Il lunedì con la medicina. IL SEGRETO DELL’ETERNITÀ

di Giacomo Losavio, neurologo e neurofisiologo clinico

Sono due le preoccupazioni di fondo che hanno accompagnato gli esseri umani lungo il corso della storia: l’immortalità e la ricerca della longevità. Non a caso, le diverse religioni, a partire dal politeismo greco-romano i cui dei possiedono l’attributo dell’immortalità, fino alla stessa religione cattolica, offrono all’uomo la possibilità di conquistare la vita eterna attraverso la stretta osservanza di precetti e comandamenti.

Mentre in  altri ambiti come l’alchimia e la magia, si  ricercavano assiduamente la fonte della vita o l’elisir di lunga vita.

Il mito dell’eterna giovinezza si è mantenuto nel tempo, fino alla società attuale. Al giorno d’oggi gli anziani vivono più a lungo; ma per molti di loro il prezzo da pagare per questa prolungata esistenza è la malattia, la disabilità, e di conseguenza la dipendenza dal contesto familiare o sociale.

Ma ormai sono millenni che l’essere umano si pone una domanda senza aver ancora ricevuto una risposta: “dove risiede il segreto dell’immortalità?”

Negli ultimi decenni, alcuni scienziati si sono convinti che la soluzione vada cercata all’interno delle cellule. Infatti gli studi sono orientati verso due strutture del microcosmo umano: la Telomerasi e   le Cellule Staminali.

I Telomeri in natura fanno parte del DNA (non solo umano) e sono posti alle estremità di un cromosoma avendo la funzione di tenere insieme la doppia elica per evitare che si sfaldi. I telomeri biologicamente sono costretti a una rapida degradazione infatti si accorciano ogni volta che il cromosoma si duplica, mentre esegue il processo di duplicazione di una cellula ciò accade progressivamente, fino a consumarsi del tutto, e non potendosi più riprodurre    va incontro all’inesorabile destino della morte.

Negli anni ’80 tre scienziati americani, Elizabeth Blackburn, Carol Greider e Jack Szostak, scoprirono un enzima, a cui diedero il nome di Telomerasi, capace di “allungare” i telomeri e quindi in pratica di rigenerarli al termine di ogni duplicazione dei cromosomi. Così facendo, le cellule ipoteticamente non sarebbero andate incontro all’invecchiamento e alla morte, ma avrebbero in teoria potuto riprodursi in eterno. La scoperta era potenzialmente rivoluzionaria, ma si scoprì ben presto un dettaglio agghiacciante: le cellule tumorali erano ricche di telomerasi. In pratica, attraverso tale enzima le cellule cancerogene già avevano compreso che sarebbero diventate invincibili, sfuggendo al destino delle cellule ordinarie che solitamente muoiono dopo 80 duplicazioni. Questo d’altronde spiegava come mai i tumori fossero così resistenti, e che le loro cellule fossero addirittura immortali.

La scoperta della telomerasi non ci donò la vita eterna, ma garantì alla ricerca contro il cancro una nuova promettente strada da imboccare, tanto che i tre scienziati scopritori dell’enzima sono stati insigniti nel 2009 del Premio Nobel per la medicina.

Che la Telomerasi funzionasse anche sulla longevità è stato successivamente dimostrato da un  gruppo di ricercatori del Dana-Faber Cancer Institute di Boston che sono riusciti a far ringiovanire alcuni  topi da laboratorio. Nel giro di un mese dalla riattivazione dell’enzima, la massa cerebrale era tornata ai livelli normali, attraverso la creazione di nuove giovani cellule nervose, il pelo era tornato a crescere e a tornare ai livelli ordinari, i muscoli erano ringiovaniti e nei testicoli erano iniziata la produzione di nuove cellule spermatiche, restituendo ai topi una ricca fertilità. In pratica, una nuova giovinezza.

