I CIUCCI PATENTATI

di Francesco Monteleone

Quante pagine ci vorrebbero per passare in rassegna tutto quel che accade a Bari, on the road? Le strade urbane sono un palcoscenico immenso dove ogni giorno si drammatizza la divorante passione per le 4 ruote dei baresi, i quali non vanno a piedi nemmeno al bar distante da casa due isolati; però, dovendo smaltir la catastrofica pancia, invece di camminare a costo zero, vanno in palestra a correre a pagamento sul tapis roulant. Nel capoluogo pugliese chi va piano ha tempo da perdere; perciò i cittadini preferiscono l’auto privata, con la quale arrivano dappertutto sempre in perfetto ritardo, ma molto più velocemente. D’altronde non esistono mezzi di trasporto alternativi.

Le biciclette le rubano.

Dai taxi ci si sente derubati.

Sui bus cittadini non c’è la sensazione di essere derubati, ma la certezza!

Come altro risolve il barese i problemi della mobilità? Facendo il dippiù! Al semaforo? supera la lanterna di un metro, in modo da non riuscire a vedere più quando scatta il verde e siccome si scoccia ad aspettare, sditalina il display del cellulare. Cosi l’automobilista che sta dietro, volendo suonargliele, immediatamente dà di clacson e gli lancia un offensivo epiteto dialettale. In tutti i centri abitati d’Italia, secondo la legge, è vietato suonare il clacson; ma non a Bari. Nella città del sindaco Leccese si suona il clacson per salutare a distanza un amico, per dire “sono arrivato!” ai bambini che escono da scuola, per chiedere ad uno sconosciuto “stai uscendo dal posteggio?”, per minacciare chi ha sorpassato da destra, per ordinare al lavavetri di non insaponare il cruscotto, per richiamare l’attenzione di una bella donna ecc. ecc. e nessuno ha mai pagato i 380 euri di multa.

Inoltre nell’on the road biancorosso si aggira una specie animale in più: “l’asino al volante” che non si ferma mai davanti alle strisce pedonali. Se l’anziano con acciacchi vari, se una civilissima famiglia di turisti stranieri, se il distratto fighetto con auricolari open ear ecc. ecc. tentano di attraversare le strisce senza chiedere al guidatore il permesso a mani giunte, l’asino al volante capisce le loro intenzioni e accelera fortemente, riuscendo ad anticiparli (ma a volte capita che si passi dall’eccesso al decesso di velocità).

Per bisogno narcisistico l’asino al volante vuole un continuo riconoscimento e apprezzamento da parte degli appiedati; così quando piove, l’asino al volante (barese) vede le enormi pozzanghere sull’asfalto (steso a culo di gallina e non a schiena d’asino) e ci passa sopra speditamente, senza indugi; per cui molti ingenui musicisti, soprattutto asiatici, che nelle vicinanze del Conservatorio non hanno il marciapiede a disposizione, vengono infradiciati con i loro strumenti musicali, ricevendo una preziosa dimostrazione di rispetto e solidarietà civile. D’altronde, si sa: i limiti di velocità controllati dal telelaser non servono a diminuire gli incidenti o i morti, ma ad aumentare le multe.

On the road, a Bari, il silenzio è maledetto (certamente non si sentono cantar gli uccelli) e i conflitti per autisti sono eternamente in stallo: posteggiatori abusivi, falsi pass per invalidi, furti d’auto con diritto di riscatto (a Bitonto), distributori costosi come gioiellerie, falsi auricolari, assicurazioni taroccate…Non ci rimane che pregare: Liberaci, o Signore, da tutti i mali del traffico barese, concedici la pace sulle strade e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre più liberi dagli ingorghi, dai rumori e dagli asini al volante…

fonte “La Gazzetta del Mezzogiorno”

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