I SEGRETI DELLA RIVALITÀ TRA FELLINI E VISCONTI NE “LA BELLA CONFUSIONE” DI FRANCESCO PICCOLO

di Carmela Moretti

Ci sono aneddoti avvincenti, segreti, rivelazioni incredibili, ma anche nuove chiavi di lettura.

“La bella confusione” dello scrittore e sceneggiatore Francesco Piccolo, pubblicato da Einaudi nel 2023, è il ritratto di un’epoca d’oro del cinema italiano; un’epoca di confusione – come si allude nel titolo -, ma certamente di una confusione appassionata, creativa, potente.

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Il libro si apre, raccontandoci quel che accadde nel 1962. Il 9 maggio ebbero inizio le riprese del film “Otto e mezzo” di Fellini, ma soltanto cinque giorni più tardi quelle de “Il Gattopardo” di Visconti. Entrambi vollero Claudia Cardinale nel cast, che pertanto in quei giorni fu costretta a passare da un set all’altro, con tutto ciò che questo comportò: tingersi ripetutamente i capelli, perché per uno lei doveva essere castano chiaro e per l’altro nero corvino; cambiare epoca e abiti; cambiare soprattutto stile di regia, passando dall’austerità dell’aristocratico Luchino all’esuberanza del folle Federico.

La verità è che i due erano rivali già da tempo; una rivalità fomentata dal mondo della critica, al punto tale che in quegli anni ci si poteva definire o viscontiani o felliniani. Senza compromesso alcuno.

Bene, questo è solo uno dei tanti retroscena che Francesco Piccolo ci fa gustare come fossero ciliegie invitanti, con la sua prosa elegante. Grazie a una ricostruzione meticolosa, ma mai pedante, ci conduce nelle vicende personali, nelle sfide produttive, nelle tensioni creative dei due registi, allargando sempre lo sguardo a tutta un’epoca che ha segnato la storia del cinema nazionale, ma potremmo dire mondiale.

Così, veniamo anche a sapere quel che accadde durante la Mostra del Cinema di Venezia del 1954, quando scoppiò una rissa e Zeffirelli prese addirittura un pugno in pieno viso. Scopriamo anche che Visconti non gradì molto l’imposizione della produzione di avere Burt Lancaster nel ruolo del principe di Salina. Un attore da cowboy movies nel ruolo di un aristocratico in decadenza? Quale eresia! Nei primi giorni di riprese la tensione si tagliava con un coltello, ma poi fortunatamente il rapporto prese un’altra piega.

Insomma, non aggiungiamo altro per non togliere a nessuno il piacere della lettura.

Vi basti sapere che consigliamo questo libro per tre motivi.

Offre un ritratto sincero e ben definito di alcuni personaggi cinematografici, che hanno reso grande il nostro cinema nel mondo: i due registi in questione in primis, ma anche Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, Alain Delon e altri ancora.

È una storia piacevole, raccontata in modo evocativo, capace di farci sentire quasi sul set, in quegli splendidi anni.

E infine, ci fa riflettere sulla capacità della settima arte di tracciare una visione morale e culturale nella società, ma anche di incidere profondamente nella storia individuale di ciascuno di noi.

 

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