IL CORRIERE – THE MULE, di e con Clint Eastwood, USA, 2018

di Giulio Loiacono

Erano anni che sognavo un’opportunità simile: sin da quando timido blogger mi volli impegnare, i film di Clint -a me piace chiamarlo così- e non quelli di Leone mi accompagnavano per la lunga linea tortuosa, che segna il passaggio verso la tarda maturità.

“Mi ha fatto piacere parlare con uno come lei..” . “Come lei?”. “Sì, come lei, ad una certa età non si hanno più filtri”. È un estratto del dialogo che, ad un certo punto del film, Clint, corriere della droga e “spallone transfrontaliero” si sarebbe detto ai suoi tempi, e Bradley Cooper, agente della DEA, che inconsapevolmente gli dà la caccia, si scambiano a proposito di un anniversario mancato dal più giovane. “ Io sono il re degli anniversari mancati”.

Ma, come gli dice la figlia, a fronte del suo lamentarsi circa il suo egoismo di una vita: “Sei solo sbocciato tardi…”. Ecco in una storia più estrema di Gran Torino, capolavoro suo assoluto, ma egualmente lineare, si scopre il segreto della vita per un autore. Raccontarla senza fronzoli. Tirare dritto. Starà agli altri, forse, giudicare se la traiettoria sia stata dritta o piena di tortuosità. L’importante è avere la convinzione di essere andati dritti e sempre avanti. E senza alchimie.

Questo è il suo cinema ed è il suo sforzo di vivere la sua vita. Avanti e senza filtri. Da vedere per avere una conferma di ciò che si dovrebbe essere. Categoria filosofica impossibile da raggiungere ma che racchiude l’ispirazione a vivere e forse la sua principale ragione.

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