di Giacomo Losavio, neurologo e neurofisiologo clinico
Una delle principali sfide in ambito sanitario è quella di utilizzare la tecnologia e l’innovazione per favorire e mantenere il più a lungo possibile uno stato di benessere mentale
Il numero di adulti con depressione ha raggiunto cifre record negli Stati Uniti, secondo il nuovo sondaggio Gallup, diffuso proprio pochi giorni fa. Stando alla survey, più di 1 adulto su 6 – circa il 18% – afferma di ricevere un trattamento per la depressione o di essere attualmente depresso. Va un po’ meglio in Italia, dove gli ultimi dati della sorveglianza “Passi” (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, indicano che nel 2020/2021 una quota di adulti del 6,6% ha avuto sintomi depressivi per una media di quasi 15 giorni nel mese precedente l’intervista.
Tuttavia, la pandemia da COVID-19 ha fatto emergere nuove vulnerabilità anche nel nostro Paese. Nel biennio 2020-2021 è aumentata la quota di donne che hanno riferito sintomi depressivi (passa dal 7,3% all’8,7%) ed è cresciuto il rischio di sintomi depressivi fra i più giovani nella fascia 18-34 anni tanto da annullare quasi il gradiente per età sempre osservato (la frequenza di sintomi fra i 18-34enni passa dal 4,7% al 6,7%: non si osservano sostanziali differenze fra i 50-69enni, con valori che restano intorno al 7%).
Una delle principali sfide in ambito sanitario è quello di utilizzare la tecnologia e l’innovazione per favorire e mantenere il più a lungo possibile uno stato di benessere mentale. Tra le nuove frontiere, quella dell’applicazione terapeutica della realtà virtuale.
La realtà virtuale (RV) è una tecnologia in grado di promuovere il benessere e realizzare esperienze trasformative: permette di trasportare una persona, in qualsiasi momento o luogo, in una realtà alternativa a quella effettiva che sta vivendo, controllata dal clinico. La RV non deve essere confusa con la realtà aumentata (RA), che si riferisce a una realtà amplificata tramite l’arricchimento della percezione sensoriale umana attraverso la sovrapposizione di contenuti digitali che si uniscono alla realtà palpabile che la persona in quel momento sta vivendo. La RA non sostituisce la realtà, ma la potenzia aggiungendo molteplici livelli di informazione, come testi, immagini, video e ologrammi. La RV, invece, è immersiva perché sostituisce completamente il mondo reale facendo immergere la persona in un ambiente immaginario con il quale può interagire.
Queste caratteristiche – hanno evidenziato permettono di utilizzare la RV nel trattamento e nella valutazione di molte condizioni sia in ambito psichiatrico sia in quello neurologico. La possibilità di immergersi in una realtà profondamente realistica, caratterizzata da coinvolgimento e partecipazione, all’interno della quale la persona diventa un attivo creatore della propria esperienza, permette un processo di apprendimento direttamente correlato alle conseguenze dell’azione. Questo apprendimento può essere poi generalizzato alla vita reale. Per questo motivo, la RV risulta essere molto efficace nella pratica clinica e può essere utilizzata con ottimi risultati per il trattamento, ad esempio, dei disturbi d’ansia, di fobie specifiche, DOC (disturbo ossessivo compulsivo) , dei disturbi del comportamento alimentare.
La RV trova un importante campo di applicazione anche in ambito di riabilitazione cognitivo – motoria per numerose patologie neurologiche. Programmi di training motorio-cognitivo attraverso la RV forniscono stimoli sensoriali interattivi e multimodali e biofeedback, utilizzando rappresentazioni degli arti del paziente.
La RV permette, inoltre, di manipolare gli ambienti virtuali adattandoli alle esigenze terapeutiche ed alle caratteristiche funzionali del paziente, sia cognitive che motorie. Questi programmi si sono rivelati efficaci nel recupero della funzionalità motoria degli arti e nel miglioramento dell’equilibrio.