durante l’ultimo trimestre di gravidanza, il cervello umano potrebbe essere in grado di fare esperienze coscienti utili a sviluppare il senso del sé e a capire l’ambiente circostante. Lo indicano i più recenti studi neuroscientifici, passati in rassegna sulla rivista Trends in Cognitive Science da un team internazionale di scienziati e filosofi che lavorano presso la Monash University in Australia, l’Università di Tubinga in Germania, l’Università del Minnesota negli Stati Uniti e il Trinity College in Irlanda.
Per cercare di dirimere la questione, i ricercatori hanno fatto una revisione degli studi disponibili in letteratura, valutando nei neonati quei marcatori che vengono usati per stabilire il grado di coscienza negli adulti .I dati raccolti sembrano indicare che qualche forma di coscienza si sviluppi già nel periodo perinatale. Quattro gli elementi che fanno propendere per questa ipotesi: l’avanzata connettività del cervello, gli indicatori di attenzione, l’integrazione delle informazioni sensoriali e i marcatori fisici legati alla sorpresa e al riorientamento dell’attenzione.
“I nostri risultati suggeriscono che i neonati possono integrare risposte sensoriali e cognitive in esperienze coscienti coerenti per comprendere le azioni degli altri e pianificare le proprie risposte. Ciò non significa necessariamente che la coscienza si accenda improvvisamente alla nascita, ma che potrebbe esserci un graduale risveglio man mano che le sinapsi si formano, i sensi si integrano e la cognizione costruisce modelli che possono essere messi in discussione quando compaiono nuovi stimoli.