IL FONDAMENTALISMO RELIGIOSO NEL IV SECOLO: UNA QUESTIONE DI PERIODIZZAZIONE

di Ermanno Testa

Tradizionalmente, si fa risalire al 476 l’inizio del Medioevo, anno in cui Odoacre, re degli Eruli, depose il giovanissimo Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano d’Occidente. In realtà l’avvenimento pare non abbia avuto a suo tempo particolare risonanza talmente inconsistente essendo la realtà politica dell’Impero romano d’Occidente, ormai ridotto nel territorio ai minimi termini (poco più che la Penisola, con l’Illiria e un piccolo regno barbarico nel nord della Gallia). Ben diverso clamore aveva suscitato nel 410 il sacco di Roma da parte dei Visigoti di Alarico.

L’Età del Medioevo, politicamente segnata dal costituirsi, in quelli che erano stati i territori dell’Impero romano, di diversi regni barbarici nati a seguito di grandi migrazioni di popoli provenienti da nord e da est, viene generalmente individuata come quella in cui è dominante una visione cristiana della vita, in tutti i suoi aspetti (Medioevo cristiano è il titolo di un libro di un famoso medievista, Raffaello Morghen). Tale Età si caratterizza per una generale regressione economica dovuta ad una attività agricola tendenzialmente di sussistenza per lo più affidata al lavoro servile, e ad un commercio ai minimi termini spesso ridotto al baratto e con vie di comunicazione sempre più scarse e insicure. L’Età è segnata inoltre da un forte degrado culturale ed artistico, fatte salve ristrette isole di attività monacale. Con il progressivo instaurarsi del diritto ‘barbarico’ il Medioevo si caratterizza anche come l’età del vassallaggio come unica forma di rapporto istituzionale. La deposizione, dopo pochi mesi di regno, del giovanissimo imperatore non è certo l’atto simbolico più significativo di questa profonda trasformazione storica. C’è invece un evento, quasi un secolo prima, a cui idealmente e concretamente far risalire questa decisa trasformazione della società che una tradizione storica di impronta cattolica ha volutamente ignorato: l’Editto di Tessalonica del 380 ad opera degli imperatori Graziano, Valentiniano, Teodosio e i conseguenti successivi decreti di quest’ultimo (Decreti teodosiani). È nel IV secolo che si acuisce fino a giungere a compimento il confronto finale tra mondo ellenistico e mondo cristiano, con la quasi scomparsa del primo sotto la spinta di provvedimenti draconiani che causarono non poche vittime e violenze. Con l’Editto si proclamava il Cristianesimo religione di Stato dell’impero romano e si proibivano in primo luogo l’arianesimo, con l’obbligo di confessione di fede per tutti i cristiani conforme alle deliberazioni del Concilio di Nicea del 325 e, secondariamente, e i culti pagani. Con i successivi Decreti teodosiani (391-92) furono inasprite le proibizioni verso i culti pagani e i loro aderenti dando il via a una vera e propria persecuzione del Paganesimo: furono distrutti molti templi, e la furia iconoclastica spesso si accompagnava ad atti di violenza con l’uccisione di molti pagani. Negli anni successivi in un crescendo di persecuzioni fu vietato ai pagani ogni genere di sacrificio, anche in forma privata, si proibì l’ingresso ai templi e l’atto di avvicinarsi ai santuari e l’adorazione di statue o manufatti con pene pecuniarie, fino a quindici libbre d’oro, e amministrative di vario genere. E poiché la proibizione del culto presso i templi pagani non veniva accolta facilmente dai pagani che rappresentavano ancora la maggioranza degli abitanti dell’Impero, si arrivò a vere e proprie occupazioni armate dei luoghi di culto che si risolsero con l’intervento dell’esercito imperiale cristiano, e con devastazioni, distruzioni di statue e templi da parte di monaci cristiani e di fanatici guidati spesso dai vescovi. L’Editto del 392 proibì esplicitamente i culti pagani privati (quello dei lari, dei geni e dei penati); esso prevedeva per chi effettuasse sacrifici il reato di lesa maestà che comportava la perdita dei diritti civili, la confisca dei beni e la pena di morte. Successivamente fu stabilito che soltanto i cristiani potevano svolgere la funzione di giudice, rivestire cariche pubbliche e arruolarsi nell’esercito. Gli eretici e i pagani persero le cariche statali, i titoli onorifici, l’abilitazione all’insegnamento, gli stipendi pubblici. Secondo Teodosio II tutte le religioni pagane non erano altro che ‘culto del demonio’ e chi le praticava doveva essere punito con il carcere e la tortura o essere costretto al battesimo.

Dunque, più correttamente, si può considerare il 380 e non il 476 l’anno di svolta dall’Evo antico al Medioevo.

 

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