Il lunedì con la medicina. GLI EROI SILENZIOSI DEL PASSATO

di Giacomo Losavio, neurologo e neurofisiologo clinico

Tra le forme di ricerca che solitamente preferisco condurre inserirei anche quella di sfogliare     testi usati o antichi riversi alla rinfusa sui piani delle bancarelle dei mercatini di antiquariato. È piacevole passare qualche ora a sfogliare libri ingialliti con l’odore di muffa soprattutto   quando il clima è tiepido e le giornate appaiono meno frenetiche del solito. Qualche volta, ma ormai sempre più di rado, nelle fiere paesane si allestiscono bancarelle sulle quali si espongono oggetti d’epoca e tra questi, se dotati di intuito ma anche di fortuna, si possono trovare anche libri di valore storico. Generalmente quelli esposti sulle bancarelle non sono oggetti di valore ma roba vecchia, quelli che i venditori definiscono libri antichi spesso non sono altro che libri vecchi inutili e obsoleti. In un’occasione, con mia profonda delusione, ho trovato come unico oggetto di interesse un libro dell’enciclopedia dei “Quindici”, dal titolo “Fare e Costruire”, icona immancabile nelle librerie di noi boomers nati negli anni sessanta.

Una domenica mattina mentre giravo senza meta per la città mi sono imbattuto casualmente in un mercatino allestito in piazza Massari a ridosso del castello Svevo. Anche qui la prima impressione fu quella di assistere ad un agglomerato di roba vecchia e dismessa senza alcun valore artistico e culturale. Lampadari della nonna, “prisi” (orinatoi notturni) in porcellana, lavatoi arrugginiti e bacinelle bucate non destavano certo il mio interesse. Attraversai velocemente la piazza passando tra decine di bancarelle finché il mio sguardo si soffermò su una bella copertina rilegata in cartone. È stata una percezione fuggevole, ma che mi ha immediatamente bloccato. Di primo acchito mi ricordava uno dei libri antichi di mio nonno che faceva rilegare per evitare l’usura. Avvicinandomi, mi accorsi che accanto a quel libro ce n’erano altri simili. Su una delle intestazioni, un titolo scritto a mano con bella calligrafia che catalizzò il mio interesse: “Anatomia Patologica”. La curiosità naturalmente crebbe e mi avvicinai a ridosso della bancarella con fare apparentemente distante e circoscritto, ma con vivo interesse. Mi era bastata una rapida lettura dopo aver sfogliato le prime pagine ingiallite, per capire che si trattava di tomi di medicina di inizio secolo. Per un attimo ebbi l’impressione che si trattasse di ristampe, ma aprendo la prima pagina riportava con tanto di marchio di editore: ”edizione di stampa 1915” . Incuriosito, mentre iniziavo a sfogliare le pagine degli altri libri con la stessa delicatezza, iniziai a percepire quell’odore tipico di polvere misto a muffa che esalava dalle pagine. Come se venissero a galla eventi intrisi tra la storia e la leggenda. Su quella bancarella c’erano sei libri di medicina stampati tra il 1910 ed il 1915, più un libro di appunti rilegato, il cui contenuto era scritto con perfetta calligrafia e con una simmetria certosina. Una grande emozione mi assalì e con voce ferma ma incuriosita chiesi con discrezione al venditore informazioni sulla loro provenienza. Dopo mia insistenza, il signore   della bancarella, di circa settant’anni dal portamento distinto e dalla forte inflessione molfettese, mi disse che provenivano dalla biblioteca di un medico famoso di Molfetta laureatosi a Napoli (all’epoca Bari non aveva la facoltà di Medicina, fondata negli anni venti). Mi raccontò, inoltre, che questo medico viveva in un palazzo storico costruito all’inizio dell’Ottocento, situato al centro della città e che, pur essendo un medico importante e benestante, si prodigasse per i bisognosi e verso i più indigenti. Al momento del suo decesso, non avendo avuto figli, gli eredi prossimi hanno pensato bene di vendere il palazzo antico,  disfacendosi celermente del suo contenuto, compresi i libri della sua immensa biblioteca . Mi raccontò che alcuni dei suoi libri erano su quella bancarella, ma che molti altri fossero terminati   addirittura nella spazzatura. La cosa che mi ha colpito di più del racconto, magari enfatizzata con un tono di leggenda, è che all’epoca della Seconda Guerra Mondiale il medico, pur rischiando di compromettere la sua vita privata e professionale, ha salvato molti ebrei residenti nella sua città dalla deportazione.

Questa storia mi ha commosso, motivo in più per acquistare quello che era rimasto della sua biblioteca. Ho pensato che il mio gesto potesse essere una forma di rispetto e stima nei suoi confronti. Una bella storia rinchiusa in un breve racconto, importante per non dimenticare gli eroi silenziosi del passato!

 

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