Nei topi trattati presso il centro di ricerca non sono state osservate cellule tumorali: ciò apre alla possibilità di riuscire a capire come sia possibile utilizzare la telomerasi per ringiovanire l’organismo e incrementare la longevità delle nostre cellule senza trasformarle in cellule tumorali. Se la longevità donata dalla riattivazione della telomerasi naturale non fosse infatti associata all’inevitabile sviluppo dei tumori, come sembra ormai accertato, la speranza di vita media potrebbe salire fino a 200 anni.

Discorso diverso per le Cellule Staminali anche se negli ultimi venti anni sono state studiate oltre che per la giovinezza eterna anche per combattere alcune malattie mortali e terribili

Nel 2007 presso l’Università di Kyoto si riuscì per la prima volta a dimostrare che anche le cellule adulte possono tornare indietro nella catena evolutiva per diventare cellule “pluripotenti”.  In pratica si tratta far regredire queste cellule allo stesso stadio di quelle embrionali, capaci cioè di trasformarsi poi nelle cellule che compongono specifici tessuti, Tessuto muscolare, dermico, osseo, nervoso e così via. Tutto ciò in laboratorio diventa possibile innestando nel DNA delle cellule adulte quattro geni particolari che si trovano nelle staminali.

Una simile miracolosa soluzione si era però scontrata con l’impossibilità di applicare lo stesso procedimento alle cellule di persone anziane. Qui infatti si deve far fronte all’inesorabile senescenza delle cellule che, come abbiamo visto, dopo un tot di duplicazioni, non riescono più a riprodursi e muoiono.

Ma una recente scoperta dell’Institute of Functional Genomics dell’Università di Montpellier ha permesso invece di aggirare questo ostacolo permettendo anche alle persone anziane di essere curate e di raggiungere l’eterna giovinezza. In pratica aggiungendo al DNA delle cellule di persone anziane oltre i quattro geni citati prima anche due proteine specifiche, definite “fattori di trascrizione”, cioè capaci di far esprimere al DNA il proprio patrimonio genetico, è stato possibile trasformare cellule senescenti in nuove cellule staminali pluripotenti. Quindi, i fattori di trascrizione nelle cellule anziane i riparerebbero i telomeri ormai inservibili, facendo senza usare l’enzima telomerasi. Seguendo questo procedimento nella sperimentazione in vitro, le cellule prelevate da persone anziane – fino a 101 anni – si sono dimostrate capaci di tornare giovani e di potersi riprodurre trasformandosi in qualsiasi tipo di cellula. Gli scienziati oggi hanno scoperto anche come regolare la trasformazione delle staminali, per esempio “costringendole” a trasformarsi in un determinato tessuto (ad esempio cellule nervose). In questo modo sarebbe possibile iniettarle nell’organismo umano per sostituire le cellule senescenti o degenerate determinando la riproduzione restituendo al cervello la sua giovinezza. Al cervello, ma non solo: ipoteticamente, questo meccanismo può essere applicato a tutte le parti del nostro corpo.

Tutto molto suggestivo e affascinante se non ci fossero alcuni problemi basilari da risolvere. Per esempio bisogne considerare che le variazioni genetiche impreviste presenti in queste cellule, possono generare tumori e malformazioni  oppure che le cellule staminali pluripotenti presenti nell’organismo una volta impiantate nel determinato tessuto potrebbero essere attaccate dal nostro sistema immunitario, che le considererebbe come corpi estranei. Ma la speranza dei ricercatori in futuro è di risolvere questi problemi, senza creare difficoltà a livello etico: non sarà necessario, estrarre le cellule staminali dagli embrioni umani (pratica che ha suscitato molte critiche), ma semplicemente   riprogrammare le stesse nostre cellule adulte appartenenti allo stesso organismo che si vuole curare indifferentemente dall’età.

Insomma la scienza si sta attrezzando per l’elisir di lunga vita   e probabilmente   tra un secolo avremo esseri umani che a 150 anni avranno la capacità di condurre l’automobile di fare acquisti al supermercato spingendo i carrelli o di fare running sul lungomare di Bari. E forse avrebbero la possibilità di dedicarsi a tante altre attività motorie e non motorie …

(foto tratta dal web)

 

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