di Giacomo Losavio, neurologo e neurofisiologo clinico
Il mal di schiena nei giovani è un problema subdolo e spesso sottovalutato per cui possono volerci anche 8-10 anni dall’insorgenza dei sintomi. Il mal di schiena o lombalgia rappresenta una disabilità paragonabile a quella dell’artrite reumatoide e, a causa del suo stato di salute, 1 persona su 3 è costretta a lasciare il lavoro
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il mal di schiena è la prima causa di disabilità nei giovani adulti e di assenza dal lavoro. Colpisce 1 italiano su 22 e più dell’80% delle persone ne soffrirà almeno una volta nel corso della vita.
In molti casi il dolore è di tipo meccanico, uno strappo o una lesione muscolare, ma per circa 1 persona su 5 – soprattutto giovani tra i 20 e i 30 anni – si tratta di un mal di schiena cronico che potrebbe essere la spia di una malattia reumatica come la spondilite anchilosante. Il mal di schiena è una patologia molto comune, ma quando il dolore perdura per oltre tre mesi, allora si parla di mal di schiena cronico. I dolori lombosacrali, tipicamente notturni e presenti a riposo o al risveglio e che si attenuano con il movimento, sono campanelli di allarme che necessitano di una valutazione specialistica reumatologica. Una diagnosi precoce è infatti fondamentale per un adeguato trattamento che impedisca l’instaurarsi di gravi danni articolari ad alto impatto invalidante. Il mal di schiena non è una diagnosi, è un sintomo che va prontamente diagnosticato e trattato.
Molti giovani però lasciano passare troppo tempo prima di richiedere un consulto medico, soprattutto per la mancanza di informazioni e la sottovalutazione dei sintomi. Il risultato è che si arriva troppo tardi dallo specialista giusto, il reumatologo. In alcuni casi possono volerci anche dieci anni affinché la causa del mal di schiena infiammatorio venga diagnosticata correttamente.
Un ritardo pericoloso perché, nel tempo, le condizioni che provocano il mal di schiena infiammatorio possono limitare i movimenti e, nei casi più gravi, causare la fusione delle ossa della colonna vertebrale, trasformandosi in una forma di spondiloartrite come la spondilite anchilosante, una malattia che colpisce in giovane età, dopo i 20 anni, e determina un progressivo irrigidimento della colonna vertebrale che può causare forti dolori, mobilità ridotta e danni strutturali a lungo termine. Fondamentale una maggiore informazione tra i giovani adulti per non sottovalutare i sintomi di una possibile malattia reumatica cronica
La spondilite anchilosante è associata ad una disabilità paragonabile a quella dell’artrite reumatoide e costituisce un onere importante per l’assistenza sanitaria, non solo per l’evidente impatto clinico, epidemiologico e sociale ma anche per l’elevato carico di malattia legato ai costi, diretti e indiretti, generati dalla gestione della patologia stessa. Si calcola che la persona con spondilite anchilosante necessiti di 2-4 visite specialistiche al mese e che i costi diretti per visite ed esami possano arrivare fino a 389 euro al mese per paziente. Inoltre, la perdita di produttività media associabile alla malattia può arrivare fino a 8 giornate perse al mese con costi indiretti a carico del paziente che possono superare gli 8mila euro l’anno. Il risultato è che 1 persona su 3 con spondilite anchilosante è costretta a lasciare il lavoro a causa del suo stato di salute.
Un ritardo diagnostico e terapeutico che può comportare un profondo impatto sulla qualità di vita, come nel caso del poeta e filosofo Giacomo Leopardi che, come ha ipotizzato uno studio italiano sulla base della sintomatologia da lui stesso descritta nella sua corrispondenza, poteva essere affetto da spondilite anchilosante giovanile, probabilmente la vera causa che ha influenzato i suoi tratti caratteriali fino al “pessimismo cosmico”.