di Giacomo Losavio, neurologo e neurofisiologo clinico
Se dovessimo pensare ad un “abusivo” ci viene in mente il parcheggiatore o il venditore di frutta con l’Apecar. Questo purtroppo è un fenomeno esteso anche a molte altre categorie, compresa quella medica e quella degli operatori sanitari. Il NAS solo nell’ultimo anno ha denunciato 1.170 persone per esercizio abusivo della professione medica, di cui 450 falsi odontoiatri. Fino a marzo di quest’anno i due dati erano rispettivamente 453 e 108, gli studi sequestrati 39. Ma da chi ci facciamo curare? E com’è possibile che chi ha dato solo qualche esame o addirittura non abbia mai visto un’aula dell’università finisca in corsia? Non esiste un sistema di vigilanza?
In Italia oltre 30mila persone esercitano abusivamente una professione. E nel 50 per cento dei casi l’illecito interessa l’ambito medico e sanitario. È un fenomeno che ha raggiunto dimensioni preoccupanti, pericoloso per la salute dei cittadini e per le casse dello Stato. Adesso una legge in discussione alla Camera promette una stretta.
Capita frequentemente di incontrare odontotecnici che si improvvisano dentisti, ottici che fanno gli oculisti, venditori di protesi acustiche che fanno gli otoiatri, massaggiatori che fanno gli ortopedici, erboristi che fanno diagnosi e prescrivono terapie. Altre volte si tratta di “professionisti” ancora più improvvisati. Veri e propri truffatori che non sono dotati neanche della laurea triennale (professioni sanitarie) e che mettono maggiormente in pericolo l’incolumità dei malcapitati pazienti.
Nell’aprile 2014, il Senato ha approvato il disegno di legge e il provvedimento interviene sul codice penale, modificando l’articolo 348 (esercizio abusivo di una professione). La pena alternativa della reclusione o della multa viene sostituita con la pena congiunta della reclusione e della multa. In più si prevede la pena accessoria della pubblicazione della sentenza di condanna e la confisca obbligatoria delle attrezzature e degli strumenti utilizzati. Per il professionista che ha indotto altri nell’esercizio abusivo della professione è introdotta la reclusione da 1 a 5 anni e una multa da 15mila a 75mila euro. Non solo. Sono previste delle aggravanti in caso di delitto di omicidio colposo, quando causato nell’esercizio abusivo di una professione per cui è richiesta una speciale abilitazione dello Stato o di un’arte sanitaria. Stesso discorso in caso di lesioni gravi o gravissime.
Tra i tanti casi di abusivismo che imperversano nella nostra bella e stravagante nazione vorrei citare un caso eclatante e curioso che ebbe clamore nelle cronache nel 1987. All’epoca ero studente di medicina e, come in tutta l’opinione pubblica, anche in me suscitò sensazioni contrastanti: da una parte stupore, dall’altra ammirazione. Si trattava di un medico neurochirurgo che aveva esercitato la professione per circa dieci anni in ospedale, senza mai aver dato un esame all’università (o forse ne avrà dati due al massimo ). Aveva eseguito più di 1000 interventi chirurgici al cervello, alcuni dei quali anche moto complessi, salvando molte persone dalla morte certa. Riporto un trafiletto della Repubblica dell’epoca : “Nell’ 87, in provincia di Asti, è stato smascherato un falso neurochirurgo, un certo Luigino Negro, il quale, nonostante fosse privo della laurea in medicina e chirurgia, nei circa 10 anni di “professione” aveva compiuto centinaia di interventi chirurgici e ricoperto, perfino, l’incarico di vice primario dell’Ospedale Santi Antonio e Biagio di Alessandria”. La cosa stupefacente e commovente fu che molti dei pazienti che erano stati da lui operati, mossi probabilmente dalla riconoscenza, presero le sue parti sia sui media che in tribunale, appellandolo come “medico” competente ed umano. Molti hanno descritto il “dott.” Luigino (molti hanno continuato a chiamarlo così anche dopo lo scandalo) una persona competente per la pratica neurochirurgica e questo si evinceva dalla sua abilità con il bisturi e dai risultati ottenuti.
In questo periodo storico di carenza di medici e di incapacità ad assolvere tutte le urgenze e le richieste di interventi chirurgici fondamentali per salvare la vita ad un paziente questa notizia diventa paradossale. Come è possibile che un medico competente predisposto naturalmente alla pratica medica e che ha oggettivamente salvato la vita a molte persone non essere dotato di laurea e di abilitazione all’esercizio professionale? Attualmente i test di ammissione alla facoltà di medicina sono idonei ad identificare soggetti naturalmente predisposti all’arte della medicina? Ancora oggi molti pazienti muoiono perché spesso non c’è la disponibilità tempestiva del chirurgo mentre il dott. Luigino pur essendo un millantatore ne ha salvati molti.
Difficile districarsi tra etica morale e deontologia Per chi è disperato difficile fare una scelta.